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Intervista a Chiara Vidonis la nuova rocker italiana

Intervista a Chiara Vidonis la nuova rocker italiana

Dopo aver ascoltato decine se non centinai di volte il suo splendido album, “Tutto il resto non so dove”, ho avuto il piacere di parlare con quella che definisco una delle promesse più interessanti del panorama italiano.

Ho notato un po’ di rabbia nel tuo cd, una rabbia controllata, con parole che mirano a dare il giusto senso ad ogni sentimento, da cosa è dovuta?

Si, in effetti c’è della rabbia…ma non perché questo sia il sentimento preponderante nella mia vita, affatto, ma perché credo che farla fluire nella musica sia un bel metodo per farla uscire in modo sano. A volte non è proprio rabbia..è come se alcuni sentimenti per uscire avessero bisogno di forza, di una spinta aggressiva ecco…forse è per questo che spesso urlo.   Se vogliamo è più un atteggiamento che un vero sentimento espresso. Nel disco percorro diversi sentimenti, emozioni più che altro…che si fondono e confondono anche nell’arco dello stesso brano. Credo rispecchi molto il mio modo di essere, sempre in movimento, in evoluzione.

Quando e perché è nata dentro te?

Ripeto, non mi concentrerei sulla rabbia…non credo sia cosi’ fondamentale nella mia vita. Spesso piu’ che altro perdo la pazienza  ecco direi che sono un po’ istintiva nel modo di prendere le cose, non conto mai fino a 10 per reagire…se c’e’ rabbia vera puo’ essere quella de Lo Stato Mentale in cui per forza di cose, per l’argomento trattato, la rabbia e’ presente, perche’ serve per veicolare un messaggio, che vuole essere diretto, chiaro e conciso.

 Hai fatto un bel cd, un bel rock, ho visto che sei in giro per l’Italia a promuoverlo, ti aspettavi questa notorietà già al tuo primo album?

Beh notorietà è una parola grossa, diciamo che sono contenta che il disco abbia  una buona risposta sia tra le persone comuni che mi scrivono per dirmi che lo hanno apprezzato, sia tra gli addetti ai lavori, e quindi recensioni, riviste di settore…insomma, sono contenta in primo luogo che questo disco sia come lo sognavo, come lo avevo pensato, poi il resto se arriva, meglio. Esibirmi dal vivo per me e’ fondamentale, da sempre, lo e’ ancora di piu’ adesso che posso portare in giro il disco promuovendolo un po’ ovunque, da nord a sud. Sono contenta di poterlo promuovere suonando sia in acustico, proponendo quindi i brani così come sono nati, nudi e crudi…sia a band completa, quindi valorizzando l’aspetto della produzione che e’ stato fondamentale.

I cd più belli, le grandi della musica internazionale, li hanno creati dopo aver sofferto in amore, vedi Alanis Morissette o Adele, solo per citarne un paio…vuoi unirti a loro?

Mi unisco a tutta l’umanità, chi non ha sofferto per amore? Però non credo sia un meccanismo così automatico…la creazione non è mai legata ad un episodio in particolare ma proprio ad una visione della vita, ad un modo di vivere tutto, dal più piccolo evento nell’arco della giornata ad una tragedia cosmica. Se dovessi scrivere solo quando soffro per amore mi limiterei a tenere un diario senza ammorbare il prossimo con le mie angoscie. Oltretutto cerco sempre di non limitare un brano ad un’unica interpretazione, mi piace sia evocativo di cose diverse, per persone diverse che lo ascoltano. Dove tu vedi sofferenza per amore magari io ci ho visto chissà cos’altro, e queste è un meccanismo che mi affascina sempre molto. Certo…un sentimento forte e anche traumatico come può essere l’amore dà sempre una spinta a scrivere qualcosa di intenso…ma non è detto, saremmo tutti grandi poeti altrimenti.

Parlami di “immaginario”, è un pezzo molto dolce e adoro l’inserimento della tromba nel finale, anche qui però vedo che sei rimasta a distanza da ciò che potrebbe renderti felice… Lo fai anche in “tutto finirà” oppure in “cannibale”, li ad un passo dal trattenere ciò vuoi veramente ed invece sei pronta a perderlo e a lasciarlo andare

E si…è così, purtroppo.  E’ quasi un’abitudine. Ma Immaginario è una canzone che vuole essere positiva, un invito alla leggerezza, a non aver paura dei propri sentimenti e imparare a viverli bene, standosi accanto senza sentire la presenza oppressiva dell’altro, ma stando alla breve distanza di un passo per sostenersi. In “Tutto Finirà” questo aspetto della distanza viene solo sfiorato, piu’ che altro volevo proprio esprimere il bisogno di considerarsi un po’ meno fondamentali in un mondo in cui noi esseri umani ci crediamo al centro di tutto e invece siamo per lo più dei parassiti…e che quindi non dobbiamo crederci degli dei in terra…siamo mortali, bisogna fare i conti col fatto che questa è la nostra natura e che è anche la nostra fortuna, l’immortalita’ porterebbe anche una serie di responsabilità che invece possiamo non avere. Vvivamo la nostra vita con più leggerezza e tenendo ben presente che oggi ci siamo e domani no.  Cannibale è un insieme psichedelico di tante cose che coesistono…non tutte legate all’amore, è un viaggio all’interno di se’ stessi che mi piace lasciare sospeso.

Invece “Eva”…quanto c’è di te in lei?

Tutti abbiamo una piccola Eva dentro pronta a rovinarci la giornata. E’ importante ricordarselo e starle alla larga. Oppure godersela per quello che ci puo’ dare ma non pretendere da lei nulla di più. C’e’ molto di me ma anche molto di un’ altra persona che nel periodo in cui l’ho scritta ho avuto modo di osservare. Poi nel corso degli anni ne ho incontrate tante di Eva…ma credo sia un po’ il lato oscuro di molti di noi. Mi piacciono i rovesci della medaglia, mi spaventano molto le persone che vogliono farsi vedere perfette, sempre coerenti ad ogni costo…ma cosa c’è di coerente nell’essenza dell’essere umano,  sempre così imperfetta, in balia di paure e cambiamenti…a me piace chi si mette allo scoperto anche facendo vedere parti di se’ che non vorrebbe…a nasconderle si fa più danno, poi pretendono di uscire comunque facendoti pagare gli interessi. Tanto vale arrendersi al fatto che Eva c’è ed è in ognuno di noi.

 Chi avrà voglia di seguirti nel tour che tipo di concerto dovrà aspettarsi di vedere? 

I miei concerti, come detto sopra, possono essere acustici o a band completa. Dipende dalla situazione in cui mi trovo a suonare. In entrambi i casi non manca l’energia, mi piace lasciarmi andare completamente mentre suono, cercare di entrare in sintonia con chi ascolta, creare ogni volta un legame con il pubblico, Questo a prescindere dalla formazione, penso sia quello che rimane a concerto finito.

La produzione del disco è durata 4 anni, avrai avuto alti e bassi, chi ti è stato sempre al to fianco supportandoti e sopportandoti?

Ho avuto la fortuna di circondarmi di ottimi musicisti (Daniele Fiaschi alle chitarre, Simone De Filippis al basso e synth e Andrea Palmeri alla batteria). Loro mi accompagnano anche durante i live.
Sono stati indispensabili per la realizzazione del disco.
Con loro, un’altra presenza costante e fondamentale e’ stata Stefano Bechini, produttore e sound engineer di tutto il disco.
E’ sua la magia che si e’ creata in Immaginario , per esempio, senza di lui non ci sarebbe forse nemmeno stato il disco.
Avere vicino professionisti appassionati e’ stata la mia piu’ grande fortuna.

Quali sono i tuoi gusti musicali? Chi ha influenzato il tuo rock più di tutti?

Sono cresciuta con il cantautorato classico da De Andre’ a Guccini, passando per Jannacci e Dalla. Poi ho indurito e ampliato un po’ gli ascolti andando verso il rock dei Led Zeppelin, Alice In Chains, Skunk Anansie, PJ Harvey….tra gli italiani ho adorato i BluVertigo, Carmen Consoli…piu’ o meno questi…ma ascolto talmente tanta musica che probabilmente sono influenzata da tante piu’ cose di quelle che mi ricordo.

Bowie ci ha lasciati, quale periodo in particolare ti piaceva della sua lunga carriera?

Di Bowie adoravo la sua capacità di essere in continuo mutamento, di ricercare sempre qualcosa nella musica e nel modo di presentarla…è un processo che mi ha sempre affascinato molto, forse e’ la cosa che amo di piu’ in generale negli artisti.

Daniele “DiKi” Di Chiara