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ANDY MARTONGELLI – Intervista al chitarrista degli Arthemis

ANDY MARTONGELLI – Intervista al chitarrista degli Arthemis

Incontrati in occasione della 2a data del Tour Europeo “We are the fire” di Gus G, gli Arthemis, una realtà d’eccellenza nel panorama della musica metal italiana, con un curriculum in grado di far impallidire chiunque… sorprendenti, animosi e carichi di contagiosa passione, conquistano il pubblico a colpi di classe, ma anche di simpatia. Da circa 3 anni, entrando in qualsiasi locale in cui si suonasse musica, ero accolta al mio ingresso dall’immagine di Mr Martongelli, che brandendo la sua Dean Cadillac tra le fiamme, alimentava lo stesso epico effetto in me, di un “Signore degli Anelli” custode del sound metallico… leggendario a dir poco. Che dire? Non vedevo l’ora di varcare la soglia ed incontrarlo insieme alla sua band… 

Andy, ho appena avuto il piacere di vederti sul palco in occasione della 2a data di “We are the fire” il tour europeo di Gus G e dei Firewind. Gus G, chiamandoti“brother”, mi ha detto, che questa tappa italiana nasce da un tuo invito… Sono curiosa, com’è iniziata questa vostra grande amicizia e collaborazione?
Erano gli anni dei Power Quest, band che nasceva da alcuni membri dei Dragonforce, con cui ho registrato 4 album dal 2003 al 2009. Facevano parte della band anche Alessio Garavello, Sam Totman dei Dragonforce e Francesco Tresca, l’attuale batterista degli Arthemis. Io e Gus ci siamo conosciuti nel 2007, mentre eravamo in tour rispettivamente con i Power Quest e con i Firewind. La nostra amicizia è nata in modo naturale, passavamo lunghe ore nel tour bus e comprendevamo di avere tantissime cose in comune, di ascoltare lo stesso genere di musica, di far cose nello stesso modo. Da allora ci siamo sempre tenuti in contatto, come amici. Buffo, siamo partiti con una band, i Power Quest e dopo lo split ne sono nate due: Arthemis e Firewind. È divertente il connubio delle 2 band ed è il più azzeccato: Metal Rock e Rock più melodico. Ci ispiriamo al metal classico, ai Black Sabbath, Iron Maiden, Judas Priest ed ovviamente Ozzy Osbourne.

Hai appena realizzato il tuo primo album solista “Spiral Motion”, in cui i riff della tua chitarra non perdonano, alternandosi tra pezzi strumentali ed elettrici…
 Spiral Motion è un album con molte parti strumentali, ma anche elettriche, spazia e comunica tutta la mia passione per la musica. Possiedo circa 6000 CD, quando qualcosa mi piace lo acquisto.Nell’album si passa da brani “cattivi” all’hard Rock, ad altri in cui la chitarra sembra un violino ed ho appositamente studiato e cercato questa somiglianza.Si intitola “Spiral motion”, perché la vita è una spirale, si entra sempre in contatto con persone e situazioni nuove. C’è una frase che ben riassume questo concetto: “Life is a spiral. Once we’re in we twist, we turn and no one can stop us….you’re the only flame who can keep that motion alive, forever!”. È la passione che ti tiene vivo, non si può vivere senza.

Oltre ad essere un guitar hero, sei anche docente presso il MMI di Verona e responsabile Nazionale di chitarra Rock-Metal del Modern Music Institute. Che cosa ti piace dell’insegnamento?
Mi piace non sapere con chi ho a che fare, è stimolante, a volte trovi persone in grado di far qualcosa a cui tu non avevi mai pensato, magari non lo eseguono perfettamente, ma ti dà lo spunto, l’idea per approfondire. Mi affascina trovarmi di fronte qualcuno in grado di comunicarmi qualcosa di nuovo. Insegnare è un costante dare e ricevere. Suonare la chitarra richiede un costante allenamento sia mentale che fisico. Non guardo indietro pensando al passato, non arrivo solo dai concerti, ma molto di ciò che sono lo devo agli allievi.

Oltre all’insegnamento in Istituto, ti dedichi a numerose Clinics, in cosa differiscono questi momenti?
La differenza tra le lezioni e le clinic, è che queste raggiungono più persone allo stesso momento, ma il clima è lo stesso che ritrovi nei bar, come se si stesse tutti seduti ad un tavolo a parlare di musica e ti confronti con molta gente nuova. È la passione per la musica a legare queste persone. Ho fatto moltissime Clinics in vita mia: Giappone, Gran Bretagna, Stati Uniti, Germania…

Una Clinic per te molto speciale, deve essere stata senz’altro quella con Marty Friedman…
Lui era uno dei miei idoli da sempre. In Dicembre ho aperto i suoi concerti e nonostante non abbia mai sofferto di “Stage fight”, mi sentivo davvero molto emozionato. Friedman era felice che io suonassi prima di lui e abbiamo anche jammato insieme. In passato ho avuto il piacere di suonare anche con altri grandi nomi come: Michael Angelo; Rod Bitch, Paul Gilbert, Steve Vai, Kiko Loureiro e Gus G. Quando arrivi pian pianino ed a fatica, per mantenere il livello devi faticare il quadruplo, perché non appena sbagli ti arriva tutto addosso. 

Suoni una Signature e sono curiosa di domandare a te, più di chiunque altro, in quale modo scegli il tuo strumento…
Ho scelto una Dean Cadillac. Nel 2006 mi esibivo con la band di supporto agli Helloween al Coco’s Club di Londra, dove si sono esibiti anche artisti come Madonna, e suonavo un’altra chitarra. L’approccio con Dean è stato schietto, è arrivato, mi ha dato il suo biglietto da visita, voleva puntare su di me. È una chitarra metal, più slash Gibson, dalla forma caratteristica che usavano i Kansas negli anni ’70, ma il modello era ormai tralasciato. Io ho deciso di utilizzarla e Dean USA e GoldMusic hanno deciso di dedicarmi una signature. Si chiama Screaming Ninja, perchè è nera e si ispira ai militari, è da guerra e sul manico ha la stella come il logo degli Arthemis. Quella che hai visto tu, sul palco, è quella bianca nuova la Dean Doomsday Cadillac, che si ispira a Randy Rhoads. Den USA mi ha dedicato la 2a signature, di cui sono molto felice.

Il Wacken l’anno scorso, il tour “We are the fire” con Gus G, che programmi avete per l’estate?
Abbiamo suonato al Wacken lo scorso anno ed è stata un’edizione particolare, perchè si trattava del 25° anniversario. Poi abbiamo partecipato a 2 Donington Festival di fila. Il nostro motto è: partecipare. Saremo presenti all’Agglutination Festival, con la mega data del 9 Agosto in cui suoneremo con gli Angra. Abbiamo date tour anche in Italia, di cui sono felice, perchè è bello quando vieni invitato a suonare anche nel tuo Paese. Ora stiamo lavorando al nuovo album, di cui abbiamo già registrato 14 tracce, con questa che è la  formazione più bella degli Arthemis. La data di uscita prevista è l’inizio del prossimo anno. Stiamo quindi limitando i concerti per concentrarci sul disco.

E come sarà questo nuovo album?
Sarà gli Arthemis al quadrato. Gigante. Vi sarà una componente melodica, nonostante quella trash-metal, e sarà tutto amplificato. È un album che darà modo ad ognuno di splendere ed avere ciò che merita, perchè è spesso difficile far sentire tutti bene. Non sarà uno dei soliti dischi e sono contento di poter dare sempre di più. Di solito scrivo circa 12 pezzi, per poi decidere di inserirne 11. Stavolta voglio scrivere almeno 20 tracce ed usarne …un po’ 

Avrai un sacco di bonus track! Una volta ho letto un’artista dire, che un’opera non è mai finita e che riguardandola anche a distanza di anni, la si può prendere e ritrasformare. Penso questo accada anche in fatto di musica e canzoni, poiché sono vive, si animano ed assorbono le esperienze sia del palco, che del vostro pensiero.
È vero.

Ho avuto spesso l’impressione, ascoltando i tuoi pezzi, di trovarmi di fronte a scenari ben tratteggiati, oserei dire fotografici…
È buffo tu lo dica, perché hai colto nel segno. Il disco è un quadro della band in quel momento, quando compongo un pezzo ho il computer pieno di immagini, ne scelgo una ed inizio a suonare, l’impatto visivo mi ispira.

Ascoltarvi dal vivo è stato molto emozionante, siete una band estremamente comunicativa e questa vostra passione, nonché energia, viene assorbita dal pubblico mentre suonate ed è bellissimo…
Noi non siamo gasati, ma “infoiati”. Siamo una band che vive per la band, che ogni giorno si spacca, con dedizione profonda verso lo strumento. Non c’è barriera tra noi ed il pubblico. Fabio, Kekko e JT sono miei amici da anni e questo affiatamento arriva anche all’audience.

Salutandoci, come di consueto, Andy mi anticipa la grandissima novità: dopo il video “”Father” ambientato nel Teatro Romano, gli Arthemis stanno ora girando un video clip in Arena… stay tuned!

ELENA ARZANI #elenaarzanimartongelli