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GIOVANNI LINDO FERRETTI “A cuor contento” – lIVE @ Arti Vive Festival in …

GIOVANNI LINDO FERRETTI “A cuor contento” – lIVE @ Arti Vive Festival in …

UN CONCERTO CHE RICORDEREMO “A CUOR CONTENTO” ANCHE “TOMORROW”

Accostarsi a un personaggio come Giovanni Lindo Ferretti è sicuramente un’operazione delicata, da trattare con i guanti come fosse un intervento di chirurgia ad alto rischio. A partire dai suoi trascorsi come operatore sanitario in giovane età, passando poi per il viaggio nella Berlino degli anni ’80 con conseguente fondazione dei Cccp ( primo gruppo punk italiano),   Ferretti è esempio lampante di come si possano vivere tante vite in una. Da sempre provocatorio e fuori dalle righe,  ha saputo suscitare stupore nei suoi fans (e non) anche in questi ultimi anni dove niente sembra più lasciare a bocca aperta. La scelta di vivere in una condizione di pseudo-eremitaggio sulle montagne reggiane e soprattutto la conversione  al Cristianesimo ha invece creato un generale sgomento. Come spesso accade, ahimè, nel nostro Paese, scelte personali di vita privata e giudizi sull’artista coincidono creando buchi di ignoranza che spingono a puntare il dito gratuitamente.

Controverso, ambiguo, quasi demoniaco: molte sono le definizioni che sono state appioppate a colui che è stato -e tutt’ora è- una della personalità più spiccate del nostro panorama musicale. Chi meglio di lui, uomo ancor prima che artista,  può dire di aver conosciuto il genere umano? 
Il 1984 è l’anno in cui i Cccp hanno pubblicato il loro primo album.
Il 1984 è anche l’anno di nascita della sottoscritta.

Partecipare a un live di Ferretti ha significato -per me- assistere a un pezzo di storia andando a sbirciare nelle pieghe di un animo inquieto che ha saputo fare la differenza mentre io ero ancora in fasce.

Parole sempreverdi, reinterpretate in chiave nuova (con una batteria campionata come base in sottofondo e l’ausilio di un emozionante violino) , hanno risuonato nella bella cornice solierese provocando brividi in chi ha saputo ascoltare. Vecchie e nuove generazioni unite al suono di brani quali: “Amandoti”, “Tu menti”, “Tomorrow”, “Mi ami”, ma anche e soprattutto canzoni cult come “Battagliero” o “Radio Kabul”. Ragazze vestite in stile “Annarella” e qualche sosia di Ferretti si sono aggirati tra il pubblico al fianco di personaggi vestiti in maniera più sobria, ma pronti comunque a lasciarsi andare e scatenarsi. Avete capito bene: l’eremita della montagna ha saputo far muovere i corpi del suo pubblico anche dopo tutti questi anni di assenza dalla scena, ovviamente non senza aver stimolato “la corteccia cerebrale”. Brani riarrangiati che si perdono l’uno nell’altro in un mix unico come vi fosse un filo logico/illogico che li collega inevitabilmente. Quella “Mi ami” che non si capisce dove inizia e dove finisce ricorda gli amplessi e il modo in cui gli innamorati si fondo l’uno nell’altro perdendo -e al contempo- rafforzando la loro identità.

La giocosità di “Marittima Loca” subisce invece un rapido cambio di tone e d’atmosfere in “Radio Kabul (Lo sai che i papaveri son alti e tu sei piccolino, e tu sei piccolino, cittadino del secolo 21 – dice che a nord e est, occidente e meridione, strade interrotte nessuna direzione”) che apre definitivamente le danze al tema “guerra” ben sottolineato anche in “Occidente”. Alle parole Luogo da cui non giunge suono Luogo perduto ormai…Ahi ahi ahi ahi ahi…Ahi ahi ahi ahi ahi..”  di fine brano un gelido silenzio seguito da un caldissimo applauso si è rivelato molto più di un battito di mani, come se i cuori avessero battuto all’unisono comprendendo la grigia attualità di queste dure parole, purtroppo più vive che mai.
Sei tu, chi può darti di più” canta Ferretti in “Per me lo so” creando entusiasmo nei fans.
Con “Curami” entriamo direttamente negli anni ’80 eppure ci troviamo “in questo presente che capire” non sappiamo ancora oggi nel 2015.

Ferretti, mentre si esibisce negli ultimi brani, annuncia di aver visto Fatur tra il pubblico e lo ringrazia per aver presenziato. L’ “artista del popolo”, come solevano chiamarlo, era tra noi ad assistere al live con tanto di t-shirt e bandana. Questo poetico trait-d’union tra passato e presente, così come tra Cccp-gruppo e singoli individui non penso si viva spesso andando a un concerto. Onorata d’aver assistito a questo esempio d’amicizia a distanza, a questa enorme apertura mentale. Con “Unità di produzione”, “Emilia Paranoica” e “Spara Yuri” lo spettacolo viene chiuso in maniera esemplare col pubblico che canta in coro “Spara Yuri spara, spera Yuri spera, spara Yuri spara Yuri spara!”. Niente più distinzione d’età e neanche di epoche: improvvisamente sembra che quella convenzione umana che è il tempo ci abbia lasciati lì sgomenti malgrado l’orologio che si erige sul castello di Soliera, ma che per fortuna sembra fermo, come noi.

Come Giovanni Lindo Ferretti: che senza muovere il corpo né esibirsi con movenze da rocker, riesce a creare un flusso energetico di grande rilievo, rivelando un carisma rimasto intatto così come la sua voce: identica a quella delle registrazioni dei cd e identica a quando era giovane.
A questo proposito vorrei citare l’estratto di una sua intervista comparsa sul canale Youtube dal titolo “Il fumo” , in cui Ferretti, in barba ai dottori, fa una cosa molto punk anzi due: innanzitutto rifiuta l’aiuto psicologico che i medici gli affiancano e -in secondo luogo- afferma: “Siete voi che credete nella scienza, io credo in Dio”, nel momento in cui questi ultimi scoprono che le sue corde vocali sono quelle di un uomo che non ha mai fumato in vita sua.
Opinabile o meno, Giovanni Lindo ci dà prova di una grande sicurezza di sé e di una vita tutta da vivere con ribellione e all’insegna del dire la propria opinione. Sempre.

DAFNE D’ANGELO
Photoset by Nino Saetti

Arti Vive Festival Wonderland Giovanni Lindo Ferretti
Canale Youtube:
https://www.youtube.com/watch?v=84uY4dM7eXg
https://www.youtube.com/watch?v=ygzx_mvLM_M 

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Credits: un vivo ringraziamento ad Arti Vive che con il suo efficientissimo Ufficio Stampa ha permesso tutto questo.