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SUMMER BREEZE OPEN AIR 2017 – Live @ Dinkelsbuhl, Germania 16/19-8-2017

SUMMER BREEZE OPEN AIR 2017 – Live @ Dinkelsbuhl, Germania 16/19-8-2017

Si inizia a respirare l’aria del Summer Breeze appena si arriva a Dinkelsbuhl, ridente paese a metà strada tra Monaco di baviera e Norimberga; i negozianti ti sorridono, i primi metalheads che arrivano salutano e scambiano qualche chiacchiera, i camion della birra si fanno più frequenti e tutto è un continuo divenire. Il summer breeze open air è uno dei fratelli minori di Wacken;  circa 50,000 presenze all’anno e 5 palchi a disposizione.

Quest’anno si presenta alla sua ventesima edizione e lo fa con una bill di tutto rispetto e con due grande novità: il palco ruotante che diventa summer o breeze stage – il che gli permette di aumentarne le dimensioni e arricchirlo con due demoni giganti di legno ai lati, vere opere d’arte soprattutto quando illuminati di notte – e il campsite circus, che permette a 666 fortunati estratti di godere di concerti in versione unplugged di diversi gruppi, che poi per tutti faranno la classica esibizione.
 
Il primo giorno, mercoledì,  di norma il pre-festival di benvenuto a tutti i campeggiatori, con due soli palchi. A parte il tradizionale saluto della Illenswang Blaskmusic, ossia la banda della frazione di Dinkelsbuhl che ospita il festival,  come sempre accolta calorosamente da tutto il pubblico che si diletta in circle pit e wall of death – introducendoci così all’atmosfera goliardica che si respirerà per tutto il festival-  la Nuclear blast Night spopola la scena regalandoci un surprise act di tutto rispetto con gruppi non presenti nel running order ufficiale. In Extremo, Powerwolf, Amon Amart, Sister, Destruction, sono solo alcuni dei nomi che si avvicendano sul palco prima del saluto finale dei Steve ‘n’ Seagulls, un divertente gruppo che rivisita le più famose canzoni metal in chiave country bluegrass.

Del primo giorno, o giorno zero, nel cuore ci restano i Powerwolf, una bella e insolita realtà del panorama power metal, ormai consolidata dagli anni; i Destruction, ossia il thrash metal teutonico macina timpani che, quando gioca in casa, non ha eguali;  gli Amon Amarth,  che ci hanno salutato con l’ultimo concerto con il loro famoso Drakkar, poi posizionato in area mercato per permettere a tutti una foto ricordo; Gli In Extremo, altra solida realtà folk metal tedesca non molto cosconosciuta fuori confine ma che meriterebbe, senza dubbio, più notorietà.
 
Giovedì è il primo vero giorno di festival, personalmente anche la giornata con il running order  più ghiotto. Partiamo alle 15:50 con gli Obituary, padri del death metal old school, che in un crescendo di emozioni ci salutano con “Don’t care” e “Slowly we root”, per rimanere affascinati dallo spettacolo dei deathster polacchi Decapitated e il loro show impeccabile con le tanto attese Sphere of madness e Homo sum, a conclusione di 45 minuti di puro e catartico technical death metal, o death metal yoga, se mi passate l’emozione di avvertire non solo la melodia ma anche le vibrazioni che attraversano il corpo e l’anima. Alle 19,30 è la volta del genio indiscusso di David Townsend e del progetto che porta il suo stesso nome, ben lontano dai passati deathster negli strapping your lamb. Il canadese polistrumentista è una magica miscela di hard rock, progressive, opera metal. Incanta senza bisogno di luci, fuochi o altre scenografie così tanto usate al giorno d’oggi. Assieme ai grandi classici di decennale discografia troviamo come special guest Anneke Van Giensberger per presentare alcuni brani tratti da Trascender, l’ultimo studio album della band. Anneke è sublime, dona sfumature ancora più cangianti a una già notevole prestazione. Ma non facciamo in tempo a entrare del tutto in questa dimensione che l’ora dello show è terminata. Cala il sipario, il Breeze stage ruota e lascia il posto al Summer stage ed è il momento dei Megadeth. Aprono con le chitarre ipnotiche di Hangar 18 e poi continuano, in 15 canzoni, a tenere inchiodato il pubblico in un crescendo di commozione. Dave è cambiato, e noi con lui, ma le emozioni sono le stesse e le performance non fanno rimpiangere gli anni che furono, e allora si canta tutti assieme “ a tout le monde” e ci si emoziona, oggi come un tempo, per brani come Tornado of souls, mentre ci chiediamo se quei tornado interiori si sono in qualche modo placati, o se “Peace sells” sia addirittura più attuale oggi che allora. A contornare il tutto, il megaschermo anteriore al palco trasmette immagini, video, parte dei testi delle canzoni, e ovviamente il pubblico ben presente ed emozionato è parte integrante dello show.
 
Alle 22 la scelta è ardua; vedere gli Amon Amarth con la nuova scenografia o scappare al T-stage dove stanno per cominciare i Moonspell. La preferenza ricade sui portoghesi, visto che non siamo riusciti a rientrare nei 666 fortunati per la pomeridiana performance unplugged. Fernando Ribero ha una voce tenebrosa, calda come un velluto pregiato, è l’anima dark di un gruppo che spazia tra le melodie gotiche e death metal. La scaletta proposta mette in risalto proprio il lato più tenebroso, partendo con la classica Opium e arrivando all’oscura Vampiria. Sul gran finale c’è posto ancora per due brani potenti, Alma mater e Full moon madness. Le tenebre ci avvolgono, l’aria notturna e pungente della brezza estiva tedesca, che di molto contrasta con il caldo torrido percepito durante il giorno, ci lascia spazio per curiosare da lontano il finale degli Amon Amarth e l’inizio dello show degli in extremo, ormai delle presenze fisse a questo festival, poi decidiamo di tenere le energie per il giorno dopo.
 
Venerdì per noi inizia nel primo caldissimo pomeriggio, curiosi di ascoltare i Battle Beast, questa combo finlandese che ha trovato fortuna sotto la Nuclear Blast Records dopo aver vinto la W:O:A Air metal battle del 2008. Il gruppo non delude, capitanato alla voce dalla agguerritissima Noora Louthimo che cadenza, se mai ce ne fosse bisogno, i potenti riff power metal della band. E’ poi la volta degli infected rain, questa volta sul palco più piccolo del festival, il camel stage; le melodie si fanno più moderne, il cantato della bellissima Lena, che alterna voce pulita a una più distorta, sul genere nu metal, ci affascinano. E parliamo ancora di cantanti femminili quando andiamo ad ascoltare gli Eluveitie che presentano la loro nuova vove femminile; Per chi non li conoscesse, gli Eluveitie sono uno dei gruppi di punta del panorama folk metal internazionale, che si distinguono dalla massa per alcune loro canzoni, in parte le più famose, cantate in gaelico. Concerto molto suggestivo, incorniciato dal cielo che mano a mano si fa più cupo fino a lasciare totalmente spazio alle allerte per un imminente nubifragio sull’intera area campeggio.

Personalmente, dopo sei anni di Summer Breeze mi chiedo come mai il nubifragio del venerdì pomeriggio non rientri nel running order annuale, è una presenza fissa. A Dinkesbuhl le temperature sono quasi sempre estive, il sole brilla e abbronza, passare le ferie al Summer Breeze equivale a una settimana di totale relax musicale all’aria aperta, se non fosse per l’annuale “warning: storm!” Che deve far rivedere tutti i piani sui concerti a cui assistere. Troviamo il tempo per tornare nell’area festival giusto per il concerto degli Insomnium, ottima band melodic death metal finlandese, la cui unica pecca è di essere seguace di quel filone Amon Amarth che ne appiattisce i suoni.
 
E arriviamo così all’ultimo giorno di festival, con la malinconia dei 3+1 giorni già passati, con la rassegnazione di chi sa benissimo che a un open air così imponente non riuscirà mai a vedere tutto quello che vuole ma anche con la gioia di chi, passando da uno stage all’altro, ha fatto anche tante belle scoperte musicali, cibo per la nostra anima. Così passiamo dai Primal Fear agli Exodus passando per i Delain, gli Havok e i Mono Inc., tutti gruppi molto diversi tra di loro e tutti molto validi. Poi arrivano loro, i Dark Tranquillity, che presentano una scaletta molto introspettiva, partendo dai pezzi del loro ultimo album, Atoma, un lavoro riflessivo su tutto ciò che gira attorno all’età di mezzo; Forward momentum ne è l’apice, ci illumina con il concetto della felicità assoluta, ossia essere nel posto giusto con le vibrazioni giuste, e non desiderare di essere da nessun’altra parte del mondo in quel momento. Forse è giusto così, che questo sia il coronamento di un ottimo festival sempre ben organizzato. Stanne conclude la setlist con una Misery’s crown cantata facendo stage dyving sul pubblico, che lo trasporta e lo amalgama, come a voler dire che la musica è un bene comune; “questo è il senso dell’heavy metal, prenderci cura di noi, farci star bene l’un l’altro” è sempre lui, emozionato, a dire queste parole mentre il pubblico lo riporta verso il palco.

Ed è anche il senso di questo nostro ennesimo viaggio in terra teutonica; ritrovare quella “ famiglia” che si incontra solo a concerti molto lontani da casa, conoscere realtà diverse, vivere in simbiosi con la musica, che non vuol dire solo ascoltarla. Una mattina di passeggio al metal market abbiamo conosciuto due ragazzi siriani, rifugiati di guerra, convinti che il metal salverà il mondo. E’ facile credere che sia così quando si respira da giorni quel senso di armonia che ci ha sempre accompagnato durante il festival. Grazie summer breeze open air, ci vediamo nel 2018!
 
VIRNA PAVIGNANI
 
 
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