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FOLKSTONE “Oltre l’abisso tour 2016” – Live @ Alchemica Music Club …

FOLKSTONE “Oltre l’abisso tour 2016” – Live @ Alchemica Music Club …

Si può fare metal con strumenti antichi quali cornamuse, bombarde, flauti, arpe, ghironde e compagnia sonante? Si- può-fare, per dirla con Frankenstein Junior. E’il risultato è davvero trascinante, se sul palco ci sono i Folkstone, capostipiti di quel folk metal che vanta ormai parecchi tentativi di imitazione. Da Bergamo, zona di montagne impervie, i sette calano in pianura e incendiano l’Alchemica di Bologna in una delle ultime tappe di un tour infinito. Sul palco l’impatto è subito devastante, fin dall’inizio (dopo 45 minuti di metal retrivo sparato appalla dalle casse prima del concerto, suonano quasi melodiosi ad orecchie provate come le mie), cornamuse filanti, canzoni cantate come inni guerreschi, tamburi tribali, scariche elettriche. Et voilà, l’effetto Braveheart è assicurato. Folkstone sono l’urlo delle orde, un’ onda di energia che va sul pubblico e torna indietro, una carica enorme di potenza data dalle tre cornamuse, con il loro suono antico e fascinoso. Ed è subito danza, pogo scatenati, gente allegra con magliette siglate  “dalla mia fossa uscirò” che si prende a spinte, conosce a memoria le parole dei testi e li canta a squarciagola.

Il gruppo sciorinano tutto il loro repertorio, da “In caduta libera” a “La tredicesima ora“, da “Nell’alto cadrò” alla canzone-manifesto “Folkstone“, pompando come ossessi sugli strumenti, la voce di Lorenzo Marchesi che canta in italiano ricorda a tratti Francesco del Banco del Mutuo Soccorso. C’è un che di antico e non solo nel suono di questi sei uomini e una donna (Roberta Rota) vestiti come nel medioevo, con giustacuori e pelle, il riallacciarsi anche ad una tradizione autoriale italiana. Come dimostra l’omaggio a Guccini, (“uno di queste parti”), con “L’Ultima Thule” in versione epica. La parte metal è assicurata da basso, chitarra e batteria, compaiono anche l’arpa celtica e la ghironda, il cittern (simile al bouzouki)  in “Frammenti“, unico momento di respiro in mezzo ad un act potente, energetico, vivificante. La doppia cassa usata a profusione, però, rende troppo omogeneo il suono, che è interessante, avrebbe bisogno ogni tanto di pause e ripartenze, in mezzo a tanto macinare. Le pareti dell’Alchemica, che pure sono di cemento, tremano sotto la potenza sismica del gruppo, poi molti salgono sulle spalle degli altri per partecipare  meglio, pubblico a due strati, e Bobo non deve fare molta fatica ad aizzare la folla, con la dichiarazione di indipendenza “Non sarò mai“, accolta da boati.

Si esce nella notte bolognese con le orecchie rimbombanti del ritmo tribale appena ascoltato. Una pietra folk che è difficile togliersi dalla testa. Bella dura, ma anche preziosa.
 
PAOLO REDAELLI
Photoset by MATTIA MARTULANO
 
Credits: si ringrazia l’Alchemica Music Club per la sempre splendida accoglienza e la perfetta organizzazione dell’evento.

Membri:
Lorenzo Marchesi: Vocals
Roberta Rota: Pipes, Vocals, Rauschpf
Matteo Frigeni: Pipes, Hurdy Gurdy, Rauschpf
Maurizio Cardullo: Pipes, Woodwinds, Cittern
Andrea Locatelli: Pipes, Percussions, Rauschpf
Silvia Bonino: Harps
Federico Maffei: Bass – Luca Bonometti: Guitars
Edoardo Sala: Drums
 
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