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GIULIA SALVI – Intervista alla speaker #giulia e Rock In Translation di Virgin Radio

GIULIA SALVI – Intervista alla speaker #giulia e Rock In Translation di Virgin Radio

Intervistare uno dei miei miti? Un grandissimo piacere ed onore presentarvi GIULIA SALVI.
[official bio]
Modenese, un passato da modella e un presente sulle frequenze di Virgin Radio e alla consolle nei migliori club d’Italia. Nel 2006 sembra che le si aprano le porte del cinema, ottenendo la parte di Elodie nel film “A casa nostra” di Francesca Comencini. La parte viene affidata però ad un’altra attrice ben più nota e Giulia viene rilegata a una piccola parte (l’amica anoressica e tossicodipendente della modella Elodie), per poi scoprire alla prima del film al Festival del cinema di Roma che la sua parte era stata tagliata!! Giulia quindi alza la testa e continua a lavorare alla sua carriera di modella, e a coltivare il suo amore per la musica. Un amore vero e proprio quello di Giulia per la musica indie-rock. Va ai concerti, intervista le band – dai 30 Seconds To Mars agli Skunk Anansie, dagli Stereophonics a Ben Harper, dai Green Day ai Babyshambles e ha un sogno nel cassetto: un giorno, in futuro, diventare talent scout di giovani band. Oggi è on-air la mattina dalle 11 alle 13 (dal lunedì al venerdì) con #giulia e conduce anche Rock in Translation, una tela di parole e musica colorata dalla voce di Giulia e accompagnata dalle più belle canzoni rock di sempre. 
 
Giulia Salvi, raccontaci come nasce la tua passione e decisione di fare la dj/conduttrice?
Anni ’90, MTV arriva in Italia e d’un tratto i miei pomeriggi di bambina vengono riempiti da tutti quei video musicali coloratissimi, che mi fanno capire la mia strada. Quando guardavo Select con Paola Maugeri dicevo: io voglio fare il suo lavoro. Ora siamo addirittura colleghe!
 
Modella, dj radio, conduttrice televisiva, in che ordine di preferenza metteresti le tue attività? Ce ne sono altre che wikipedia non ci racconta?
Ho fatto la modella dai 15 ai 19 anni solo per guadagnarmi da vivere, ma è una parentesi chiusa da 10 anni che non ricordo con piacere. Adoro fare tv e vorrei che diventasse un impegno più costante nella mia vita. La mia grande passione però resta la radio e spero che sia così ancora per tantissimi anni!
 
Un grande successo con l’amico Andrea Rock su Virgin Radio con un programma che avete fatto diventare un cult, Virgin Generation, come ti sei trovata?
Andrea per me è più che un fratello. Oggi non ci vediamo più tutti i giorni, ma il nostro rapporto non è cambiato di una virgola. E’ una vera rarità trovare un amico, anzi, il migliore amico, sul posto di lavoro!

Ora vi hanno separati, hai un programma tuo, #Giulia , un salto di qualità ed una responsabilità maggiore adesso che ti ritrovi da sola al microfono.
E’ vero, ma penso che divisi siamo entrambi in grado di dare ancora di più, in quanto possiamo esprimere al meglio le nostre personalità e gusti
 
Il nome del tuo programma riflette la tua inclinazione verso i social e la società liquida, quale è la tua opinione su questo mondo? Come ti ci trovi?
Il titolo del programma non è stata una mia scelta, anche se ben riflette lo spirito della trasmissione, ovvero l’interazione. Personalmente non sono un “topo da social”, li utilizzo più che altro per lavoro, anche se danno l’opportunità di mantenere più facilmente legami a distanza con persone che non riesci a frequentare costantemente. Penso anche che spesso i social ci “rincoglioniscano”, rendendoci meno rapidi e coraggiosi nei rapporti reali tra noi e chi ci circonda. Alzate gli occhi dallo smartphone e svegliatevi!

Il web è una grande opportunità, ma come hai avuto modo di dire per radio spesso, tira fuori anche la parte peggiore della società, quello che non si direbbe mai di persona, viene scritto senza problemi quando si è dietro una tastiera. Dobbiamo presumere che tante persone siano veramente così e venga fuori il vero lato ‘brutto’ della società di oggi? Spesso leggi commenti degli ascoltatori dicendo che altri non li puoi ripetere.
Le persone al giorno d’oggi sono frustrate e stressate, forse più che in passato: la vita frenetica, i ritmi accelerati anche dalla velocità del web, che ci impone di essere veloci quanto sono veloci le notizie che si spargono online a macchia d’olio… Tutto questo fa sì che molti cerchino uno sfogo gratuito e immediato, come quello che offrono i social. Sta a noi essere forti e non farci prendere dallo sconforto. Io so che certi commenti gratuiti arrivano da persone la cui vita è talmente misera che il loro momento di gloria nella giornata è gettare fango sugli altri. Mi fanno pena, a loro consiglio di cercare sfogo, quando possibile, nello sport o nell’essere utile magari a qualcuno.
 
Ogni giorno trovi un argomento da proporre in trasmissione, uno che mi è piaciuto particolarmente ed è molto controverso, è stato sul fatto che al giorno d’oggi la canzone ‘politica’ non ha più senso di esistere. Tanti cantanti invece mi dicono che lo fanno perché il dovere dell’arte/musicisti, è di fare pensare, non certo dare soluzione, ma almeno fare riflettere. Non credi che se non si parlasse di quello che succede intorno a noi avremmo solo canzoni di amore e dintorni?
Quello che dici è verissimo e lo rispetto. È che a me personalmente la musica strumentalizzata non piace. Nel senso che la trovo anacronistica: non siamo più nel 1968. Ma è semplicemente un parere personale. Chi ha un messaggio vero e sentito da diffondere DEVE farlo, non sarò certo io a fermarlo. Tuttavia, aborro chi cavalca le correnti politiche solo per avere un pretesto per cui scrivere. Lo stesso Roger Waters che continua a riempire i propri concerti di immagini, video e slogan contro Trump, mi rattrista. Sono sicura che uno come lui non abbia bisogno di dover scatenare gli animi del popolino con tali ovvietà e banalità con un argomento trito e ritrito. Si concentrasse sulla grandezza del suo essere e della sua musica.

Riallacciandomi a questo discorso, ritieni che non ce ne sia più senso perché? Forse al giorno d’oggi la situazione è perfino peggiore, pare che gli ideali e le speranze dei 60/70s siano sparite ed al mondo si parli solo di soldi.
Al mondo non si parla solo di soldi, ma esso gira anche grazie ai soldi. L’ipocrisia di chi dice: “I Metallica hanno venduto parte del merchandising ad Urban Outfitters! Che schifo, si sono venduti!” equivale a cecità. La musica è anche business, altrimenti i grandi miti del mondo della musica, compresi coloro che si battono da anni (e giustamente) per il sociale, sarebbero ancora rintanati nei propri garage o in qualche pub di paese.
 
Come vedi lo stato dell’arte, settore di cui la musica fa parte, al giorno d’oggi, in Italia?
Ci sono grandi artisti emergenti che spesso si prestano al mondo della musica dando in concessione qualche lavoro per creare gli artwork di bellissimi album. E’ il caso di Nicola Samori, ad esempio, che ha dato una sua opera ai Veils per la copertina dell’ultimo disco “Total Depravity”. E’ un mondo attivo e sempre meno snobbato/sottovalutato. Guardo a tutto ciò con ottimismo e positività.
Hai fatto fior fiore di interviste, la più interessante e la più deludente?
Il più interessante David Gilmour. Una vera e propria leggenda a portata di mano, umano, gentile, avrei potuto parlarci per ore e lui sarebbe stato lì.
I più deludenti i Verdena. Evidentemente non avevano voglia di prestarsi all’intervista. Sarebbe stato meglio non farla piuttosto che raccogliere un grumo di risposte insensate. Alcuni gruppi non sono fatti per le interviste e in questo non c’è nulla di male. Non li si dovrebbe forzare alle formalità se esse non appartengono loro.
 
Concerto più bello e più deludente della tua vita?
Il più bello non te lo so dire: ogni artista che amo possiede uno scenario personale che trasporta sul palco e ogni concerto si incastra a fasi diverse della vita. Quindi potrei dirti che ogni concerto è speciale.
Il più deludente: i Rise Against nel 2011 a Milano. Li amo su disco, ma dal vivo fanno pena.
 
Cosa ascolta Giulia Salvi quando non è in radio? Che cosa vedi di interessante e la tendenza futura?
Ascolto di tutto: dai Parkway Drive a Beyoncè, dai White Lies agli Avenged Sevenfold, dai Depeche Mode ai 69 Eyes. L’aspetto più interessante dei nuovi trend musicali è la progressiva sparizione dei generi, che non significa uniformarsi alla collettività, ma questi ultimi due anni di musica hanno avuto dei sound particolari che si possono riscontrare in quasi tutte le grandi hit di qualsiasi genere. Questa cosa mi affascina, ma è un po’ difficile da spiegare a parole…
 
Delusioni e gioie fanno parte della vita, la tua delusione più grande e la tua gioia/sorpresa più inaspettata?
La delusione più grande è stata la fine di All Music, anche se ovviamente non dipendeva da me. Adoro fare la VJ, mi si spezzò il cuore nel 2009, anche se ciò mi ha resa più disillusa e “sgamata” in generale sul lavoro.
La gioia più grande è stata ed è tutt’ora mia figlia Lydia Maria, che riempie la mia vita e la colora di avventure a volte rocambolesche e divertenti e mi sprona a dare sempre il meglio di me in ogni ambito, non solo sul lavoro, ma anche fuori.
 
Progetti futuri di Giulia Salvi?
Non posso dire molto, ma da settembre il mio programma vi riserverà delle enormi sorprese!!!

MAURIZIO DONINI
 

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