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Marco De Annuntiis, “Jukebox all’Idroscalo” – anteprima streaming …

Marco De Annuntiis, “Jukebox all’Idroscalo” – anteprima streaming …

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‘Jukebox all’Idrogeno’ di Allen Ginsberg è il libro che fu capace di ispirare Guccini da noi e continua a ispirare i Black Rebel Motorcycle Club nella California di oggi; l’Idroscalo di Ostia è il luogo del massacro di Pier Paolo Pasolini, ma anche quello in cui muoiono i protagonisti di ‘Amore tossico’ di Caligari. L’Idroscalo sta a Ostia come Ostia sta a Roma, come Roma sta a New York… è, simbolicamente e geograficamente, il luogo estremo, la periferia delle periferie delle periferie.

Ci si potrebbe fermare qui nel presentare “Jukebox all’Idroscalo”, il primo disco di Marco De Annuntiis. Ma ci perderemmo tutta un’epica stradaiola e citazionista, una mitologia alcolica, drogata, tabagista – ma pure eretica, colta e maudit – che fa di questo cantautore demodé un autentico outsider del tempo presente, in apparenza fuori tempo massimo, in realtà ipertestuale come pochi.

R moscia da nobile decaduto, inflessione romana che si accentua nei passaggi più emotivi, la produzione di un altro personaggio decisamente obliquo come Luigi Piergiovanni Rosybyndy e la pubblicazione inevitabilmente in vinile per la cinefila Cinedelic (“penso di essere l’unico cantautore dell’etichetta”). Presupposti utili a sorreggere le dieci canzoni di un ragazzo di strada che la strada la conosce bene e ne canta i margini, ma senza tragedie, e la poeticità cruda, talvolta ripassata d’ironia.

La tracklist si apre con una riscrittura programmatica di un brano di Serge Gainsbourg (“Jukebox”, chitarra di Johnny Dal Basso), ad anticipare la magnifica “Come De André”, “non una canzone contro il cantautore genovese ma contro il ‘deandreismo’, lo svuotamento delle frange più estreme delle  sue canzoni”, nella quale l’intelaiatura di citazioni da Faber e l’innesto nel ritornello di “Psycho Killer” dei Talking Heads spiegano al meglio tutto l’immaginario e il metodo De Annuntiis, il “Dandy di città”, come canta in un brano che è una vera e propria autobiografia fuori dai denti. Un dandy innamorato dei Sessanta, del beat, delle chitarre acidule a dodici corde dei Byrds e soprattutto dei Farfisa e degli organi dei Doors, che fanno da ossatura agli arrangiamenti “sostituendo pad, sintetizzatori, archi, e tutti quei tappeti da cui volevo emanciparmi”. Il tutto pensato perché possa essere ripreso integralmente dal vivo, “come se il produttore non abbia fatto altro che premere rec e stop sulla consolle”.

Sto male / male come un maiale / ed è sensazionale / la mia verticale / Sto male / ma mi sento speciale / quando bevo un cordiale / e torno normale” verseggia “Borderline”, anthem disperato e vitale in coppia con Ilenia Volpe fra omaggi agli amici scomparsi (“Conigli dappertutto”) e richiami all’“Amore Tossico” di Caligari in un “Blues della Renault” da manuale – “non è una canzone autobiografica, nel senso che non ho mai rubato né automobili né altro e non sono mai stato un tossico di strada a tempo pieno. Tuttavia conoscendo quel mondo non potevo non restituirlo e cantarlo”. E a proposito di cinema e citazionismi “Shavette” è il rasoio che passa le vittime dei gialli di Dario Argento (“nessuno ci crederà ma ho cominciato a canticchiarla proprio mentre mi radevo”) e incastona il riff di “Enola Gay” degli Orchestral Manoeuvres in the Dark. I gialli che erano il pane dell’outsider per eccellenza creato dalla penna di Arthur Conan Doyle, di cui si narra una “Vita privata di Sherlock Holmes” con echi yéyé e gustosissima rotondità pop.
 
Tuttavia se il citazionismo è sempre stato il tic nobilitante dei cantautori storici (“ho letto tutti i libri come De André”) ciò non vale per De Annuntiis, che prova a decostruire laddove la decostruzione non è solo un’intenzione musical-letteraria ma un marchio esistenziale e anti-borghese. “Ciò che cerco di fare io è smontare un linguaggio e rimontarlo in modi differenti, senza fare differenza fra segmenti lirici e musicali, per reinventare queste tessere in altri nuovi puzzle”. Così come si reinventano lui e i personaggi delle sue canzoni ricomponendo un repertorio di biografie distrutte in canzoni da opporre alla normalità e all’ordinario. Lasciando a chi ascolta la vibrazione e il lucore di vite morse fino all’osso.

Crediti
Prodotto da Luigi Piergiovanni & Marco de Annuntiis
Registrato, mixato e masterizzato all’Orange Studio, Roma.
Arrangiamenti a cura di Marco de Annuntiis e Andrea Cuoco.
Hanno suonato:
Marco de Annuntiis: voce, organo Farfisa, pianoforte, chitarra 12 corde in “Conigli dappertutto”
Andrea Cuoco: chitarre elettriche, basso in “Dandy di città” e “Conigli dappertutto”
Jacopo Pisu: basso
Marco Pula: batteria
Cristina Romagni: violino in “Vita privata di Sherlock Holmes”
Johnny Dal Basso: chitarra in “Jukebox”
Ilenia Volpe: voce in “Borderline”
Testi e musiche di Marco De Annuntiis
eccetto:
“Jukebox” (Gainsbourg/De Annuntiis)
“Dandy di città” (De Annuntiis/Cuoco)
“Il primo uomo sulla luna” (De Annuntiis/Righi)
Edizioni musicali INTERBEAT / CINEDELIC
“Jukebox”, versione italiana di “Le claquer des doigts” appare per gentile concessione della Warner Chappell.
Foto: Lorena Strummer
Product placement: tastiere e amplificazione Farfisa, chitarre Eko, Fender, Danelectro, sigarette Gitanes, accendino Zippo, bitter Campari, vermouth Punt & Mes, amaro Fernet Branca, J&B scotch whisky.

Link
https://www.facebook.com/deannuntiis/
http://www.interbeat.com  
http://www.cinedelic.com