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MiAmi Festival “Carmen Consoli + The Zen Circus + I Pan del Diavolo + Nicolò Carnes …

MiAmi Festival “Carmen Consoli + The Zen Circus + I Pan del Diavolo + Nicolò Carnes …

1970? 1975? 2017?
Non si sa, non si deve sapere… noi non sappiamo nulla, viviamo su questa terra solo perchè un briciolo di coscienza di Dio ci rende meno molecole di quelle che compongono l’acqua, l’acqua, la stessa acqua che ha deciso di non piovere sul Magnolia in un 25 Maggio qualunque, di un 2017 qualunque, di una Milano a pochi passi eppure così lontana.

All’insegna dell’amore, con l’insegna dell’amore, addosso, attaccata agli alberi, attaccata alle labbra di decine di giovani che si baciano. Ma non è una canzone dei “Collage”, non è nemmeno un videoclip di Pop Adolescenziale. Il clima un pò retrò è figlio dei fiori della primavera inoltrata, di una Supernova che si abbatte con delicatezza sul palco principale del Festival. Non puo parlare d’amore senza parlare di musica Indie. Eppure la musica Indie non danza sulle note dell’amore, la musica Indie italiana si colloca nello spazio, rimasto esiguo e in dote, del cantautorato impegnato, quello che i nostri genitori ascoltavano tra le stazioni F.M in un’epoca mai dimenticata che però, anno dopo anno allontana gli scenari nel pericoloso indietro del tempo. Quella “cosa” chiamata nostalgia ha un potere, la musica, la musica di un giovane artista, Nicolò Carnesi, voce soffusa, chitarre elettriche, testi onirici e spaziali, tastiere che riempiono con piacere il pò di vuoto che ancora regno sovrano nei primi scampoli delle esibizioni. Particolare questo artista, il Carnesi apre degnamente una tre giorni di passione con eleganza e adrenalina, una musica particolare la sua, condita con grazia e poche licenze ala politica sociale.

Mi piace il Carnesi, la voce si mescola bene al clima festaiolo del Magnolia. Nell’aria c’è ancora la paura di Manchester, ma la paura non può e non deve condizionare la nostra vita. La musica è come una medicina, e basta vedere centinaia di ragazzi ballare e dimenarsi senza paura del domani per rallegrarsi e sperare in un domani migliore. Quel domani migliore che gente come Nicolò Carnesi incarna sicuramente. I trent’anni di oggi sono i De Gregori di ieri. Nell’epoca degli smartphone e degli stati su Facebook e Whatsapp la musica ha ancora il sapore antico di un solo di chitarra per dimostrare che si può e si deve ancora fare musica di qualità. Il palco principale inizia a riempirsi, non sopra, ma sotto il palco, non come piccole formiche, ma come grandi cuori indipendenti e ribelli. Bisogna ribellarsi a una vita che non è quella che vogliamo. I Pan del Diavolo ci mettono sotto il muso il proprio sound FolkRock. E’ bello vedere che siamo una generazione che non ha ancora perso, perchè intorno vedi un sacco di ragazzi e ragazze sorridenti e pieni di voglia  di vivere. Abbiamo voglia di vivere, i giovani hanno voglia di vivere. I giovani hanno voglia di gridare, di ribellarsi, di bere una birra, di mangiare un panino, di abbracciarsi al ritmo di una cassa e un paio di chitarre che fanno baldoria. I Pan del Diavolo, son particolari, non li conoscevo, eppure intorno tutti cantano come fossimo a un concerto di Bon Jovi. Forse l’Indie non è così underground come si potrebbe pensare. La sera si avvicina, anzi, la notte si avvicina e sul palco salgono gli attesissimi Zen Circus. Pazzi, scatenati, arroganti, ribelli. La band di Andrea Appino convoglia tutto l’entusiasmo popolare in oltre un’ora di caos e rock. Un migliaio di voci che cantano a memoria, dalle più recenti Ilenia e La terza Guerra mondiale fino ai pezzi più datati, ma comunque nel cuore e nella gola dei fans. L’indie è vivo. L’indie non è mai morto. L’indie non è mai nato. L’indie non è un genere, l’indie è una vocazione. La vocazione di fare musica e fregarsene di tutto e di tutti, frose stonando un pò, sicuramente stringendoci tutti un pò, ancora. E in un’epoca in cui tutto ci allontana questo groviglio di corpi e cuori fa bene. A ritmo di rock, a ritmo di chitarre, a ritmo di grattuggie. E da band Busker si diventa tipo Vasco. Almeno per una sera. O ancora per una sera. E intorno fiumi di birra, di panini, di giovani che hanno voglia di star bene. E nel Festival dell’amore, e contro la paura, tutto fa brodo. E poi sale Lei, Carmen Consoli, che forse di underground ha poco. O forse ha tutto. Lei è la “headliner” della serata, quella per cui molti forse hanno preso la briga di prendersi un biglietto e magari macinarsi pure molti chilometri. Ma questa è un’altra storia. Se Carmen imbraccia una chitarra il mondo tende a fermarsi in religioso silenzio.

Il Magnolia è sold out. Milano attende altri due giorni del genere.
La forza della musica. Il primo vagito dell’estate. E’ ora che i giovani si scatenino.
La notte qui non dorme mai.

CRISTIAN BRIGHENTI


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