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Diario di bordo di Tuttorock al Gaeta Jazz Festival 10

Diario di bordo di Tuttorock al Gaeta Jazz Festival 10

Diario di bordo Tuttorock X Gaeta Jazz Festival: 31 Luglio 2017

Essendomi note ormai le coordinate della Terrazza Borbonica mi muovo con meno anticipo del giorno precedente. Partecipo anche alla presentazione del libro “Storia di una playlist. Playlist di una storia” di Raffaele Costantino, noto dj di Rai Radio2 e fra le altre cose anche direttore artistico e consulente di numerosissimi festival ( prossimamente penso che faremo una chiacchierata con lui qui su Tuttorock  ).
Terminata la presentazione, con il libro sotto braccio, mi avvio verso la terrazza per lo show di Mr. Robert Glasper.
Il sole sta per essere completamente inghiottito dal mare, quando scorgo seduta in disparte Dayme Aròcena, con un paio di fan che si avvicinano a lei. Decido di fare la stessa cosa, e ci ritroviamo a chiacchierare di vari temi. Su quanto sia importante per lei dimostrare che Cuba musicalmente non sia solo “Buena Vista Social Club“, sulle origini del jazz e il suo primordiale scopo di far “muovere i corpi”, e sull’importanza per un’artista di non creare un personaggio ma di essere semplicemente se stesso, su e giù dal palco. E questa cosa a Dayme riusciva perfettamente: grande artista ma prima ancora splendida persona.
Terminato questo piacevole rendez-vous, prendo posto in attesa dell’imminente approdo “on stage” di Glasper nella formazione Robert Glasper Experiment. L’attesa dura poco ed eccoli armati fino ai denti, aprire le danze con la propria versione di “Tell me a bedtime story” di Herbie Hancock ( contenuta nel loro ultimo lavoro “ArtScience” ). Gran parte della scaletta è costituita da brani tratti appunto dall’ultimo disco, come la successiva “Find You” dai toni decisamente  prog rock di nuova generazione, con un assolo di chitarra da far impallidire anche i più “feticisti” del genere.
L’altra parte della setlist porta in serbo grandi cover quasi completamente riarrangiate.
Ecco allora un mix visionario tra John Coltrane e i Nirvana, una debordante versione di “Roxanne”, ed  una “In the air tonight” di Phil Collins ancora più morbida dell’originale.
-A proposito di “In the air tonight” ci sarebbe da parlare di quella coppia seduta davanti a me che appena è partita la canzone, ha iniziato a dibattere:
     Lui: “Oddio di chi è questa? Sting, vero?”
     Lei: “No, macchè!”
     Lui: “ E di chi allora? Secondo me Sting”
     Lei: “Ce l’ho sulla punta della lingua, porca miseria”
     Lui: “Fidati che è di Sting ‘sto pezzo”
     Lei: “Bryan Adams! Bryan Adams! Sono peggio di un juke box io”
     Lui “Ah sì, è vero, c’hai ragione. Mi ero sbagliato”
     Lei: “Ti capita spesso, eh eh”

Avrei potuto fermarli molto prima ma si sa, a volte so essere decisamente sadico-
Il concerto si chiude magnificamente con una funkeggiante “Day to day” in un tripudio di fiori lanciati da sotto palco da un pubblico più “scalmanato” che mai. 
Ed eccomi allora nuovamente a percorrere le vie del borgo medievale carico di “good vibes” ( come direbbe un utente medio di Instagram ), ma con un angosciante pensiero a turbarmi:
“Ma come cazzo si fa a dire che “In the air tonight” è di Bryan Adams?!”

di Francesco Vaccaro