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L.A. GUNS - The Missing Peace

30/10/2017

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Una band oramai storica, sempre paragonata ai Guns n’Roses, sicuramente più fortunati quest’ultimi, ma due band diverse tra loro, almeno per il parere di chi scrive. Tra la fine degli anni 80 e l’inizio dei novanta, hanno dato vita ad album molto interessanti e trascinanti, poi il nuovo millennio e qualcosa inizia a non funzionare più, ma la band non demorde e continua a dar vita a lavori che rimangono nell’ombra fino al 2012, quando esce “Hollywood Forever”, un lavoro che fa riparlare della band americana. Passano cinque anni, gli L.A. Guns frimano per Frontiers Records ed esce il nuovo “The Missing Peace”, un  buon album che riporta la band in parte al vecchio sound. La formazione è rinnovata, torna Tracii Guns alla chitarra e c’è sempre l’ugola di Phil Lewis e come con una macchina del tempo è bello rituffarsi in questo sound. “It’s All The Same To Me” è un brano graffiante e molto glam e “Speed”, il titolo dice tutto, è molto veloce e metal.

A seguire c’è “A Drop Of Bleach”, brano in linea con il vecchio sound della band e la voce di Phil Lewis si fa sempre più pungente e “Sticky Fingers” è forse uno dei brani più fantasiosi della storia della band, con orchestrazioni anche dark. Ottimi brani sono anche “Christine”, ottima ballad elettro acustica con orchestrazioni sinfoniche e “The Devil Made Me Do It” torna ad essere veloce e metal, ma non mancano momenti più marcatamente melodici e le chitarre di Tracii Guns e di Michae Grant lasciano il segno. Chiudono il cd “The Missing Peace”, la title track e “Gave It All Away”, dove c’è tutto l’universo L.A. Guns, anzi di più molto spazio alla melodia e grande attenzione agli arrangiamenti, chitarre acustiche e fraseggi chitarristici di grande impatto. Una lunga storia che al momento si ciude con “The Missin Peace”, un album che piace e che forse aprirà un nuovo corso nella storia degli L.A. Guns. 

FABIO LOFFREDO
Voto: 7/10

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Tracklist:
01. It’s All The Same To Me
02. Speed
03. A Drop Of Bleach
04. Sticky Fingers
05. Christine
06. Baby Gotta Fever
07. Kill It Or Die
08. Don’t Bring A Knife To A Gunfight
09. The Flood’s The Fault Of The Rain
10. The Devil Made Me Do It
11. The Missing Peace
12. Gave It All Away 

​Label: Frontiers Records
Genere: Hard Rock/Heavy Metal
Anno: 2017
 
Members:
Phil Lewis: Voce
Tracii Guns: Chitarra
Michael Grant: Chitarra
Johnny Martin: Basso
Shane Fitzgibbon: Batteria
 
http://www.laguns.net
https://www.facebook.com/officialLAGuns
https://twitter.com/LA_GUNS
https://www.vevo.com/artist/la-guns
http://www.frontiers.it
 
 

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BIGFOOT - Bigfoot

30/10/2017

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Un’altra nuova band partorita dalla sapienza musicale della Frontiers Records, label oramai da anni artefice di grandi uscite discografiche in campo hard rock, AOR, progressive e non solo. I Bigfoot sono una band britannica, che riesce ad unire un sound moderno ad un altro più grezzo e blues, senza perdere di vista l’hard rock melodico e l’AOR e “Bigfoot”, omonimo e primo album della band, racchiude una serie di ottimi brani trascinanti e ricchi di sfumature interessanti. “Karma” è un brano tagliente, con molto groove, hard rock classico ma con un occhio al metal più moderno, mentre più melodia hanno brani come “The Fear”, dal ritornello accattivante e molto melodico, con momenti dove la melodia prende il sopravvento e dove il lavoro chitarristico di Sam Millar e di Mick McCullagh è sempre più perfetto e ancora “Tell Me A Lie”, altro ottimo brano dal riffing chitarristico trascinante e avvolgente, un gran bell’assolo di chitarra e la voce di Antony Ellis pulita e perfetta per il genere musicale dei Bigfoot.

Una ballad sognante è “Forever Alone”, splendide melodie cullanti e romantiche ne sono le caratteristiche principali, anche se con il passare dei minuti, la distorsione delle chitarre viene aumentata e si trasforma in una power ballad intensa, con un altro gran bell’assolo di chitarra. Ci sono altri brani  degni di nota, anche se l’intero album rimane su alti livelli, come “Freak Show”, brano potente e dalle ritmiche dirompenti e ancora come “The Devil In Me”, più cadenzato e semplice e come “Yours”, che chiude il cd con uno dei brani migliori dell’intero album, quasi nove minuti di musica, una power ballad dalle atmosfere epiche, con un grande guitar work, specialmente nei solos e ancora una volta la voce di Ellis emerge prepotentemente e affascinanti sono anche i cori e le orchestrazioni. Un forte gusto melodico che si scontra con un muro sonoro ricco di riff granitici e grande padronanza tecnica dei ragazzi della band, “Bigfoot” si dimostra un ottimo lavoro di una band che è solo all’inizio.

FABIO LOFFREDO
Voto: 7,5/10

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Tracklist:
  1. Karma
  2. The Fear
  3. Tell Me A Lie
  4. Forever Alone
  5. Eat Your Words
  6. Prisoner Of War
  7. Freak Show
  8. I Dare You
  9. The Devil In Me
  10. Uninvited
  11. Yours
 
Label: Frontiers Records
Genere: Hard Rock
Anno: 2017
 
Members:
Antony Ellis: Voce
Sam Millar: Chitarra
Mick McCullagh: Chitarra
Matt Avery: Basso
Tom Aspinall: Batteria
 
https://bigfootband.co.uk
https://www.facebook.com/bigfootukrock
https://twitter.com/bigfootukrock
https://www.instagram.com/bigfootuk/
https://www.youtube.com/user/bigfootukrock
http://www.frontiers.it
 
 
 

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FOJA - 'O treno che va

29/10/2017

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La scena musicale napoletana da sempre è stata terreno fertile a contaminazioni di generi. 
Generi che hanno dovuto fare i conti con la grande tradizione della musica popolare partenopea, arrivando quindi a creare delle mescolanze di rara bellezza.

A questo ambito indubbiamente appartiene anche il progetto artistico intrapreso dai Foja, gruppo folk-rock di Napoli che unisce appunto queste influenze  alla classica canzone napoletana.
Parliamo quindi del terzo album della band “ ‘O treno che va “ uscito sul finire del 2016.

Il treno è una delle metafore per eccellenza a indicare il viaggio, la vita , le varie stazioni come momenti vissuti e altri da vivere, storie da raccontare e capaci di farci riflettere.
Ed è così anche in questo disco che rappresenta un vero e proprio percorso a bordo di  una locomotiva che sfreccia sui binari delle sonorità e delle melodie partenopee rivestendoli di mille sfumature dal rock al blues, passando per il folk, fino ai ritmi caraibici.


“Cagnasse tutto” è l’apripista dell’opera e ne racchiude anche uno dei concetti fondamentali, quella voglia di tagliare netto con la negatività e con tutte quelle routine limitanti dalle quale non riusciamo ad uscire. A seguire ecco le storie che iniziano arrivare, c’è quella in salsa blues di Gennaro, il pazzo del quartiere, che raccoglie oggetti dalla spazzatura per farne opere d’arte, accompagnata tra l’altro dall chitarra di Edoardo Bennato, oppure quella la ballad di Sofia con il suo fascino incontrastabile che ci viene raccontato accompagnato da una sezione fiati diretta da Daniele Sepe.
Insomma storie e riflessioni, voglia di scappare andare lontano a bordo di quel treno “che va”, senza sapere la destinazione ma semplicemente un po’ più lontano, verso una realtà migliore forse a metà tra fantasia e realtà. Perché forse sarà banale ma quello che conta è il viaggio, è il partire, è il mettersi in moto.

E di strada ne hanno fatta e ne faranno i Foja che ci regalano un lavoro maturo e potente con un’ invidiabile ricchezza di tonalità nella loro tavolozza acustica grazie alla quale ci portano metafisicamente in giro per il mondo, in un melting-pot di sonorità e di sapori che rimodellano completamente quella che è la tradizione napoletana, che pur sempre però rappresenta le loro radici, o per meglio dire la loro stazione di partenza.    



di Francesco Vaccaro





      Tracklist:

  1. CAGNASSE TUTTO
  2. GENNARO E’ FETENTE
  3. CHIN’E PENSIERI
  4. NUNN’E COSA
  5. ‘O TRENO CHE VA
  6. BUONGIORNO SOFIA
  7. ARIA ‘E MARE
  8. A CHI APPARTIENI
  9. FAMME PARTI
  10. DUMMENECA
  11. TUTT’E DUJE
  12. NINA E  ‘O CIELO
  13. STATTE CU’ MME
  14. DUORME


Line-up:
      
  Dario Sansone - voce, chitarra
  Ennio Frongillo - chitarra elettrica
  Giuliano Falcone - basso elettrico
   Luigi Scialdone - chitarre, mandolini, ukulele, banjo
   Giovanni Schiattarella - batteria



Ospiti speciali:
    Edoardo Bennato - Armonica in “Gennaro è fetente”
    Ghigo Renzulli - Chitarra elettrica in “Aria ‘e mare”
     Daniele Sepe - Arrangiamenti fiati in “Famme partì” e “Buongiorno Sofia”


Sito ufficale:  http://www.fojaofficial.it/
Pagina Facebook: https://www.facebook.com/FojaOfficial/

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AUDYAROAD - What is the price?

25/10/2017

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Ci sono momenti in cui capita di pensare che alcune bands e prodotti di casa nostra non abbiano in realtà nulla da invidiare ai grandi acts americani (o del Nord Europa); ma tali considerazioni non devono far riferimento necessariamente ad una qualche forma di originalità abbagliante, ma semplicemente ad una agilità melodica freschissima ed una spontaneità compositiva istintiva. È questo certamente il caso della band milanese “Audyaroad”, che sfoggia in questo nuovo Lp “What is the Price?” un indie rock particolarmente spigliato ed affascinante, dove tutto sembra scorrere con apparente semplicità ed incantata emozione come in un sogno o in un viaggio. Il tema, gli arrangiamenti e l’atmosfera che percorrono tutte le 8 tracks rivelano un evidente omaggio agli States più selvaggi e genuini, con un’ammirazione che va a braccetto con la passione per le motociclette comune a tutti i membri del gruppo. Per gli Audyaroad si tratta inoltre dell’approdo all’inglese per quanto riguarda la loro discografia e l’occasione di inserire elementi rock/blues al loro sound indie, creando un impasto sonoro tremendamente diretto ed evocativo.
​
Un riff pimpante come i pistoni di una Harley lanciata a tutto gas segna la spumeggiante apertura di “Mr. Dynamite”, che riesce a graffiare senza effetti o distorsioni, ma naturalmente grazie ad una linea melodica che va dritta a bersaglio già dal primissimo ascolto; l’emozionante itinerario nei grandi spazi americani prosegue grazie alla successiva “Flavour of Freedom”, come si direbbe in questi casi… un nome, una garanzia! , che si caratterizza per un basso pulsante ed i cori in primo piano; il rock godibile della band spara un’altra fucilata decisa grazie al cadenzato incedere della briosa “Just a Number”, prima del bilanciato mid-tempo di “Man without Soul”, un episodio più estroso che sfrutta delle scintillanti incursioni di tastiera; “Great Blue Wave” viaggia che è un piacere con il suo piglio deciso, tocca poi alla title-track, un brano più oscuro ed elaborato, dove anche la voce brillante di Marco J. Ferrara si fa più roca e ruvida; l’atmosfera si fa struggente tra i solchi della sognante “Thinking Back”, mentre “Hey Man” (il brano-faro del lotto e primo promo-single estratto) svolge il triste ruolo di chiudere – provvisoriamente, speriamo – la scorribanda selvaggia nel deserto sconfinato a stelle e strisce, riscaldando un’altra volta i cuori con tutta l’intensità dei colori limpidi del Southwest.

Formati nel 2007 da un’idea del frontman Marco J. Ferrara, gli Audyaroad possono già vantare un “pedigree” di grande prestigio, viste le collaborazioni losangeliane del chitarrista Paul Audia con nomi del calibro di Billy Sheenan e Matt Starr. Anche per quanto riguarda la produzione di “What is the Price?” la band si è affidata ad un nome illustre come Pietro Foresti, già produttore di artisti membri di Guns’n’Roses, Korn ed Asian Dub Foundation. In conclusione un grande album di sano rock americano, da autoradio o da party, nel quale il gruppo infonde tutta la propria anima intensa e passionale , non sperate di non innamorarvene.

Ivan Faccin

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Tracklist:
1.       Mr. Dynamite
2.       Flavour of Freedom
3.       Just a Number
4.       Man Without Soul
5.       Great Blue Wave
6.       What is the Price?
7.       Thinking Back
8.       Hey Man

Membri del gruppo:
Marco J. Ferrara (Vocal)
Paul Audia (Lead Guitar)
Pablo Ferrero (Rhythm Guitar)
Matteo Bonassi (Drum)
Francesco Sbrè Ravasio (Bass)


facebook.com/audyaroad
instagram.com/audyaroad


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UDDE - The familiar stranger

25/10/2017

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Quando mi capita di recensire o intervistare un artista della mia terra, della Sardegna son sempre emozionata e orgogliosa. Noi sardi siamo orgogliosi e oggi lo sono in particolar modo perché per la seconda volta “incontro” Udde, che in primavera avevo intervistato; ora recensisco il suo album The Familiar Stranger.Udde è nato a Sassari, è un musicista polistrumentista appassionato di baroque pop e di black metal, suona per 10 anni la chitarra e i synth con la band psychedelic -prog  Soyland Green, ma il gruppo si scioglie nel 2011. Udde decide di continuare a suonare per conto suo. Nel 2012 pubblica Fog, il lavoro viene accolto e recensito positivamente dai media musicali e tra il 2013 ed il 2015 registra quello che sarebbe dovuto diventare il suo primo LP, insoddisfatto del risultato, butta tutto nel cestino e volta pagina, producendo un altro lavoro ex novo.

Ed ecco ora: The Familiar Stranger, album pubblicato il 31 marzo 2017 per l’etichetta PNR.
L'album contiene undici tracce, composte, registrate e mixate dallo stesso Udde in completa solitudine, l’artista dice del disco: “Un disco pop, forse un po' spatinato, ma il pop da la possibilità di fare più o meno quello che si vuole, perché comunque rimane becero pop. The Familiar Stranger è “voyaeurismo” puro, senza giudizi, critiche, approvazioni, condanne e assoluzioni (sempre che il sarcasmo non sia di per sè un giudizio)”. I testi del disco riprendono la tradizione pop inglese (Kinks, Blur ed altri):sono semplici, diretti, se non addirittura elementari quadretti di vita provinciale. Si parla di vicini di casa, violenze e vendette, weekend freddi, dipendenze da bar, noie sentimentali, rozze madri adolescenti, emigrati in Germania, preti innamorati, puzza di fritto, chirurgia, tossici innamorati, famiglie numerose, deserti estivi.
Ascoltiamolo insieme…
 
“I Familiar Strangers, semplificando all’osso, sono le persone che conosciamo di vista, che vediamo spesso durante la nostra vita, ma che non conosciamo direttamente e profondamente. Dal titolo sono nati i testi, che parlano in maniera molto spicciola di vita di provincia: ho cucito delle storielle su alcuni “familiar strangers” della mia città (si va dall’emigrato, al tossico di fronte al supermarket, dai delinquentelli di periferia al prete). Man mano che i testi si delineavano mi sono accorto che stavo buttando giù quadretti un po’ squallidi, ed allora, per tenere fede al contrasto del titolo, ho scelto di arrangiare i pezzi in maniera un po’ patinata, come si faceva negli anni ‘80. Probabilmente c’è un po’ di manierismo ed artificio in questa scelta, ma la musica è un artificio. Il fulcro rimane per me il succedersi delle note. Il resto dev’essere di supporto alle note, non il contrario. Ovviamente, talvolta, anche il togliere delle note è funzionale. Nell’arrangiare il disco ho lavorato anche di sottrazione, che per me è stato un approccio totalmente nuovo”. (Stralcio della mia intervista a Udde)

The Familiar Stranger è un disco che riprende i fasti dell’elettronica anni 80, della new wave e dell’electro-pop ricercata, oscura e sensuale. Si inizia con Same Old Song, cinque minuti che subito ci catapultano nell’essere di Udde e del suo lavoro, qui troviamo le linee di synth precise e scure ad esempio; le atmosfere dei brani sono decadenti, malinconiche specialmente quando arriviamo a Facelift e a Wait. Anche Neighboure, One heaven e Supermarket si ascoltano tutti d’un fiato. Quello che colpisce è l’immediatezza dell’album nella sua semplicità, non semplicità intesa come musica e suoni, ma come lavoro completo pur essendo stato concepito, scritto, prodotto e vissuto da una persona: Udde. Un artigiano della musica preciso, genuino che ha coinvolto nel progetto anche la sua famiglia, in omaggio al titolo forse, infatti le sorelle le ritroviamo qui come fotografe e modelle. Diciamo che questo EP è un Made in Sardinia strutturato e da assaporare come un buon bicchiere di vermentino.

MONICA ATZEI

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Tracklist:
Same Old Song
On Heaven
Facelift
Tough Girls
Wait
Gloomy Friday 
Our Boundaries 
Summertown (And the Living Deseases)  
Neighbour 
The Bridge Carousel
Supermarket

 
Credits:
Disco composto, registrato e mixato da Udde
Mastering : Carl Saff, del Saffmastering di Chicago
Foto e artwork: Chiara Porcheddu
 
www.facebook.com/uddemusic
https://www.instagram.com/uddemusic
https://open.spotify.com/artist/358bzyyQbkRaYCtnPDaC8P
www.youtube.com/uddemusic
https://www.soundcloud.com/udde ​

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MED FREE ORKESTRA - Tonnosubito

24/10/2017

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Musica senza confini e all’insegna della contaminazione quella della Med Free Orkestra. La band ideata da Francesco Fiore - nata a Roma nel 2010 - si compone di una quindicina di elementi, provenienti da cinque paesi di tre continenti diversi. Nel 2013 presenta il primo disco “Pensiero Mediterraneo” a cui segue nel 2014 “Background”. La proposta è un pop multietnico e multilingue realizzato con l’ausilio di percussioni, fiati, fisarmonica, violino, chitarre, tastiere e naturalmente le voci. Canzoni di impegno sociale ed energiche che, specie nei live, si mostrano nel loro aspetto trascinante. Esprimendo le tante diversità confluite e accolte nei paesi del Mediterraneo. Così come è avvenuto il primo maggio del 2015 e 2016, nel corso delle due edizioni del concertone organizzato a Roma. Numerose, negli anni, le collaborazioni con altri artisti interessati al progetto. Tra questi Ennio Fantastichini, Claudio Santamaria, Andrea Satta, Baba Sissoko, Paola Turci, Franky Hi-nrg mc, Yannis Vassilakos, Nobraino, Roy Paci, M’Barka Ben Taleb. Da citare a parte, per la profondità del legame, la collaborazione con lo scrittore Erri De Luca.
Nel terzo album della Med Free Orkestra “Tonnosubito”, pubblicato nel 2016, ancora una volta la voglia di stare insieme si unisce alla sensibilizzazione sui tanti mali che affliggono il mondo. In un ricchissimo intreccio di note e ripetute variazioni di stile e atmosfere. “Balla” - scritta dalla cantautrice Claudia Fofi -  è un invito al ballo nonostante le tante frenesie del mondo. “Social” è un brano sulla socialità telematica: “Nella rete io mi esalto dietro un nome da codardo. Senza un nome, da bastardo, mi nascondo dal tuo sguardo”. Versi cantati dal rapper Piotta, ospite insieme al trombettista Fabrizio Bosso. Quest’ultimo presente anche in “Mamma ha detto andiamo al mare”, storia di un viaggio disperato e il tentativo di mostrarlo divertente agli occhi di un bambino. “Marika” canzone ironica sul ribaltamento dei valori e sulla ricerca della felicità percorrendo le vie più facili. A cantarla è Matteo Gabbianelli dei Kutso. In “Esperanto” mondi musicali si alternano e dialogano tra loro creando un contrasto che è linguaggio utile a consentire l’intesa tra i popoli. “Try it!” è invece un brano reggae che, nel suo concedersi alle molteplici esigenze del gruppo, ben esprime la complessità dell’intero lavoro. Ovvero di un disco realizzato da una grande orchestra che lascia ampi margini alle collaborazioni. Come quella col sassofonista argentino Javier Girotto, il cantautore Leo Pari e il duo As Madalenas.
La produzione musicale della Med Free Orkestra è il risultato di una commistione di generi. Generi anche distanti che, quando non totalmente amalgamati, instaurano tra loro una sorta di dialogo. In “Tonnosubito” si espongono in musica storie provenienti dai tanti sud del mondo. Difficoltà e tragedie da affrontare con la forza ma nel rispetto di tutti gli uomini. E con la giusta dose di necessaria ironia. Un album da gustare in tutte le sue tonalità, perché retto sempre da ritmi e melodie coinvolgenti. Sicuramente da continuare ad ascoltare, nell’attesa di un “immediato ritorno” della Med Free Orkestra con un nuovo disco.

MASSIMO PIGNATELLO

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TITLE TRACK DEL DISCO:
1.    TONNOSUBITO…
2.    BALLA
3.    SOCIAL
4.    KEMO SANYANG
5.    MAMMA HA DETTO ANDIAMO AL MARE
6.    MEGLIO CANTARE
7.    MARIKA
8.    NESSUNO
9.    ESPERANTO
10. LA SPOSA DI CERA
11. TRY IT
12. FLOR DO AMOR
13.  DIFENDITI
 
Line-up:
Agnese valle (Voce e Clarinetto)
Tess Amodeo Vickery (Voce e chitarra)
Marwan Samer (Voce e Oud)
Madya Diebate (Voce e Kora)
Daniele Di Pentima (Batteria)
Riccardo Di Fiandra (Basso Elettrico)
Valerio Guaraldi (Chitarra elettrica)
Alessandro Severa (Fisarmonica)
Ismaila Mbaye (Percussioni)
Angelo Olivieri, Francesco Fiore, Alessio Guzzon (Trombe e Flicorni)
Andrea Angeloni (Trombone e Basso Tuba)
Vincenzo Vicaro (Sax e Clarinetto)
Emiliano Bonafede (ukulele e elettronica)
 
http://www.medfreeorkestra.com
http://www.facebook.com/pages/Med-Free-Orkestra/129980107022923
https://twitter.com/MedFreeOrkestra
https://www.youtube.com/channel/UCfD2-wv8wEax8JcHY_iBF7A
http://plus.google.com/u/0/117121874274942520533 

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LIVE AT POMPEII - DAVID GILMOUR

24/10/2017

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LIVE AT POMPEII
DAVID GILMOUR

Sony Music (Digital Media)

In uscita il 29 settembre per Columbia Records in doppio cd, blu-ray, doppio dvd, doppio cd + blu-ray deluxe edition boxset, un boxset da 4LP,  in digitale in alta definizione

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Il 29 settembre 2017 è uscito per Columbia Records,  l’ultimo album Live della carriera di David Gilmour, registrato nella splendida cornice dell’anfiteatro di Pompei lo scorso anno. Prodotto dallo stesso artista, che ha curato anche il mixaggio in collaborazione con Andy Jackson. Il cofanetto si compone di un doppio CD ed un booklet di immagini di backstage ed istanti rubati al concerto.
L'anfiteatro di Pompei non ospitava un pubblico dal 79 AD, quando il Vesuvio scoppiò e seppellì l'antica città a cinque metri di profondità, rimanendo coperta da un sonno profondo fino al 1700. Nella serata d’estate del Luglio 2016, per la prima volta dopo circa 2000 anni, si è consumato uno spettacolo artistico all’interno di questo spazio, comprensivo di un’adience di circa 3000 spettatori.
Sono al contrario trascorsi solo 50 anni da quando “Echoes” è stata registrata in quel live, il leggendario “Pink Floyd Live at Pompeii” del 1971, performance artistica, che ancora raccoglieva le testimonianze della band al completo, oggi fantasma, che come uno spettro vola al di sopra di ogni capo, insinuandosi sotto pelle nel ricordo ed inevitabile confronto.
Un paragone che tuttavia non può essere oggettivamente accolto, semplicemente perché, prendendo in prestito la citazione del film colosso epico dedicato alla guerra di Troia: "Gli dei ci invidiano. Ci invidiano perché siamo mortali, perché ogni momento potrebbe essere l'ultimo per noi. Ogni cosa è più bella per un condannato a morte e tu non sarai mai bella come ora.”
In altre parole, la bellezza spesso si lega al concetto di temporaneità, all’impossibilità di ripetere un’azione provando la stessa emozione, pur ricostruendo lo scenario in modo pressoché identico. In aggiunta a questo, l’aspetto umano, nonché creativo giocano un ruolo importante, influendo sull’eventuale modificazione dei vocalizzi sonori, velocità d’esecuzione o anche e più semplicemente, lasciandosi trasportare dal preciso desiderio di improvvisazione.
Quindi oltre ai brani dei Pink Floyd, il chitarrista inglese, accompagnato dalla band che comprende il tastierista Chuck Leavell, bassista Guy Pratt e un trio di coristi, ha inserito vari pezzi musicali tratti dai suoi album solista "On an island" e l'ultimo “Rattle that lock”, dando vita ad una personalissima amalgama tra storia e contemporaneità.

Il doppio album CD inizia sulle note dello strumentale “5 A.M.”, per poi continuare con “Rattle that rock” ed una splendida esecuzione di "Faces of stone",
 tratti dall’ultimo  album solista a cui è dedicata la maggior parte di questa prima sezione del concerto, proseguendo poi per il poderoso "What do you want from me" (The Division Bell), che conduce a "The blue" (On an Island) e e rende omaggio alla memoria di Richard Wright, con l'unico brano dedicato alla riflessione sul tema della mortalità: "The Great Gig in the Sky" generalmente eseguita da Waters nei suoi Live e tratta dal masterpiece “The dark side of the moon”, che conduce al suadente ed armonioso pezzo per pianoforte “A boat lies waiting" (da Rattle That Lock). Successivamente "Wish You Were Here", tradizionalmente associata alla memoria del fondatore Syd Barrett, ma in questo contesto, chiaramente dedicata anche a Wright.
Segue "Money" (The Dark side of the Moon) ed una rinnovata versione di "High Hopes", dall'album della band The Division Bell del 1994, che lascia particolarmente impressionati. 
Il suono è eccellente, e Gilmour è ovviamente ispirato. Uno dei tanti highlight è una performance elettrizzante di "One of These Days" alla chiusura del disco uno. L'unica canzone che è stata eseguita anche nel 1971, è suonata da Gilmour sulla chitarra slide.
Il disco due vanta una versione di 12 e mezzo minuti di "Shine on You Crazy Diamond (p. 1-5)" in apertura. Il suo ritmo graduale in crescendo crea quella giusta tensione di aspettativa, che non disillude. È seguita da "Fat Old Sun" da Atom Heart Mother 1970. La sua base lirica acustica suonata per chitarra elettrica, definisce un brano più pesante ma più lirico dell'originale. "Coming back to life" (The Division Bell) è imbevuta di energia e di ottimismo, lasciandosi seguire da "On an island" (Dall'omonimo album solista). Le ultime tre tracce sono tutti i classici di Floyd: "Run Like Hell" (The Wall) con eccellenti effetti pirotecnici di chitarra improvvisata, un "Time" / "Breath (In the air)" dinamiche e la maestosa "Comfortably Numb", estesa a ben più di dieci minuti. Per godere appieno dello spettacolo poderoso offerto dal Live at Pompeii di Gilmour, consigliamo l'acquisto del video, che grazie agli straordinari effetti visivi creati da Marc Brickman, renderà l'esperienza visivo-sonora indimenticabile, nonostante già questa raccolta offra un grande piacere d'ascolto.

Voto: 5/5

​Elena Arzani


"David Gilmour Live at Pompeii"
in uscita il 29 settembre 2017 per Columbia Records
​Tracklist:


CD 1:
01. 5 A.M. (03:55) 
02. Rattle That Lock (04:41) 
03. Faces of Stone (06:00) 
04. What Do You Want From Me (04:30) 
05. The Blue (06:33) 
06. The Great Gig in the Sky (06:02) 
07. A Boat Lies Waiting (04:55) 
08. Wish You Were Here (05:18) 
09. Money (08:13) 
10. In Any Tongue (07:47) 
11. High Hopes (09:31) 
12. One of These Days (06:32) 

CD 2:
13. Shine On You Crazy Diamond (12:32)
14. Fat Old Sun (06:05)
15. Coming Back to Life (07:18)
16. On an Island (07:01)
17. Today (06:40)
18. Sorrow (10:50)
19. Run Like Hell (07:16)
20. Time / Breathe (In The Air) (reprise) (06:45)
21. Comfortably Numb (09:59)

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PAOLO TOCCO - Ho bisogno di aria

19/10/2017

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“Ho bisogno di aria” è il nuovo disco di Paolo Tocco, cantautore abruzzese di Chieti ormai arrivato alla sua terza prova discografica. La pubblicazione del CD, per IRMA Records di Bologna, è prevista per il mese di Novembre p.v..
Un album davvero maturo e di grande spessore sotto i più diversi aspetti; soprattutto, ci è sembrato, quelli che riguardano l’aspetto squisitamente musicale dell’opera: registrato dal vivo in studio, “Ho bisogno di aria” presenta brani semplici (ma di grande significato, come vedremo, quanto a contenuti) la cui cifra è, prima di ogni cosa, la  sobrietà, poi la grande efficacia degli arrangiamenti, la limpidezza del  suono, l’espressività della voce, gli apprezzabilissimi inserti di sax e di tromba, il sapiente lavoro della chitarra elettrica che lavora di cesello su ogni singolo brano.

Ottimo, poi, non c’è che dire, il songwriting di un disco che pur non essendo scevro da influenze importanti provenienti da più parti, mette in rilievo l’estro artistico di Tocco promuovendo il nome di quest’ultimo tra quelli dei cantautori appartenenti alle più giovani generazioni più interessanti del nostro paese e tra quelli che sono maggiormente in grado di imprimere la propria impronta personale su tutto ciò che fanno. “Ho bisogno di aria”, peraltro, è opera aspra che per portare l’attenzione sulle parole che arricchiscono ciascuna delle undici canzoni che la compongono rifugge dalla “orecchiabilità” e dalla “immediatezza” musicale  crescendo in voi lentamente ma costantemente, ascolto dopo ascolto. I testi sono ora intimi e sofferti, disincantati e perfino poetici, ora, in qualche modo, di denuncia sociale e gonfi di una amara visione di certa quotidianità e di come spesso vanno le cose nel nostro paese (valgano per tutti i titoli di due delle più belle canzoni dell’album, Arrivando alla riva e Bella Italia). Consigliatissimo.

GIOVANNI GRAZIANO MANCA

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TRACKLIST
1. Ho bisogno di aria
2. Bella Italia
3. Pizzburg
4. Arrivando alla riva
5. Traditional Love Song
6. Tom Waiz
7. La città della camomilla
8. Mary
9. Non vi riconosco
10. Bolle di sapone
11.Madre terra

CREDITS:
Musiche e testi di Paolo Tocco
Prodotto da Paolo Tocco & Amedeo Micantoni

Registrato da Giacomo Pasquali presso il TouchClay Studio – Popoli (PE)
“Bella Italia” è stata registrata da Marco Di Vitantonio in una session live di
​Home Recording
I brani 1 – 7 – 8 – 9 – 10 sono registrati in studio multitraccia
I brani 3 – 4 – 5 – 6 – 11 sono registrati live in studio

 
Musicisti:
Paolo Tocco – voce – chitarra acustica – pianoforte in “Bella Italia”
Amedeo Micantoni – chitarre elettriche
Danilo Florio – violino
Giacomo Pasquali – basso
Marco Contento – batteria
Luca Belisario – batteria in “Bella Italia”
Walter Caratelli – percussioni
Piero Delle Monache – sax
Enzo Di Michele – tromba in “Mary”
Marco Indino – tromba in “La Città della Camomilla”
Angelo Violante – pianoforte e sint
Patrizia Cirulli – voce femminile in “Pizzburg”
Giada Scioli – backing voice in “Non vi riconosco”

il coro di “Madre Terra” è a cura di:
Francesco Costantini
Ovelio Di Gregorio
Adriano Tarullo
Giada Scioli
Giacomo Pasquali

 
Foto: Stefano Rossoni (il bambino in copertina è Lorenzo Rossoni)
Artwork e grafica: Francesco Colafella
Antonio Antinucci (Graphic Layout)

 
CONTATTI:
Facebook
IRMA

www.sferacubica.it

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TENAX - Tenax

19/10/2017

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I Tenax , band italiana insieme dal 2000, dopo diversi cambi di formazione e direzione presentano il loro primo lavoro, “Tenax” un EP composto da quattro tracce. La band propone un hard rock cantato in italiano dalle chiare influenze anni novanta. La sensazione è quella di sentire un’imitazione poco riuscita di una creatura mitologica nata da un incesto tra Libague e i Litfiba. Nessuna idea originale, né sulle musiche, né sulle liriche. Gli arrangiamenti sono piuttosto banali, le chitarre nonostante la loro volontà di essere aggressive risultano deboli e scontate. Qualche buona idea vagamente funky potrebbe esser un buon punto di partenza per sviluppare un sound più originale, ma c’è troppo retaggio legato ad un certo tipo di periodo musicale, ormai vecchio e sorpassato. L’attitudine sembra quella di una cover band, e il disco suona piuttosto piccolo ed insignificante. Il sound è equilibrato anche se il missaggio presenta qualche lacuna sotto il punto di vista dinamico. Ci auguriamo una miglioria sul prossimo lavoro di questa band lombarda.
 
VITTORIO ‘Vike’ GIORCELLI
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Tracklist
01 Gogna
02 Club 27
03 Virtual Love
04 Vivo Libero


I Tenax∞ sono:
Alessio “Pax” Pacifici (voce)
Emanuel Prina (chitarra)
Gigi “Gix” Corbetta (batteria)


Registrato e mixato da: Michele Guberti presso il Freedom Recording Studio
Ufficio stampa: (R)esisto Promozione
Distribuzione: (R)esisto

www.facebook.com/tenaxband
www.resistodistribuzione.jimdo.com
www.facebook.com/ResistoDistribuzione   ​

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DROP D - Bipolar disorder

18/10/2017

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Bipolar disorder dei Drop D ci era già raccontato dalla band nell’intervista che trovate in calce, un concept album che si snoda lungo tutto il cd, e diciamo subito con ottimo profitto. Un prog metal potente e scintillante, venature sinfoniche ad addolcire un tono che è sempre molto tosto. Le chitarre sono belle tirate, la sezione ritmica si fa sentire con pulita pressione, splendida la voce di Caterina Minguzzi in Hear my voice. Proprio per la sa natura conseguenziale risulta difficile addentrarsi nelle specifiche tracce senza perdere il quadro complessivo, ma ad esempio Save myself è sicuramente un momento di particolare bellezza così come The forgotten way. Ma è sicuramente un prodotto compatto che va ascoltato più volte e non stanca mai.

MAURIZIO DONINI
Voto 8/10

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Tracklist:
The beginning
Save myself
Falling down
From dark to light
Hear my voice
The forgotten way
‘Till the end
The battle
Resolution
 
Credits:
Caterina Minguzzi (all backing vocals and main vocals on “Hear my voice”)
Stefano De Marco (backing vocals on “From dark to light”)
Dario Roscani for technical support, mixing and mastering
Marco Maccarelli and Daniele Piancastelli for photo service
 
Band:
Andrea "Derme" De Marco - Lead Vocals, Guitar
Flavio "Flev" Fiumi - Guitar, Vocals
Alessandro Cardenà - Bass, Vocals
Michele "Gollo" Gollini – Drums
​
http://www.tuttorock.net/interviste/drop-d-intervista-alla-band  
https://www.facebook.com/DDROPD
https://www.facebook.com/Sbatimanagement

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