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ALBERTO FERRARI “Cantautori su Marte” – lIVE @ LA TENDA MODENA 4-3-2016

ALBERTO FERRARI “Cantautori su Marte” – lIVE @ LA TENDA MODENA 4-3-2016

Il 4 Marzo è la data  in cui mancano 302 giorni alla fine dell’anno.
“4 marzo 1943” è il titolo di una canzone che ci è rimasta nel cuore.
Quella di un cantautore.
Lucio Dalla.
 
A pochi km. dalla sua città di nascita (Bologna), ieri, 4 marzo 2016 si è svolto il quarto (ed ultimo per la stagione) appuntamento della rassegna “Cantautori su Marte”.
Questa rassegna dal nutrito programma, intriso di nomi di qualità si è avvalso della direzione artistica di Corrado Nuccini,Giardini di Mirò).
Dopo Colapesce&Baronciani, Iosonouncane e Appino ieri è stata la volta di Alberto Ferrari dei Verdena.
 
Il pubblico de “La Tenda” di Modena si è presentato sobrio, composto, rispettoso della musica e dell’artista.
La “maturità” dimostrata dai presenti unita all’indiscussa professionalità di Francesco Locane (Radio del Capo) hanno permesso allo schivo Alberto di aprirsi un po’, grazie a un’atmosfera assolutamente rilassata e familiare.
 
Seduti in poltrona, come nel salotto di casa, i due si sono scambiati opinioni senza far sentire gli ascoltatori esclusi.

Alberto Ferrari, tu ti senti un cantautore? Si, no, perché?
Ecco la prima domanda di Locane, mentre Alberto -con quell’inconfondibile mix tra ironia e serietà che da sempre lo caratterizza- risponde:
Boh! Perché…mah diciamo…se seguo la parola “ci sta”. Io sono uno che canta e canta le proprie cose, invece Battisti no…perchè lui scriveva solo i pezzi e i testi no quindi in realtà sono più cantautore io di Battisti…però in realtà non penso di appartenere a questa definizione, anzi io sono quasi contro a questa cosa.
 
Lasciando sempre quello “stupore” che lui stesso afferma di voler suscitare, Ferrari ci regala “perle”
assolute con una spontaneità da lasciar attoniti.
Senza rispondere mai del tutto, riesce a coprire qualsivoglia dubbio e lo fa con la genuina purezza infantile di un padre che è rimasto bimbo, di una rockstar che è rimasta “uno di noi”.
Francesco Locane prova ad attirare la sua attenzione focalizzando l’attenzione su argomenti musicali, ma Alberto -pur rispondendo- sembra svicolare in attesa di esibirsi.
 
Il primo dei pezzi acustici proposti è “Bring it on home to me” di Sam Cooke, cover nata dalla collaborazione con Adriano Viterbini.
Quando Ferrari imbraccia la chitarra acustica ci si sente improvvisamente catapultati negli anni ’60 e vedere il volto emaciato di Alby al posto di quello di Cooke, fa capire quanto la musica stia facendo la magia che tutti da lei ci aspettiamo:  non capire più chi siamo e allo stesso tempo capirlo fino in fondo, perderci nella dimensione spazio-temporale ritrovandoci nella nostra essenza più vera al di là di epoche, generi, definizioni, colori della voce e della pelle.
Si susseguono brani, ma a colpire è soprattutto  il “tributo” al giovane Jacopo Incani, in arte Iosonouncane, già citato prima.
La sua “Tanca”, assume con Alberto Ferrari una nuova luce.
L’umiltà di rivisitare il brano di un artista che si è affacciato da poco nel mondo musicale, fa capire quanto Alberto sia scevro da banali “gerarchie” e/o schemi mentali.
 
Nirvana rivisitati al pianoforte, battute sull’omonimo regista di “Distretto di Polizia”…è così, tra una chiacchiera e l’altra, che si accenna all’ HenHouse Studio, all’ultimo videoclip dei Verdena “Identikit”.
Non avevamo abbastanza budget. O abbastanza gudget? E’ più bello gudget.
Questa la risposta di Alberto, quando Francesco Locane domanda come mai si sia occupato egli stesso della regia.
Risate, applausi, calore umano.
Quel personaggio tante volte descritto, analizzato, di cui molti credevano avere opinioni, ieri ha mostrato la sua essenza rivelandosi persona che si “sbottona” solamente quando è il caso, quando viene capito, quando si sente a suo agio.
“Trovami un modo semplice per uscirne” e “Fuxia” sono gli unici pezzi dei Verdena che il cantante ci ripropone.
 
Curami, curami, adesso no
Io che non so
più dove andrò
Urla se puoi
ma io non lo so,
non lo so,
io non so,
dove sei,
dove sei,
dove sei,
dove sei,
dove sei,
dove sei.
 
Ma noi ieri, pur non sapendolo sapevamo dov’eravamo.
In quel mistero che ci fa perdere e ritrovare.
 
La musica quando è suonata da chi la ama.
 
Un animo gentile, affatto scontroso.
Fragile e forte, presente, ma “imprendibile”.
Appartenente a un “mondo altro” senza mai perdere la connessione col reale.
Un mix tra concretezza e surreale genialità.
 
Grazie, Alberto Ferrari.
Grazie a “La Tenda” e tutti i suoi collaboratori per questo bell’evento.
 
Dafne D’Angelo