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“IO, L’AMORE, LA MUSICA, GLI STRONZI E DIO” – IL LIBRO DI MORGAN IN SCENA …

“IO, L’AMORE, LA MUSICA, GLI STRONZI E DIO” – IL LIBRO DI MORGAN IN SCENA …

Marco Castoldi, in arte Morgan.
Due “nomi”.
Il primo è quello anagrafico, legato all’uomo fisico, “comune” si potrebbe dire’, quello che vive tra noi e in mezzo a noi assieme alle sue abitudini e a tutto ciò che concerne la sfera intima e privata del suo essere.
E poi c’è Morgan.
Il nome che quell’uomo ha scelto per essere se stesso ancora di più.
E quel “se stesso” all’ennesima potenza, quel turbine di creatività / genio / improvvisazione e vivace fanciullezza, Marco/Morgan ce l’ha regalato -ancora una volta- ieri : 24 Febbraio 2016.
 
Metti una sera piovosa ma non troppo, fredda il giusto, che avvolge tutto in una temperatura capace di “pungere”, ma al contempo riattivare la circolazione sanguigna.
Metti la splendida e storica cornice del Teatro Comunale di Carpi, posto al centro di una delle piazze più grandi d’Italia: la maestosa Piazza Martiri.
Metti una data rimandata (il concerto inizialmente fissato per il 13 di gennaio, rinviato a causa della partecipazione di Morgan al Festival di Sanremo), ma pregna di fans fedeli.
Metti -soprattutto- che in mezzo ai “soliti” accaniti sostenitori, un nutrito pubblico di “abbonati” e gente di ogni età popolava le poltrone di quell’ambiente particolare che è il teatro.
Metti poi che un artista controverso e chiacchierato come il nostro Morgan stava portando sul palcoscenico non solo un’opera artistica, ma la sua stessa vita, di fronte a quella gente che -probabilmente- tante volte (e ieri sera ancora) aveva puntato il dito “contro” attribuendogli appellativi esagerati e/o fortemente dispregiativi.
 
Ora, prendi tutto ciò che ho scritto e shakeralo come fosse un frullato.
Prova a immaginare la signora settantenne, elegante e un po’ annoiata, che -prima dell’inizio- commenta farfugliando qualcosa sull’esibizione sanremese e -alla fine di ogni brano- si ritrova ad applaudire entusiasta e meravigliata.
Immagina la figlia di questa donna, occhi lucidi fin dall’inizio, aspettative altissime.
Il modo in cui non ha bisogno di convincere la madre con parole, perché è l’arte stessa a parlare.
Immagina lo stupore.
 
Ma prima ancora di ciò.
Un passo indietro. Rewind.
 
Sono le 21.00 e Morgan non è ancora sul palco.
Chiacchiericcio, risatine.
Cosa accadrà?
All’improvviso una voce conosciuta, un volto noto, appare in scena e prende il microfono.
Si tratta di Red Ronnie, giornalista e presentatore  ideatore dello storico programma televisivo “Roxy Bar” (la cui programmazione avveniva su quel canale ora scomparsa che è stato “Videomusic”): il programma tv in cui maggiormente si diede voce a quelle realtà musicali che -ai tempi- si muovevano fuori dal circuito mainstream (per l’appunto Bluvertigo, ma anche Dhamm, Wolfango, Tiromancino, Silvestri e persino Elisa).
Red Ronnie, con quella sua inconfondibile cadenza, racconta di quando -Monsignor Tonini- ospite -per l’appunto- al Roxy Bar, incontrò il giovane Morgan rimanendone assai colpito.
Non lo avrebbe più dimenticato.
 
Morgan al pianoforte, il suo riflesso come un’ombra cinese o come quella di un Peter Pan pronto a salpare per l’Isola che non c’è, appare come incipit di quello che sarà uno spettacolo Enorme.
Assieme a Daniele Dupuis (in arte Megahertz) e Marco Santoro, Morgan mette la prima con un po’ d’emozione, ma il calore del pubblico lo pervade immediatamente facendolo innestare la quinta senza fermarsi più.
Un viaggio energico, carico d’atmosfere e significati.
 
Fotografie della sua infanzia aprono il I Atto, intitolato “Io”.
Compare anche la sorella Roberta Castoldi, co-regista dello spettacolo e la madre.
Della figura paterna non si parla neanche per sbaglio e proprio questo rende la presenza più presente che mai.
 
“Una volta avevo qualcosa da dire, ora ho soltanto da ridire” -afferma Morgan stesso- leggendo un passo di “Io, l’amore, la musica, gli stronzi e Dio”, l’autobiografia edita da Einaudi (uscita nel 2014) da cui lo spettacolo è tratto.
Ripetersi è dunque un rischio che può capitare, ma un’interpretazione come quella di ieri di “Sonno, sonno” (inedito brano del 2013) non può che essere unica.
 
Di Amore Morgan ce ne parla in maniera sottile, senza andare a indagare sfere che sono e devono rimanere private.
Ce ne parla a modo suo, perlopiù citando le figlie, e ce lo canta -più di una volta.
“Se si scrive amore, amore sopravvive. Se si scrive amore, l’amore forse arriva”.
Queste le frasi di “Destino Cattivo”, uno dei brani  meno conosciuti dalla grande massa, ma che i fans più accaniti ben conoscono.
 
L’Atto dedicato alla musica, riprende l’aneddoto legato al suo primo concerto, quello di -chi ha letto il libro già lo sa- Roberto Vecchioni.
Da quel primo impatto col mondo “live” in cui Marco Castoldi capisce che “la libertà non è per nascita” (come ci canta in un brano accompagnato dal pianoforte) ma è “la sintonia elettrica” a unire le persone: quindi la musica.
Da Vecchioni a Bowie il collegamento avviene lentamente, ma in modo inesorabile.
Per ricordare in maniera assolutamente personale e originale, Morgan ci ricorda di quando   Bowie suonò alla festa dell’Unità di Modena! Senza voce in mezzo alla folla rabbiosa quest’artista di fama internazionale noto per la propria eleganza/sobrietà spaccò la chitarra a causa dell’ira funesta.
La folla  lo fischiò senza pietà andando via.
“Mentre tutti si allontanavo, io mi avvicinavo” racconta Morgan ricordandoci che il vero amore per un artista si verifica nel momento in cui accettiamo le sue debolezze di uomo, amandolo ancor più
di prima.
 
Da qui, pian piano, arriva il “capitolo” dedicato agli “stronzi”.
Si parla ironicamente di Marilyn Manson.
Da qui aneddoti legati alla rockstar americana si mescolano a riflessioni d’altissima caratura esistenziale (il “male”, Satana e il modo di rapportarsi ad esso) fino all’esecuzione di  quella che Morgan definisce ironicamente “San Demonio”, parafrasando la pronuncia inglese di “Sunday Morning” titolo di una nota canzone di  Lou Reed.
 
Poi si passa a un video molto serio e importante.
Un filmato privato che l’artista non ha mai mostrato a nessuno e che rivela solo al pubblico presente.
Si tratta di dichiarazioni riguardanti il periodo in cui -dopo il grande successo ottenuto col programma tv “X-Factor” Morgan si trovò addosso pesanti accuse riguardanti l’utilizzo di droghe.
In un mix commovente, ma al contempo ilare e sarcastico, si alternano filmati di grandissimi artisti quali Paul McCartney e Lou Reed, poi compare lui: Pier Paolo Pasolini.
Anzi.
Per la precisione abbiamo un Alberto Moravia, che, al funerale di Pasolini parla di lui e lo fa in maniera viscerale, totale: “Abbiamo perso un uomo buono, un poeta. Di poeti -nel mondo- ce ne sono pochi. E il poeta dovrebbe essere sacro”.
Di Morgan tutto si può dire tranne che poeta non lo sia, tranne che geniale non lo sia.
L’esecuzione di “Semplicemente” -in seguito a questa parentesi di altezza spirituale elevata – sembra avere tutto un altro sapore rispetto all’esibizione avvenuta durante il Festival di Sanremo 2016.
“…e semplicemente -anche un fatto da niente, attraversato dalla corrente nello spazio e nel tempo nasce piccolo infinitamente poi diventa troppo importante-
Gli scettici si ricredono, il calore pervade l’intero ambiente.
Una fan scatenata quasi inciampa mentre cerca di lasciare sul palco un oggetto per Morgan.
Scene da concerto rock dentro il posato e sobrio Teatro Comunale.
 
L’Atto finale, dedicato a Dio, coincide con l’esecuzione di un brano di musica classica poiché come afferma Morgan: “Per me Dio è Bach”.
 
Ringraziamenti a Red Ronnie e Roberta Castoldi, che, sale sul palco.
Ringraziamenti a Megahertz e Marco Santoro.
 
Poi Morgan, rientra in scena a sorpresa.
E ci regala qualcosa di straordinario e irripetibile.
 
L’omaggio finale al Duca Bianco.
“Space Oddity” s’irradia dentro al Teatro e Morgan la canta in modo così viscerale che -sono sicura- David Bowie lo avrà sentito da lassù.
“Can you ear Major Tom?”
Yes, you can.
 
Grazie Morgan.
 
Dafne D’Angelo