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EDOARDO FASSIO – Intervista all’autore di “Soul city”

EDOARDO FASSIO – Intervista all’autore di “Soul city”

Per Tuttorock l’alba della terza giornata targata Porretta Soul Festival inizia nel giardino privato dell’Hotel Roma, sorseggiando un caffè insieme a Edoardo “Catfish” Fassio,  giornalista, radiofonico, conduttore e autore del libro Soul City.
 
 
Ciao Edoardo, grazie per la tua disponibilità e complimenti per il tuo ultimo libro, “Soul City”; confesso di averlo letto tutto d’un fiato. Mi sono fatta coinvolgere così tanto che sono curiosa di capire meglio le dinamiche che legano te e Graziano Uliani, ideatore del Porretta Soul Festival; come vi siete conosciuti?
Effettivamente io e Graziano ci siamo conosciuti qui. Nel 1991 ho iniziato a recensire il Festival, al tempo mi occupavo di giornalismo musicale, scrivevo per riviste del settore e per La Stampa,  e nutrivo molta curiosità nei confronti di questa manifestazione essendo un grandissimo appassionato di black music classica e lavorando come dj radiofonico, specializzato in soul, blues e rhythm and blues. Nel tempo si è creato un rapporto di fiducia e di amicizia tra me e  Graziano, tanto da farci venire l’idea di scrivere un libro. Finalmente è giunto il momento, a giugno è uscito Soul City, una raccolta di retroscena legati al Porretta Soul Festival. Quando l’editore VOLOlibero ha deciso supportarci mi sono messo subito al lavoro, analizzando gli appunti che avevo raccolto negli anni e consultando tutte le fonti che riuscivo a trovare, dai racconti ai registri storici dove gli artisti avevano lasciato dediche, opinioni e critiche. Ho deciso di mettere insieme i materiali creando questa storia, capace di spiegare come una cittadina tranquilla e termale, dove la passione per la musica era più legata a Nilla Pizzi e Casadei, alla fine sia riuscita a diventare la capitale della Soul music, una vera e propria Soul City.
 
Quali sono stati i momenti difficili legati stesura del libro? Immagino che Soul City non sia uno di quei libri scritti di getto…
Sinceramente non sono una penna velocissima, solitamente cerco di documentarmi e di realizzare il manoscritto, per poi andare a fare una check-list dei contenuti e confermarne la veridicità, perché quando si scrive un libro bisogna sempre verificare le proprie fonti, così da  non perdere di credibilità nei confronti del lettore. I racconti di Graziano sono stati fondamentali, tanto da essere spesso citati in maniera diretta o per inciso, e ovviamente anche i pareri raccolti sul campo hanno avuto la loro importanza, visto che stiamo parlando di un racconto. Il mio scopo per Soul City non era solo quello di arrivare al pubblico che si reca a Porretta per il Festival, ma anche di suscitare curiosità in coloro che ne hanno solo sentito parlare. L’intento era quello di creare un libro senza tempo e spero di esserci riuscito.
 
Mantenere un rapporto così stretto durante la stesura di un libro non deve essere stato semplice, tu e Graziano avete avuto dei momenti di scontro?
No, di scontro no, però ci sono stati momenti in cui io volevo inserire qualcosa nel libro ma lui non era convinto e a quel punto gli dicevo che l’avrei messo comunque! (ndr. ride) Se no, in generale, ho sempre accettato i suoi consigli. Però, attenzione, anche in passato  quando scrivevo gli articoli ho sempre mantenuto la mia professionalità, non sono mai stato il portavoce di nessuno, perché comunque sia, se i lettori si devono lamentare, alla fine si rivolgono a me. Graziano fa il suo mestiere, quello di organizzare il Festival, e io faccio il mio, quello di scriverne. Le due cose sono innegabilmente legate, perché se non ci fosse il Festival io non scriverei, ma tutto ciò che esce dalla mia penna è rivolto esclusivamente ai lettori.
 
Ci sono stati invece dei momenti belli?
Assolutamente si! Sono venuto per molti giorni qui a Porretta, all’Hotel Roma, passando ore a sbobinare e ogni giorno saltavano fuori degli aneddoti divertenti, che magari io non conoscevo, o che addirittura Graziano stesso non conosceva! Si finiva sempre per farsi quattro risate!

All’interno di Soul City troviamo anche moltissime fotografie, sei stato tu a sceglierle?
Le fotografie sono state selezionate da me, da Graziano e dall’editore, avevamo l’imbarazzo della scelta, l’archivio fotografico del Porretta Soul Festival è veramente sterminato! Ci tengo a precisare che Soul City non è un libro fotografico, ma un libro illustrato da immagini capaci di documentare visivamente la storia narrata all’interno delle sue pagine. Ci sono alcuni fotografi più presenti e altri meno, ma sono tutte fotografie bellissime, in grado di arricchire e donare carattere all’aspetto grafico del libro.
 
Oggi sappiamo tutti che l’editoria cartacea in Italia sta attraversando un momento di crisi; cosa ne pensi?
Potrei dare la classica risposta pessimista che in tanti si aspettano, ma personalmente credo che ancora oggi ci siano tantissime possibilità nel campo dell’editoria musicale. La VOLOlibero, come tu sai, è un piccolo editore gagliardo che da tempo ha deciso di fare delle tirature molto mirate; basti pensare alla collana di Soul Books, ognuno dedicato ad un particolare artista. Partendo da questo genere l’editore ha deciso di aprire le porte anche al nostro manoscritto, sebbene fosse più articolato e non appartenente alla stessa collana. VOLOlibero chiaramente segue anche tanti altri generi, Rock, Pop, Beat; recentemente ha pubblicato un libro di enorme successo sui Rolling Stones scritto da un Insider italiano che conosce meglio la band di quanto possa affermare Mick Jagger. Sono mercati di nicchia, questo non si può negare, non ci troviamo davanti a Bruno Vespa, ma non gli si richiede nemmeno di essere quello!
 
State pensando di tradurre in Inglese Soul City?
Non stiamo ancora lavorando alla versione inglese, ma ci stiamo pensando. Ci  sono  molti stranieri che ci pongono questa domanda, prima però dobbiamo pensare alle vendite della versione italiana e poi pensare al resto. Bisogna fare i conti bene, perché una volta tradotto andrà comunque presentato in tante città estere e bisogna capire se un investimento del genere produrrà profitti, perché la carta e il tempo impiegato per il lavoro di traduzione ha dei costi molto elevati e io non sarei mai in grado di tradurre un libro intero in Inglese nemmeno con una pistola puntata alla testa!
 
SOFIA VIVARELLI