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PROROGATA FINO AL 14 GENNAIO “DOVE SONO GLI ULTRAS”, LA PERSONALE DI CRISTIANO …

PROROGATA FINO AL 14 GENNAIO “DOVE SONO GLI ULTRAS”, LA PERSONALE DI CRISTIANO …

CRISTIANO CAROTTI
DOVE SONO GLI ULTRAS

site specific sound RODRIGO D’ERASMO
a cura di Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti
19 novembre 2016 – 14 gennaio 2017
@White Noise Gallery
via dei Marsi, 22 – Roma

Cosa penserebbe Carl Gustav Jung se si trovasse, oggi, in piena curva sud dello Stadio Olimpico durante il derby della Capitale? A rispondere a questa insolita domanda ci pensa l’artista Cristiano Carotti in occasione di ‘Dove sono gli ultras’, la sua prima personale romana. La mostra, curata da Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti, si è inaugurata il 19 novembre alla White Noise Gallery e, dopo lo straordinario successo di pubblico delle prime 3 settimane, è stata prorogata fino al 14 gennaio 2017. Circa 20 opere in un percorso espositivo appositamente sonorizzato da Rodrigo D’Erasmo degli Afterhours, attraverso le quali Cristiano Carotti slega il simbolo dal suo contesto di partenza per tradurlo in opera d’arte. Tutto questo in una giovane ma già affermata galleria, fra le più interessanti in Italia nel campo dell’arte contemporanea.
Croci, pantere, diavoli, teschi, orsi, bulldog sono dunque alcuni dei simboli direttamente presi da vessilli, bandiere, magliette e sciarpe delle tifoserie calcistiche e centrifugate dalla straordinaria creatività di Cristiano Carotti, artista principalmente visivo che intesse continuamente relazioni con i protagonisti di altri mondi espressivi – da Filippo Timi a Vinicio Capossela, dal performer Franko B agli Afterhours, appunto – e si muove con agilità anche nel campo della performance, della musica e del video (è firmato da Versus, il suo progetto portato avanti insieme all’artista Desiderio, il video “Camera Red” realizzato per il brand RRUNA, appena selezionato nella categoria Miglior Film del Fashion Film Festival di Istanbul).
‘Dove sono gli ultras’ non è una domanda, non ha il punto interrogativo. Perché non è (più) il famoso coro cantato in tutti gli stadi dai tifosi per provocare le curve avversarie ma, nel lavoro di Carotti, che parte da una prospettiva junghiana, diventa il modo per indicare quel luogo dell’inconscio di ognuno di noi nel quale l’archetipo incontra il nostro io razionale, condizionandolo e generando un particolare tipo di dinamiche sociali
Nella Storia attorno al simbolo (e alla sua carica emozionale) che richiama idee e forme universali come l’Ombra, la Morte, gli dei dell’Olimpo, si sono aggregati eserciti, costituiti gruppi politici, si sono uniti gli ultras. Si è costruita una Fede che quasi sempre nulla a che vedere con l’origine di quel simbolo e che finisce per dominare la ragione del singolo individuo, così come testimonia la storia del nazismo, uno dei più evidenti e tragici transfer fra collettività e individuo, realizzato anche grazie all’uso di un’iconografia arcaica trasformata e riempita di nuovi significati. Carotti sembra dunque parafrasare Jung affermando che dominati dall’archetipo, siamo tutti ultras.
La simbologia ultras – campo attuale di grande forza emotiva – è dunque utilizzata come punto di partenza e come suggestione per un’indagine più ampia. Se il tempo che stiamo vivendo inizia a delinearsi come un’epoca di trasformazioni radicali in cui di fronte alla profonda crisi dei modelli di democrazia occidentale, ci si lascia sedurre con facilità – come se la Storia non esistesse – dalle tentazioni autoritarie e dalle lusinghe del populismo, nuovo fantasma che si aggira per l’Europa, la riflessione di Carotti diventa estremamente significativa. La sua analisi del simbolo attraverso la celebrazione della sua forza comunicativa, aggregante e totemica fa esplodere il senso di una sconfitta della razionalità occidentale in favore di dinamiche tribali.
La radicalità del gesto espressivo, la scelta della pittura ad olio stesa in maniera materica su stoffe, sciarpe, giubbotti, bandiere – dall’aspetto chiaramente reliquiario – e la musica di Rodrigo D’Erasmo che sostituisce il naturale sfondo sonoro dei cori ultras con una composizione inedita per violini, rafforzano il distacco del simbolo dalla propria funzione calcistica per esaltarne la dimensione emozionale.
A completare il percorso espositivo, la scultura “Finding Mephistophele” creata tra agosto e settembre 2016 durante la residenza artistica presso la HALLE 14 contemporary art center di Lipsia. Ispirata a un’immagine archetipica (l’Ombra) radicata nell’immaginario della città tedesca, “Finding Mephistofele” racconta il legame fra Lipsia e il Faust di Goethe, opera di grande interesse per C.G. Jung.
“Dove sono gli ultras” è l’occasione per conoscere ancora meglio il lavoro di un artista consapevole della complessità del presente e in grado di individuare, con estrema lucidità, i sensi nascosti che si annidano fra le possibili scomposizioni della realtà contemporanea.

CRISTIANO CAROTTI
Cristiano Carotti vive e lavora tra Roma e Terni, dov’è nato nel 1981. La sua prima mostra personale, curata da Francesco Santaniello, risale al 2010, anno in cui viene selezionato tra i finalisti del premio Italian Factory 2010 e il suo lavoro viene notato dal Kunst Magazine Berlin, che pubblica la sua opera The Birth of Venus at Burning Hotel. Nel 2011, alla galleria Mio Mao di Perugia, si tiene la sua seconda mostra personale, “Sospesi tra il circo e la notte”, in occasione della quale viene pubblicato il catalogo “Burning Hotel” con un testo introduttivo di Vinicio Capossela. Lo stesso anno partecipa alla collettiva “Remember the 5th of November” organizzata dalla galleria Mondo Bizzarro di Roma mentre tra la fine del 2011 e l’inizio del 2012, in occasione dello spettacolo “Favola” di Filippo Timi al Teatro Franco Parenti di Milano, realizza il progetto site-specific Carte da Favola. Anno importante il 2012: partecipa al progetto “Hasta la Muerte – Fino alla Morte”, presentato in anteprima all’Affordable Art Fair di Milano; il progetto site-specific “Davide e Golia” di Carotti, Pinchi e Deflorio viene ospitato in Piazza della Libertà a Spoleto; partecipa alla collettiva Surreality Show, curata a Roma da Julie Kogler e Sofia F. Miccichè. Il 2012 è anche l’anno della prima collaborazione ufficiale con Rodrigo D’Erasmo e gli Afterhours. L’opera “Golyath” di Cristiano Carotti viene esposta negli spazi dell’Angelo Mai Occupato per il Godai Festival, ideato da Daniele “Il Mafio” Tortora e da Rodrigo D’Erasmo, in occasione della serata finale la cui direzione artistica è di Manuel Agnelli.
Il 2013 ha inizio con due mostre personali: “Waterloove” alla galleria Blu di Prussia di Napoli e “Nothing But the Rainbows” alla galleria Canovaccio di Terni Lo stesso anno viene invitato a partecipare al progetto ideato e promosso da Manuel Agnelli e dagli Afterhours “Hai Paura del Buio?” (Torino, Traffic Festival; Roma, Auditorium Parco della Musica; Milano, Alcatraz). Nel 2014 partecipa collabora con Franko B al progetto “Do not follow the White Rabbit!”, presentato a SetUp Art Fair di Bologna. Nel 2015 è nuovamente tra i protagonisti del festival “Hai Paura del Buio?” tenutosi a L’Aquila. A fine anno l’opera dal titolo “Italianrocket1861, a cura di Omar Ronda e Philippe Daverio, entra a far parte della collezione permanente del M.A.C.I.S.T. di Biella. Sempre nel 2015 lavora al progetto “BLACKSWALLOW V14”, prodotto dalla galleria Al Blu di Prussia Napoli e da All Around Art Milano, curato da Lorenzo Respi. Il progetto viene presentato a Venezia durante la Biennale d’Arte 2015 e poi a Napoli, in occasione di REDUX, seconda personale di Cristiano Carotti presso la galleria Blu di Prussia.
E’ da poco rientrato in Italia da una residenza internazionale presso la HALLE 14 – Zentrum für zeitgenössische Kunst, Leipziger Baumwollspinnerei, di Lipsia.

WHITE NOISE GALLERY
La White Noise Gallery è stata fondata nel 2014 da Eleonora Aloise e Carlo Maria Lolli Ghetti.
La galleria deve il suo nome al fenomeno fisico del rumore bianco e suggerisce attraverso di lui il suo obiettivo principale: essere in grado di captare ed elaborare tutte le frequenze che risuonano nel mondo dell’arte contemporanea.
La storia del pensiero si fonda tanto su Rousseau quanto su Hobbes, quella della musica ha avuto bisogno tanto di Bach quanto dei Joy Division, così quella dell’arte. La galleria non nasce con una caratterizzazione univoca, non predilige un approccio, non appoggia una corrente e non cerca di cavalcare un’onda. Lo scopo, dichiarato, è quello di inviare un segnale sullo stato dell’arte attraverso il lavoro di artisti eterogenei che siano in grado di interpretare al meglio gli stimoli del loro tempo.
La galleria nasce dal tentativo di garantire questo ai suoi frequentatori: essere tela bianca, mai uguale a se stessa, da cui partire per elaborare il pensiero artistico del domani.