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TOTO “XIV Tour” – Live @ Pala Alpitour Torino 6-2-2016

TOTO “XIV Tour” – Live @ Pala Alpitour Torino 6-2-2016

Un tour lungo più di un anno, iniziato dopo l’uscita di XIV, nel marzo 2015, è quello che oggi riporta i Toto in Italia per due date, la prima delle quali si ambienta a Torino, nella versatile cornice del PalaAlpitour. Il supergruppo americano era già passato dalle parti della Mole altre due volte, l’ultima nel 2003, con Elio e le storie tese come “gruppo spalla”.
Con il 14° disco i Toto hanno rotto il silenzio dopo ben 10 anni di assenza dalle sale di registrazione, dopo il precedente Falling in Between, ponendosi stavolta in diretta continuità con IV, l’album più venduto ed osannato della band, in cui erano inclusi pezzi ormai storici (Rosanna, Africa, I won’t hold you back). Con queste premesse, non può che esserci un sold out qui a Torino, e infatti la platea e le tribune sono stipate come si conviene.
 
Dopo una breve attesa, il palco si illumina a mostrare un velo bianco, che copre la band lasciando scorgere appena le sagome dei musicisti: parte l’intro di Running out of time
ed il velo si tinge di colori e di luce; istantaneamente, come a un segnale prestabilito, una buona metà della platea abbandona le sedie, diventate ormai inutile arredamento, e si fionda a contatto con le transenne. Il pezzo, che apre l’album XIV così come la setlist di stasera, è già foriero di grandi emozioni, ben articolato e ricco di irresistibili interludi strumentali. Per la successiva, storica ed intramontabile I’ll supply the love il pubblico può scaldare anche la voce, oltre alle mani, e dà vita a cori che fanno tremare le tribune, per poi restare abbagliati dal primo assolo di stasera del grande Steve Luthaker. Dopo un salto nel passato, si torna a XIV per Burn, a mio avviso il pezzo più coinvolgente fra le nuove composizioni della band: un inizio di tastiera e voce che ti va dritto alla gola, con David Paich e Joseph Williams a dare mostra di bravura, poi un’esplosione di suoni per il ritornello “I would burn it down for love/Watch the smoke pour out of my broken heart/Burn it down for love/There’s no force on earth can keep us apart”, con i faretti a illuminare Steve e David. Stranger in town ci delizia con la potenza della “doppia” batteria: infatti oltre a Shannon Forrest dietro le pelli, anche Lenny Castro, nominalmente percussionista, ha davanti a sé uno stuolo di piatti, tamburi e congeneri. Dopo questa trafila di brani, uno più tirato dell’altro, è il momento di fare quattro chiacchiere con Mr. Luthaker, che si sofferma a ammirare la platea, si dichiara felice di poter essere tornato in Italia, ed inizia a raccontarci qualcosa della formazione attuale dei Toto, dopo le tante alternanze e vicissitudini degli ultimi 40 anni; stasera infatti spetta a David ed a Steve Porcaro, oltre che a Luthaker, appunto, rappresentare la formazione iniziale, mentre al basso abbiamo un uomo che è una leggenda vivente, il barbutissimo Leland “Lee” Sklar, che ha suonato con praticamente tutti quelli che contano nel mondo della musica. Tutto ciò per far rallentare un po’ il metronomo, perché è in arrivo un’altra vecchia gloria, I won’t hold you back, primo momento romantico della serata, abbellita da un guitar solo ben più ricco che nella versione originale. Alla fine del pezzo, la band ci chiede solo: “Are you ready?”, prima di far partire Hold the line, che fa alzare tutti dalle sedie con il suo riff monumentale, e che per l’occasione si fa teatro di un bellissimo botta e risposta vocale fra Joseph e la talentuosa (e ballerina) corista Jenny Douglas. E’ tempo di fare un nuovo “change of pace”, come dichiara Luthaker, prendendosi un attimo per dedicare la serata non solo al compianto Jeff Porcaro, ma anche a Maurice White, co-fondatore degli Earth, Wind and Fire scomparso pochi giorni fa. Tutto ciò per introdurre Georgy Porgy, pezzo anch’esso storico, ma dal sound decisamente più soul, anche grazie alla partecipazione di Jenny; il quid in più della canzone, però, è l’assolo del buon Luthaker, ma ormai è chiaro che ogni brano sarà abbellito da un susseguirsi di superbe parti strumentali. Ancora un cambio di ritmo per Afraid of love, che vanta un sound in puro stile classic rock americano; Joseph e Lukather si rincorrono scherzosamente sul palco, e Steve Porcaro fa il suo show alle tastiere. Bend ci regala ancora un momento di pathos, con una dedica a tutti noi del pubblico; Pamela questa sera suona addirittura un po’ reggae, tutti ballano sulle sedie e gridano insieme l’invocazione alla fidanzata di Joseph dell’epoca, finchè Lukather non si avvicina al piano e chiede al pubblico di far sentire il proprio entusiasmo per il solo di piano di David Paich, a cavallo fra jazz, blues e rock. David si concede anche un siparietto comico facendo scegliere ai fan tramite una sorta di applausometro vocale quale cappello debba indossare per la seconda parte del solo, per il suo piccolo “costume change”.
Ancora un breve momento di pausa per introdurre una “challenging song”, l’ultimo brano tratto da XIV, Great Expectations, e per dichiarare che “non c’è nulla di più importante per noi della lealtà dei fan, e voi siete i più fedeli di sempre”; fra i giochi di luce e quelli delle percussioni di Lenny Castro il brano scorre via in una variopinta sinfonia di voci, tastiere e chitarra, con una virata progressive.  Without your love dà una svolta “funky and sexy”, come dice Joseph, e si embrica alla perfezione con la successiva Bridge of Sighs, tutta luci rosse e chitarra psichedelica. Questo è anche il momento che tutti aspettavamo: l’inizio di un lunghissimo, entusiasmante rincorrersi di note della chitarra di Lukather, da un avvio lento e tormentato ad un finale a base di scale eseguite alla velocità della luce, il tutto su un letto di percussioni e basso. Usciamo a fatica da questa catarsi musicale, per rientrare in mood ballerino con Holy war: siamo ormai agli ultimi scampoli del concerto, ma nessuno sul palco mostra i segni dell’età o della stanchezza. La successiva The road goes on fa accendere le luci dei telefoni e ondeggiare le mani della platea, e porta con sé un innegabile senso di nostalgia, come dimostra il discorso introduttivo di Lukather, che racconta di come questo tour per i Toto abbia rappresentato la necessità di diffondere la musica nel mondo, come segno di fratellanza per tutta l’umanità, una musica che era cominciata quando al liceo lui e David avevano iniziato a suonare nel garage della casa di David. Orphan riprende il filone rock e mantiene il senso di fratellanza, convincendo l’uditorio che “you’re never alone in the world”.
Rosanna chiude la prima parte del concerto, Joseph fa cantare tutto il pubblico e i musicisti sul palco danno ognuno il suo contributo finale allo show con virtuosismi di ogni genere.
Breve uscita di scena, e poi ancora un paio di grandi bis, che iniziano con una tiratissima On the run. Subito dopo, Joseph ci chiede: “you wanna hear one more song? What do you wanna hear?”, ed il pubblico ad una voce esclama: “Africa!”. Fra assoli di tamburi, cori a non finire, singalong che fanno onore alle capacità canore del pubblico italiano, anche quest’ultima canzone volge infine al termine, lasciandoci pienamente soddisfatti da un concerto che ha in sé tutte le qualità che si potrebbero desiderare in uno spettacolo live.
Una serata con i Toto è una lezione di storia, di bravura, di tecnica e di entusiasmo per la musica, una lezione che tutti dovrebbero avere la possibilità di ascoltare almeno una volta nella vita.
Per nostra fortuna, i nostri hanno in mente di restare sulla cresta dell’onda ancora per un bel po’, anzi fanno già piani per le celebrazioni dei loro 40 anni di attività.
Speriamo di poter festeggiare ancora con loro! 

IRENE DOGLIOTTI
Photoset by ANDREA BOSCHETTI

Credits: si ringrazia D’Alessandro e Galli per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.

SETLIST TOTO:
Running out of time
I’ll supply the love
Burn
Stranger in town
I won’t hold you back
Hold the line
Georgy porgy
Afraid of love
Bend
Pamela
Keyboard solo
Great expectations
Without your love
Bridge of sighs
Holy war
The road goes on
Orphan
Rosanna
Encore
On the run (medley)
Africa
 
Formazione:
Steve Lukather – chitarra, voce
David Paich – tastiera, voce
Steve Porcaro – tastiera, sintetizzatore, voce
Joseph Williams – voce
Shannon Forrest – batteria
Lenny Castro – percussioni
Leland Sklar – basso
Jenny Douglas-McRae – cori
Mabvuto Carpenter – cori
 
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