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ARTURO MAGNANENSI aka “ARTURO” – Intervista all’autore di My Fault

ARTURO MAGNANENSI aka “ARTURO” – Intervista all’autore di My Fault

 
 
Abbiamo intervista Arturo in occasione dell’uscita del suo bellissimo singolo, My Fault, ecco quello che ci ha raccontato:
 
Arturo Magnanensi aka Arturo, partiamo dagli inizi.
Nasco 19 anni fa, mio padre faceva musica per la tv,ha lavorato tanto con Rai e Mediaset; mia nonna era cantante jazz, diciamo che ero predestinato, non potevo scappare. Fin da piccolo poi ho iniziato ad andare a dei concerti, ad ascoltare dischi, musica particolare per un ragazzino piccolo. A 8 anni ho iniziato a suonare la batteria, poi un poco più chitarra e piano, infine mi hanno regalato un basso ed ho iniziato a suonare quello.
 
Quindi il tuo background casalingo era il jazz?
No perché in realtà io non vivevo con lei, ascoltavo quindi più la musica che piaceva ai miei genitori, sono cresciuto a pane e soul. Uno dei primi dischi che ho comprato è stato Stevie Wonder, per addormentarmi la sera volevo ascoltare Bad di Michael Jackson.
 
In effetti si rispecchia nel tuo singolo che è bello tosto un soul rock andante, al momento è la tua unica uscita discografica?
Pubblica sì, è anche un pezzo che è difficile classificare, insolito e anche d scoprire. Prendo molta ispirazione dai miei gusti personali per scrivere la mia musica e i miei gusti provengono dai miei genitori e dalla mia famiglia.
 
Mi verrebbe quasi da dire che il tuo singolo è ancora più rock di Wonder e Jackson.
Sicuramente, sicuramente, è anche il più rock di tutti i pezzi che ho scritto, quando faremo uscire altri singoli e il disco si vedrà che le mie radici sono molto più funk e soul rispetto a questo singolo, più verso Prince e Stevie Wonder piuttosto che i Police.
 
Hai preso lezioni di canto e musica o sei autodidatta?
Di batteria qualche lezione, ma ho smesso quasi subito, io mi scoccio subito e preferisco essere libero di fare quello che mi piace. Come canto mio padre mi ha dato qualche dritta su come utilizzare meglio il respiro ed il fiato.
 
Perlomeno dovresti avere evitato il classico discorso dei genitori “quando ti trovi un lavoro serio?”.
Pensa che da piccolo gli amici dei miei mi chiedevano: “Arturo, ma tu da grande cosa vuoi fare? Il musicista come papà?”, ed io rispondevo “No, io voglio fare un lavoro!”. Poi alla fine sono caduto anche io in questa trappola.
 
Oltre cantare suoni anche? Nel singolo hai anche suonato?
Mi adatto a quello che trovo, quando sono con gli amici se c’è un pianoforte uso quello, se ho a disposizione una chitarra suono la chitarra, non è un problema. Nella registrazione del pezzo ho suonato le parti di sintetizzatore.
 
Progetti futuri? Un full lenght?
Ora siamo in studio e stiamo decidendo, My Fault è in inglese ed io ho molti altri pezzi in inglese, ma stanno nascendo tanti altri pezzi in italiano ed anche innovativi, e questo è un genere che in Italia manca. Quindi stiamo decidendo se fare uscire un album in italiano o in inglese, sicuramente uno lo produrremo.
 
Quindi punti su un full album e non su un EP come va di moda adesso?
Io sono un poco vecchia scuola, sono per le dieci tracce in modo da riuscire a raccontare una storia. Ora c’è questa moda di fare mini album con 3-4 singoli ed un altro brano messo lì tanto per riempire.
 
Vero, con tutta questa musica liquida al giorno d’oggi si tende che se la musica non piace subito si salta avanti per cui la moda degli EP è un poco figlia della generazione iTunes e Spotify, cosa ne pensi?
La vedo come quelle innovazioni che comunque non puoi arrestare, si sta un poco perdendo il gusto dell’ascolto con calma di un disco. Se grandi artisti hanno fatto brani anche di 28 minuti, mettersi lì ad ascoltare un cd od un vinile da soli al buio è una esperienza bellissima, ma che si sta perdendo.
 
Comunque il prossimo disco conterrà canzoni in inglese ed in italiano o è una possibilità esclusa e punterai solo su una unica lingua?
E’ una possibilità, non è escluso, non abbiamo ancora deciso, ci stiamo pensando. Può essere interessante, ma si rischia sempre di fare un pasticcio o di fare qualcosa di incomprensibile. Se si decide di usare entrambe le lingue bisogna fare molta attenzione cercando di dare una continuità ai brani nelle due lingue diverse. Potrebbe certo essere una cosa interessante da proporre.
 
Nella realizzazione dei testi a cosa ti riferisci per ispirazione?
Sono un tipo molto strano, a volte ci metto 2-3 settimane, a volte un quarto d’ora. In genere scrivo storie di persone a me vicine, mi viene difficile scrivere qualcosa di personale, in genere magari scrivo di una situazione tra un mio caro amico e la sua fidanzata o qualcosa di strano, mi lascio trascinare da tutto, sono molto fantasioso e quindi scrivo anche su fantasie impossibili o improbabili.
 
Nel processo creativo anteponi prima il testo o la musica? Che metodo usi?
A volte nasce prima la musica, in inglese prima la melodia poi le parole, avendo molte parole tronche è una lingua molto versatile e ti permette molta libertà. L’italiano avendo invece poche parole tronche e molte parole piane, bisogna essere molto più attenti nell’integrazione con la melodia per evitare testi scontati. Con l’inglese quindi prima la musica, nell’italiano è più complesso, dipende dai casi.
 
Il video quanta parte ti prende come interesse?
My Fault il video c’è, lo abbiamo realizzato con Riccardo Sabetti un video molto carino, e comunque è una cosa che a me piace molto il vide., Adesso poi è praticamente obbligatorio e comunque è qualcosa che può aggiungere informazioni al brano, in My Fault l’abbiamo usato per far vedere il punto di vista della controparte.

Grazie Arturo, a presto per l’album appena esce.
 
MAURIZIO DONINI
 
https://www.facebook.com/arturo.magnanensi  
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