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GIOVANNI SUCCI – Intervista al cantante dei “Bachi da Pietra” sul suo nu …

GIOVANNI SUCCI – Intervista al cantante dei “Bachi da Pietra” sul suo nu …

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Ho raggiunto telefonicamente Giovanni Succi, voce del duo rock blues Bachi da Pietra, questa volta in occasione dell’uscita del suo secondo album solista “Carne cruda a colazione”, ecco ciò che è emerso dalla nostra chiacchierata.

Ciao Giovanni, innanzitutto benvenuto su Tuttorock, da pochi giorni è uscito il tuo secondo disco solista, “Carne cruda a colazione”, perchè questo titolo?
Ciao Marco, grazie. Il titolo rimanda a un senso di crudità, me ne rendo conto, può essere anche respingente. Però penso che riappropriarsi del concetto di materia, della coscienza di essere fatti noi stessi di roba viva e pulsante, in un’epoca di presenze fittizie e di ubiquità sociali, mi sembra che possa essere un buon esercizio fisico.

Ti faccio una serie di domande seguendo la scaletta del tuo nuovo disco. “Povero zio”, è dedicata a chi predica bene e razzola male?
No no, è dedicata proprio a lui in persona, al vecchio tronista barbuto che sta sulle nuvole, che ha un’opinione su tutto e la esprime attraverso i suo PR, i suoi fan e i suoi ultras. Se magari la smettesse di rompere le palle per un giorno non sarebbe male!

Il brano “Algoritmo” illustra molto bene la superficialità che contraddistingue questi tempi, c’è una frase in quella canzone, “Sai son molto appassionato del tuo disco, l’ho sentito già una volta quasi tutto”. Io per apprezzare completamente il tuo album ho avuto bisogno di almeno dieci ascolti, ora lo adoro. È davvero così triste e superficiale il mondo musicale contemporaneo?
Mah, sai, ognuno sceglie il proprio modo di essere, se ti va di essere così, sei libero di essere così, a volte anch’io sono così, magari c’è così tanta roba in giro che non riesci ad ascoltare tutto. Dipende dalle scelte di ciascuno, ci è stato dato in sorte di fare musica in un periodo così, accettiamolo, c’è stato anche di peggio in passato. Quando avevo 18 anni ero un metallaro intransigente, non avrei mai ascoltato niente a parte quello. Poi capitai a casa di un amico e gli chiesi dei dischi diversi dal metal che si trovavano nella sua casa e che pensavo fossero robaccia, invece mi hanno cambiato la vita. Da quel giorno ho visto le cose diversamente. Se io avessi avuto un algoritmo allora ora starei ascoltando ancora cloni dei Saxon o degli Iron Maiden e mi farebbero schifo Tom Waits e il blues. Esiste la musica bella e la musica brutta, non importa il genere. E non si deve per forza suonare del rock per essere rock, ci sono molti rocker che sono dei poser.

Sono tempi in cui se salta la rete dei telefoni cellulari la gente reagisce peggio che allo scoppio di una guerra nucleare… Stanno impazzendo tutti?
Guarda, sembra che me la sia chiamata… ti giuro che oggi avevo da fare con il computer e si è messa a lampeggiare la luce rossa del modem. Ho chiamato il servizio tecnico e mi hanno detto che c’era un guasto in centrale. Allora ho chiesto, “mi consigliate di accendere un cero a Padre Pio o alla Madonna per fare andare il modem?”, siccome mi hanno risposto dalla Puglia mi hanno consigliato Padre Pio, ora devo confidare in lui per riavere una connessione (ride ndr).

Quanti sorrisi melliflui hai incontrato nella tua carriera musicale?
Eh, tantissimi. Siamo nell’epoca dei melliflui, infatti Lindo Languido sta spopolando, la cosa buffa è che leggo che alcuni sono convinti che io sia stato folgorato da un concerto di Lindo Languido ed i Melliflui. Allora vi consiglio di ascoltare Lindo Languido, cercatelo.

50 anni, un’età che dichiari nel brano “Cabrio”. Vuoi fare un bilancio della tua vita?
Mah, ovviamente ho sbagliato tutto come chiunque ma va bene così, sono qui e rifarei tutto, alla fine quello che sei è quello che fai e quello che fai è quello che sei.

“Arti”, canzone piena di metafore. È più difficile sostenersi sugli arti o sulle arti?
Dipende dal terreno, mi piaceva parlare di un tema di questo genere abbassando il più possibile il discorso a livello rasoterra e a quel livello ci sono gli arti inferiori, i piedi. Ci sono anche le rotule, le cosce, le anche, ma chi ti trascina avanti ed indietro sono i piedi.

Canti “La risposta”, tu alle domande che ti fai trovi sempre le risposte?
No, vedi sopra, quando cerco una risposta trovo me. Perchè va così? Perchè io sono fatto così, quello che sei è la risposta anche se, ad un certo punto della vita, ti trovi a contemplare le tue risposte che invece sono diventate delle domande e ti chiedi, “Ma tu chi sei?”, e lì tanti auguri a tutti.

Alessandria è davvero così “Grigia”?
Alessandria è una città incantata, nel senso che nessuno l’ha mai cantata perchè è incantabile. Quando io ti dico Alessandria tu visualizzi cosa? Tutti dicono la nebbia, pensa a quando la nebbia se ne va, non rimane niente. Però ci sono nato, un pò la detesto un pò la amo, come tutti i posti in cui uno nasce, io comunque mi sento molto più astigiano perchè ho vissuto tutta la vita in provincia di Asti. Non mi riconosco negli alessandrini, ad esempio vai in un ristorante e, a 40 km dalle Langhe, dove viene prodotto, non trovi una bottiglia di Barolo. Per noi astigiani o per la gente delle Langhe o di Alba è un posto assurdo. Sicuramente ci sarà qualcuno che si sentirà offeso perchè ad Alessandria magari possiede uno splendido ristorante che serve il Barolo. È una strana città del Piemonte con una storia travagliata, nata come centro militare, rimasta negli anni centro militare, bombardata pesantemente durante l’ultima guerra. È colpa della sorte, anche se un pò se l’è cercata.

“Meglio di niente”, l’ho ascoltata in loop durante un viaggio notturno in auto tornando a casa, che rapporto hai tu con la notte?
Io di notte lavoro ma quando sono a casa se posso dormo, la giornata è lunga, so che non è una cosa molto rock da dire ma è così.

Hai fatto anche tu il tormentone estivo, “Balene per me”.
Infatti, l’avrete sentita sicuramente sulle principali stazioni radio! (ride ndr).

Una domanda per chi non conosce Succi, qual’è stata la tua formazione musicale?
Sono stato un ragazzino precocissimo, mi ricordo che alle gite scolastiche alle scuole elementari avevo il walkman con la cassetta con il punk rock dei Ramones, ascoltavo anche cose da bambino ma ero già molto attratto dalle chitarre distorte e da quell’idea di musica, poi sono venute altre cose anche più scenografiche tipo i Kiss dopodichè sono diventato il metallaro intransigente di cui parlavo prima e poi ho subito quella folgorazione nella camera del fratello maggiore del mio migliore amico dell’epoca e da lì mi sono immerso per una decina di anni nel blues. Sono venuto fuori da questa dipendenza e la svolta successiva è stata l’elettronica, sono quindi passato da un estremo all’altro. È tutta roba che mi piace, me la trovo in tasca e la riutilizzo, come fa chiunque. Utilizzi e fai tue le cose che ti sono piaciute, in base ai tuoi limiti, e quello diventa il tuo modo di esprimerti e assomiglia a quello che sei.

Cosa mi dici di Paolo Conte?
Paolo Conte me lo sono trovato in casa, è astigiano, ho sempre avuto l’impressione che fosse dietro l’angolo, ho sempre saputo che c’era qui vicino, l’ho sempre apprezzato fin da bambino, a partire dalle canzoni più facili come Azzurro e poi l’ho sempre seguito e amato. Gli devo molto, è un vero maestro di stile, io non scimmiotterei mai quello che suona lui, non ne sarei nemmeno capace, sarebbe irrispettoso. Gli ho dedicato un album, Lampi per macachi, dove il macaco peggiore sono io, ho suonato alla mia maniera le sue canzoni, da scimmia non del jazz ma del rock.

Progetti futuri di Succi? Tour? Nuovi lavori con i Bachi da Pietra?
Entrambe le cose. Il  tour, organizzato da Tudemun Concerti, partirà da novembre e toccherà un pò tutta l’Italia. Quando sono in giro con il progetto Succi scrivo per i Bachi da Pietra e viceversa, quindi ci sarà anche un nuovo lavoro firmato Bachi da Pietra, probabilmente il prossimo anno, la saga continua.

Grazie mille per il tempo che ci hai dedicato, vuoi dire qualcosa ai lettori di Tuttorock e agli ascoltatori dei tuoi dischi?
Grazie a te per l’attenzione, ai lettori dico “Buon appetito!”. Ciao!

MARCO PRITONI

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