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John Szwed – Billie Holiday, una biografia (Edizioni Il Saggiatore, Milano 2018)

John Szwed – Billie Holiday, una biografia (Edizioni Il Saggiatore, Milano 2018)

Ugola d’oro e personaggio leggendario. Credo si possa dire di lei che è stata, tra le cantanti la cui vita si sia svolta nel XX secolo, una delle più rimpiante in assoluto dopo la morte. Artista dalla voce inconfondibile e vellutata, come poche altre è stata capace con la sua musica e le sue canzoni di trasmettere al suo pubblico il senso più profondo delle parole cantate. Billie Holiday (1915-1959) riscuote ancora oggi grande ammirazione non solo per il suo smisurato talento (è lo stesso che la portò anche ad interpretare con la sua voce portentosa anche i sentimenti e le sofferenze della gente di colore) ma anche per le sue vicissitudini esistenziali. Donna dalla femminilità straripante, bella quanto sfortunata, la Holiday visse una vita breve sperimentando fin dalla più tenera età dolore e travagli che la accompagneranno fino alla sua scomparsa a quarantaquattro anni; a questi si aggiungeranno tra l’altro, nella sua età matura, le sofferenze dovute alle sue sfortunate relazioni con uomini violenti, all’alcolismo e alla dipendenza da droghe. Anche alla luce del carisma che ancora oggi l’artista americana suscita appare decisamente opportuna la pubblicazione in Italia di una ulteriore sua biografia scritta da John Szwed, Music and Jazz studies professor presso la Columbia University di New York.  Billie Holiday, una biografia (272 pp. 26 euro), questo il titolo italiano del volume, viene pubblicato da un editore (Il Saggiatore di Milano) che pubblicazione dopo pubblicazione continua a mostrare di avere una splendida attitudine per la letteratura musicale. Nel cercare di ricostruire un profilo quanto più reale possibile della cantante di Philadelfia, Szwed prende le mosse dalla discussa autobiografia dell’artista, “Lady sings the blues” (la prima edizione italiana del volume con la traduzione di Mario Cantoni fu pubblicata in Italia da Feltrinelli nel 1979 e si intitolava “La signora canta i blues”) e mette subito in chiaro che “Ciò che mi interessa maggiormente in “Lady sings the blues” sono i dettagli musicali, le idee della Holiday sul significato della musica, l’ideologia del jazz, la sua consapevolezza delle barriere razziali nel jazz e in America, i suoi racconti su ciò che l’aveva formata musicalmente. Ma più importante ancora, mosso dalla speranza di poterle restituire autorevolezza, vorrei tentare di capire cosa pensava di ottenere con la pubblicazione del libro e se era riuscita a raggiungere il suo obiettivo.” Nel seguito del volume si snodano non solo i retroscena relativi all’opera autobiografica della Holiday scritta a quattro mani con lo scrittore, musicista e attivista americano William Dufty, ma anche quelli relativi alle sue partecipazioni ad opere cinematografiche, televisive e fotografiche. La seconda parte del libro, peraltro, analizza la carriera della cantante che viene suddivisa in periodi; sotto la lente dell’autore, ora, sono le principali influenze dichiarate dalla Holiday, Bessie Smith e Louis Armstrong, le caratteristiche della irrepetibile voce di “Lady Day” (così veniva anche chiamata la Holiday) che dava musicalità al linguaggio e ai versi delle canzoni del suo repertorio. A questo proposito l’autore scrive: “Billie Holiday trasferiva la propria drammaticità ed emotività dal testo a un personale senso del ritmo e del tempo, oltre che a un modernissimo senso dello swing. […] Con quel suo modo di allungare le vocali, accorciare le note, accentare le sillabe e prendersi delle pause, Billie si tiene fuori dal ritmo della band e allo stesso tempo enfatizza il significato delle parole.” E’ sufficiente riascoltare una qualsiasi delle tante raccolte di canzoni di Billie presenti sul mercato per rendersi conto della veridicità di ciò che    molto acutamente Szwed sostiene. Nel prosieguo della trattazione, ancora: il rapporto anche sentimentale di Billie con il grande sassofonista nero Lester Young, i sodalizi  artistici con Count Basie e con il sassofonista clarinettista Artie Shaw, il periodo artistico durante il quale la Holiday si esibì al Cafè Society e cosi via. Un saggio esaustivo e illuminante, quello di  John Szwed, che consente di inquadrare correttamente l’arte e la vita di una delle più straordinarie interpreti di canzoni tutti i tempi.    

GIOVANNI GRAZIANO MANCA

ISBN 9788842284435
pagine: 259
€ 26,00