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Venere senza pelliccia di Michele Monina – Recensione a cura di Elena Arzani

Venere senza pelliccia di Michele Monina – Recensione a cura di Elena Arzani

Venere senza pelliccia.
Quando il pop italiano s’è infilato le mutande
di  Michele Monina

Editore:  Skira
Collana:  Note d’autore
Anno edizione:  2017

Dimensioni: 14 x 21 cm
Pagine: 128
Rilegatura: Brossura

Prezzo: € 13,00

Siamo lontani dagli anni ’70, dal momento in cui le suadenti curve di Laura Antonelli, dopo un decennio circa di censura, si mostravano finalmente sul grande schermo nel film “Venere in pelliccia”, tratto dal romanzo erotico dell’autore austriaco Leopold von Sacher-Masoch. Questo gioco di sensualità e provocazione, che prendeva corpo tra le righe di arditi brani del periodo, sfuggendo “Ancora, Ancora, Ancora” ai divieti dell’opinione pubblica, attraverso la voce calda di Mina, trovando poi un piacevole giaciglio nel “Pensiero stupendo” di Patty Pravo, spesso soggetto a stuzzicanti giochi canori con partner di livello, si pensi ad Adriano Celentano.

Brani musicali dalla sensualità intensa, che sfoggiavano collaborazioni importanti, come nel caso del brano “Se telefonando” del 1966, affidato alla sublime voce di Mina, musicato da Ennio Morricone, scritto a due mani da Maurizio Costanzo e Ghigo De Chiara. Michele Monina si interroga in modo simpatico, sui cambiamenti che negli ultimi vent’anni circa, hanno profondamente modificato l’attitudine femminile delle cantanti pop italiane, fornendo una personalissima visione del fenomeno, che analizza lo spaccato del pop femminile nazionale, in contrapposizione a quello delle star estere.

Si pensi a Lady Gaga, completamente nuda in un’abito vedo-non-vedo in pizzo, protagonista di una performance di magnifica caratura, mentre gorgheggia “Million Reasons” in occasione della sfilata del celebre marchio di biancheria sexy “The Victoria’s secret” o ancora, come indica lo stesso Monina, il celebre auto stop di una Luisa Veronica Ciccone, al secolo Madonna, che si esibiva con “il vestito della nascita”

Passando per l’ultima (o quasi) sottile provocazione sanremese di Anna Oxa, che fece sognare il pubblico televisivo italiano, mostrando un perizoma, ed influenzando le tendenze moda per molto tempo, lo scrittore arriva ad interrogarsi sull’eccesso di pudore improvvisamente calato all’interno dei brani stessi, laddove paragonando la produzione di Elisa, punta di diamante della musica contemporanea, ai testi di Alanis Morissette, a cui la cantante dichiarò di ispirarsi agli inizi della carriera, si resta perplessi nel valutare l’eventuale possibilità di applicarli al contesto canoro italiano.

Un libro che si legge in un soffio, diretto e senza orpelli linguistici, quello di Monina, che tuttavia riuscirà nello spazio di poche battute, a provocare un’intelligente reazione di stupore, sulla “Nostalgia canaglia” di una realtà velocemente mutata e per lo più sfuggita ai nostri occhi, innescando la curiosità indagatrice, la cui motivazione è spesso suggerita, ma in definitiva affidata al giudizio del lettore. 

Elena Arzani


Autore

Elena Arzani
Art director, fotografa e giornalista. Masters di Laurea in  Communication Design, and Arts (Central St. Martin’s di Londra). Esercita da oltre 20 anni nei settori della moda, pubblicità ed editoria dell’arte contemporanea e musica. Vive a Milano e Londra.