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CI SARA’ UNA VOLTA Festival @ MORI (TN) 9-10-11 OTTOBRE 2015

CI SARA’ UNA VOLTA Festival @ MORI (TN) 9-10-11 OTTOBRE 2015

La favola che non conoscevi
Mamme di tutte le nazionalità raccontano la favola con cui si addormentavano da piccole – tre giorni di racconti, suggestioni, agguati artistici, divulgazioni scientifiche, teatro per ragazzi e…..favole.
 
CON:
Laura Reali, Stefania Manetti, Vincenzo Calia, Massimo Bray, Roberto Pinter, Luciana Chini Sergio Staino, Nada, Davide Riondino, Ricky Gianco, Antonio Silva, Koryù, Mario Tozzi, Enrico De Angelis, Antonello Mura, Paola Riccardi e Gianni “Cletta”, Timisoara Pinto, Elisa Serangeli, Giulio Cederna, Simona De Giorgio, Vauro, Paolo Sarti, Stefania Manetti,  Maria Luisa Tortorella, Il Circo El Grito!, il Teatro Verde, Têtes de Bois. Marcello Osler, Gibo Simoni, Francesco Moser.
 
Tre giorni bellissimi, fra agguati artistici, divulgazioni scientifiche, circo contemporaneo, teatro per ragazzi e soprattutto favole e mamme dall’ambulatorio alla piazza. Ad ascoltare la fiaba che non conosci.
CI SARA’ UNA VOLTA è il 9/10/11 ottobre a Mori. Un festival unico al mondo che nasce dalla mente fertile di Andrea Satta, voce e passione dei Têtes de Bois, il quale, quando non è sul palco, veste i panni del pediatra. Il suo ambulatorio, alle porte di Roma, ha fra le proprie assistite, un nutrito numero di mamme provenienti da diversi paesi. La voglia di queste ultime di ritrovarsi parte di una comunità e di ampliare i propri rapporti sociali lo spinge a un esperimento, rivoluzionario nella sua semplicità; aprire una volta alla settimana le porte del suo studio a madri e figli, facendole conoscere al di là dei convenevoli da sala d’aspetto, e facendogli raccontare le storie, le fiabe, con cui si addormentavano da piccole, sotto altri cieli, lontani nello spazio e nel tempo.
 
Perché l’immigrazione è una realtà. Non è cosa degli ultimi decenni, non è solo un “problema” tra il ricco occidente e i defenestrati del resto del mondo. E’ qualcosa che affonda le radici nella natura stessa dell’uomo. Ha millenni di storia. Tutto il mondo conosciuto ha subìto invasioni, flussi immigratori di interi popoli che si muovevano alla ricerca di migliori condizioni di vita, cacciati dalle proprie terre a causa di povertà, calamità naturali, guerre, conquistatori senza scrupoli che in nome del potere e del denaro hanno sottomesso, oppresso, ucciso milioni di persone, azzerandone culture, lingue, tradizioni. Oggi come ieri, ieri come oggi. E’ cambiata la velocità di trasmissione delle informazioni, non l’atrocità; si è moltiplicata l’indignazione, rapida come un tweet, ma anche l’egoismo e l’intolleranza.
  
Abbandonare la propria terra significa anche impacchettare i propri ricordi, le proprie tradizioni, la propria identità, nella sottilissima speranza che tutto ciò possa essere riportato alla luce, possa respirare nuovamente.
 CI SARA’ UNA VOLTA è proprio questo; è la memoria messa in condivisione, è il sorriso di bambini ora adulti trasmessi ai figli, propri e non, attraverso una favola. E’ (ri)scoprire la vita, le famiglie, i racconti orali, i cieli stellati di decine di altri paesi. Qui non ci sono confini geografici o culturali. Gli unici ammessi sono quelli della fantasia.
 
ANDREA SATTA parla di CI SARA’ UNA VOLTA
 “Ci sarà una volta, favole e mamme in ambulatorio. A Mori un festival da vedere e da raccontare e, prima ancora, da ascoltare. Un’ occasione unica che nasce dall’ esperimento che vivo nel mio ambulatorio di pediatra di base. Da sei anni, invito e accolgo mamme e papà a raccontare la favola con cui si addormentavano da piccole a casa loro. Mamme e papà che provengono da molti paesi del mondo e raccontano nella loro lingua e nell’italiano che conoscono.
Una sera che l’ambulatorio era al termine e stavo per chiudere, arrivò una mamma straniera e mi fece: “Andrea, sono qui da otto anni e mi sento sola, ho le stesse amiche di quando sono arrivata in Italia. Qualche parola la scambio qui nel tuo ambulatorio e quando aspetto fuori della scuola che mio figlio esca”.  La mamma se ne andò e, dispensata qualche frase di circostanza, rimasi con mille pensieri in testa. Così, un paio di giorni dopo, nella sala d’aspetto dell’ambulatorio appesi un foglio con cui invitavo le mamme a farci conoscere qualcosa di bello e di tenero della loro vita. Per esempio, come si addormentavano da piccole. 
Agli stranieri, se non li si ignora, al massimo si chiede di far conoscere la pagina del dolore, quella dell’amore e della tenerezza, raramente. Ero però moto preoccupato della riuscita della cosa e comprai, e me ne vergogno ancora, tutto quello che un bravo pediatra non consiglia, bevande gassate e dolciastre, patatine e altre cose ben poco raccomandabili, ma volevo attirare i bambini, non volevo che l’esperimento fallisse, temevo il flop. Ma le mamme mi sorpresero … più fiduciose in me di quanto io lo fossi in loro e si presentarono numerose in quel primo pomeriggio e poi, quando comparvero i biscotti palestinesi, i cous cous, le bon bon del belgio, le frittate e le schiacciate romene e calabresi, altri piatti albanesi, capii che ce l’avevamo fatta. Così, da allora, un giorno al mese, spesso di lunedì, il nostro ambulatorio di pediatria di base diventa un luogo di incontro. Da tutto questo è nato e sta crescendo un sentimento di comunità e le mamme, dismessa la diffidenza, cominciano a frequentarsi, ad aiutarsi. In certi contesti si passa molto tempo soli, con pochi soldi, poche parole a disposizione, distanze complicate, poca mobilità, in assenza di rete sociale.

 “We’re not going back!” Noi non possiamo tornare indietro. Non possiamo perdere secoli di percorso verso la sensibilità. Non possiamo far governare il mondo dal profitto. Non possiamo tollerare che vengano calpestati i diritti umani, ovunque e per qualunque ragione. In risposta a qualunque orrore, non lo dobbiamo tollerare. L’immigrazione è un fenomeno epocale, inevitabile, inarrestabile. Interpretarlo e viverlo con tutto quello che succederà è quello che si può fare. Ricchi sempre più ricchi e poveri sempre più poveri il prezzo da pagare è sfruttamento e guerra. C’è da costruire un mondo delle “cose messe in comune”. Le storie, le origini, i saperi, il consumo di suolo, le piante, quello che basta, l’energia, quella che è necessaria. Di questi valori può essere testimone un pediatra.
Il pediatra di base è al centro di una comunità.
L’ambulatorio non è la sede di un partito, non è chiesa di alcun tipo e può essere, in qualche modo, anche un presidio culturale.
 
L’Assessore alla Cultura di Mori, Patrizia Caproni al termine della presentazione del libro “Ci sarà una volta” che riassume l’esperimento delle favole in ambulatorio, mi propose da quel libro di immaginare un festival. Certo, un’ utopia concreta non vi pare? All’appello che ne seguì aderirono e sono ora con noi l’Associazione Culturale Pediatri con Paolo Siani e Laura Reali, Nati Per leggere con Stefania Manetti, UPPA la rivista scritta dai pediatri per le famiglie con Vincenzo Calia, l’ Enciclopedia Treccani con Massimo Bray, la Regione Trentino Alto-Adige, la Provincia di Trento, e ovviamente, il Comune di Mori e alcuni personaggi della cultura Trentina come Roberto Pinter e Luciana Chini e giornalisti, operatori culturali e sociali come Sergio Staino, Nada, Davide Riondino, Ricky Gianco, Antonio Silva, Koryù, Mario Tozzi, Enrico De Angelis, Antonello Mura, Paola Riccardi e Gianni “Cletta”, Timisoara Pinto, Elisa Serangeli, Giulio Cederna, Simona De Giorgio, Vauro (anche come testimone per Emergency), i pediatri Paolo Sarti, Stefania Manetti,  Maria Luisa Tortorella, Il Circo El Grito!, il Teatro Verde e i Tetes de Bois.
Ad accompagnare le mamme dai loro luoghi di vita a Mori, saranno la prestigiosa rivista Andersen di Genova di Barbara Schiaffino, fondata da Gualtiero Schiaffino, e alcune realtà che in questi anni stanno operando con competenza e coraggio nel territorio dell’incontro fra culture: Piano Terra da Napoli che opera nel Rione Sanità e con cui si è già tracciato un bellissimo percorso comune, Crescere al Sud con le mamme di Bari, la scuola Daneo da Genova, Medici per i Diritti Umani da Firenze, la Scuola di Babele da Legnano in provincia di Milano, Il Mondo di Joele da Torino, lo stesso ambulatorio di Andrea dall’hinterland di Roma, dalla Calabria a da Roccella Jonica nella speciale relazione nata con quel prestigioso festival di jazz. Infatti proprio attraverso tutte queste realtà, vere antenne che operano già nel territorio, le mamme e i papà raggiungeranno Mori e racconteranno la favola con cui si addormentavano da bambini. Un lungo viaggio in treno verso il Trentino con accoglienza e soggiorno nelle case, con gli abitanti del paese.
 
Allora 9/10/11 ottobre, saranno tre giorni bellissimi, fra agguati artistici, divulgazioni scientifiche, circo contemporaneo, teatro per ragazzi e soprattutto favole e mamme dall’ambulatorio alla piazza. Ad ascoltare la fiaba che non conosci.