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NIDI D’ARAC – Intervista al cantante Alessando Coppola

NIDI D’ARAC – Intervista al cantante Alessando Coppola

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I Nidi D’Arac sono una band oramai storica con vent’anni di esperienza alle spalle e il loro sound continua ad essere ricco di contaminazioni, un sound molto originale e personale. Ne abbiamo parlato con Alessandro Coppola, voce e leader della band.

Ciao e benvenuto tra le pagine di Tuttorock. Presentati ai nostri lettori e una breve storia dei Nidi D’Arac.

Sono Alessandro Coppola, sono un musicista e da diversi anni ho lasciato il Salento per Parigi, dove aiuto i ragazzi a non disperdere le proprie energie, appassionandoli alla musica. In poche parole, l’esperienza artistica è uno strumento per far in modo che non corrano rischi, che abbiano un’alternativa alla criminalità. 20 anni fa ho immaginato i Nidi d’Arac, assieme ad alcuni musicisti che fanno ancora parte del gruppo, suonandoci o semplicemente sostenendoci. Ci chiamiamo così perchè è l’anagramma di “aracnide”, perchè i ragni hanno a che fare con la terra, le radici, il Salento, la pizzica. Il ragno tesse, il ragno danza.

Più di vent’anni di storia, sei soddisfatto dei risultati raggiunti fino ad oggi?

Sì, è stato un percorso lungo e abbastanza coerente, con momenti più difficili e momenti di slancio. In generale, il fatto che siano passati 20 anni è già una vittoria e oggi parliamo ancora di futuro….

Tornando indietro nel tempo, cambieresti qualcosa?

Penso di no e, in ogni caso, le scelte erano da contestualizzare in un nostro determinato  periodo storico. L’errore avrebbe fatto parte della crescita e, quindi, della storia che ci ha condotto fino a qui. 

Parlami del nuovo album, “Face B”, come sono nati i brani?

Sono nati dalla messa in discussione del nostro concetto di modernità. A Parigi, città nella quale vivo e lavoro come coach di artisti rapper, in particolare giovani che fanno trap e afrotrap, ho iniziato a riflettere sulla modernità della nostra musica, su come avremmo dovuto adattare il nostro stile in conformità con la nostra filologia musicale e cioè con il concetto di tradizione e di modernità.

Perché “Face B”?
«Face b» è un termine utilizzato dai rapper per indicare un brano in una formula «non canzone»,  quindi un brano informale, a volte improvvisato su una base non originale, in pratica una formula molto democratica di produrre musica.

Il significato dei testi?

Nei testi c’è un pò di tutto, dalle riflessioni mistiche e intime alle denunce di problemi sociali, ma anche storie inventate, testi tradizionali riadattati.

Una copertina molto particolare, quale è il significato?

E’ un’opera commissionata a un artista che stimiamo molto, Antonio Dragonetti. Oltre ad essere un grande fotografo e grafico, conosce molto bene la nostra storia. E’ veramente il frutto di una collaborazione artistica: la composizione è la sua “FACE B”, l’immagine nata dopo alcune sue riflessioni sulla musica e i testi dell’album.

Il vostro sound è sempre stato molto variopinto, partendo dalla world music per passare per l’elettronica e il rock. Oggi sembra che il vostro sound sia ancora una volta cambiato, nella cartella stampa si parla di trap, ma cosa è in realtà questo trap e perché vi ci siete avvicinati?

La nostra musica è fondamentalmente urbana. Attualmente nelle grandi metropoli europee – e  in particolare a Parigi – cè una grande attenzione per la trap e l’afrotrap. Potremmo dire che è di tendenza una sorte di afrobeat con suoni trap e questo si sente molto nelle nostre produzioni. Cosa Ci accomuna? Fondamentalmente una sorta di neotribalismo. Sì, il neotribalismo è il punto di contatto tra la nostra filosofia musicale  e le nuove produzioni metropolitane.  

Quali differenze ci sono tra “Face B” e i vostri precedenti lavori?

Ogni album è legato a un determinato periodo storico quindi ogni album è un epoca. In particolare, in “Face B” c’è più Europa ,molto sud Italia e meno tradizione salentina.

“Moustapha” è un brano molto interessante, come è nato?

E’ nato in studio e rappresenta a pieno lo spirito dell’album. Il testo è stato scritto a due mani con un rapper francese di origine congolese. Racconta la storia di un venditore ambulante africano, sbarcato in Europa: la vicenda è descritta – con consapevolezza – da due prospettive:quella di un africano e quella di un Europeo.

Perché Nidi D’Arac?

E’ l’anagramma di Aracnidi, Tarantola, tarantismo, mondo antico. Una parola circolare che racchiude il significato esoterico, il cerchio, la danza, la ritualità.

Chiudi l’intervista come vuoi, per i nostri lettori e i nostri fan, un invito ad entrare
nel vostro mondo musicale e una guida all’ascolto di “Face B”.

Se avete voglia di scoprire un universo tipicamente italiano, ma con un estetica tipicamente poco italiana, ascoltate i nostri album e, soprattutto, veniteci a vedere in concerto!!!

FABIO LOFFREDO

http://www.nididarac.net/site/