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CAT POWER “Sun tour” – Live @ Acieloaperto, Teatro Verdi Cesena 6-9-2016

CAT POWER “Sun tour” – Live @ Acieloaperto, Teatro Verdi Cesena 6-9-2016

E’previsto maltempo su Cesena, così il concerto di Cat Power viene spostato dalla suggestiva Rocca Malatestiana al Teatro Verdi. Scelta che si rivelerà azzeccata, perché verso sera si aprono le cateratte del cielo. Tutti al coperto quindi, nel piccolo teatro che rapidamente si riempie di folla, solo posti in piedi in platea  così, con le balconate, si possono sistemare in cinquecento. C’è una bella atmosfera in sala, si inizia in perfetto orario alle 22 e lei appare sul palco, chitarra a tracolla, da sola, l’ideale – forse- per una cantautrice che agli esordi aveva dichiarato di “non aver mai scritto canzoni con una band in mente”.
 
Così, le protagoniste assolute sono le sue songs spesso dolenti, bluesy, che lei snocciola con voce strascicata, ammaliante, molto ispirata da Billie Holiday oltre che da Joni Mitchell. E, a sua volta, Lana Del Rey le deve sicuramente qualcosa. Non c’è spettacolo, ma la voce riempie gli spazi a dovere. Si comincia con “Old Detroit” seguita da una rivisitazione della dylaniana “Knocking On Heaven’s Door“, le parole rimescolate. Sono canzoni di struttura semplice, fatte non solo di tre accordi, ma anche di due sole note, come “Good Woman“, dondolante e nera, ripresa anche da Eddie Vedder. In sala c’è silenzio, concentrazione, lei è molto brava a catturare l’audience con un’attitudine folkie, mescolando tracce di blues e gospel nelle sue storie di vita. Nelle prime file sguardi adoranti di fan che conoscono a memoria i testi delle canzoni. Ma anche in fondo l’attenzione è viva, la tensione positiva ben presente. Ci sono tutti i classici, da “The Moon” a “Bully” da “Willie” a “Living Proof“, a “Metal Heart” che è una delle canzoni più belle sentite in questo terzo millennio così avaro di buona musica, qualche altra cover come “Hit the Road, Jack” e una irriconoscibile “Satisfaction“. E lei, che passa al pianoforte dopo tre brani, è capace di interrompere una canzone nel bel mezzo perché c’è un fastidioso feedback, senza litigare con i tecnici, ma semplicemente abbandonando una tastiera per un’altra, imbracciando nuovamente la fida chitarra. Viene in mente  ad un certo punto Woody Guthrie, maestro di Dylan e tanti altri, in versione femminile, musica polverosa e tante strade da percorrere, solo la magia di una voce complessa e di una chitarra  semplice, essenziale. Poi, la canzone finalmente riuscirà a farla, verso la fine, caparbia e sorridente.
 
In un’ora e mezza la signora ha catturato il pubblico, malgrado ogni tanto si senta un po’ di rumore di pestati e shakerati dai bar interni (ma, si sa, mancano le percussioni), ha ringraziato più volte i fan, ammonendone uno scherzosamente (“don’t look me”) perché la confonde, invitando tutti a “love each other”, come si faceva negli anni Sessanta e Settanta. Si chiude con una splendida “I Can’t give You anything but Love“, che fu di Louis Armstrong, Ella Fitzgerald e Lady Day, cantata a cappella, con il pubblico in delirio. Non ci sarà bis, malgrado le invocazioni, ma va bene così. E’la conclusione giusta per un set intenso e sofferto, difficile da dimenticare.
 
PAOLO REDAELLI
Photoset by ANDREA NASCETTI
 
Credits: si ringrazia Retro Pop Live e Acieloaperto per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.
 
 
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