Now Reading
SARAH JANE MORRIS – Intervista alla star inglese, dai Communards a Bloody Rain

SARAH JANE MORRIS – Intervista alla star inglese, dai Communards a Bloody Rain

Sono passati molti anni da quando Sarah Jane Morris cantava una indimenticabile versione di Don’t leave me this way in coppia con Jimmy Somerville nei Communards. Ora è una star mondiale conosciuta ovunque, siamo nell’arca musicale del Bravo Caffè, l’occasione è quanto mai ghiotta, in sold out da mesi la regina presenta il suo ultimo lavoro, Bloody rain, e prima del concerto di cui potete leggere il report in altro servizio, ci ha concesso una lunga ed interessante intervista.
 
Hai una lunga storia artistica con l’Italia, Riccardo Fogli, Riccardo Cocciante, Simona Bencini,che ricordi hai di questi artisti?
Erano tutti molto carini e mi è piaciuto un sacco lavorare con Pino Daniele, abbiamo scritto 3 canzoni insieme e sono pure andata a casa sua. E’ stato bello essere nell’habitat di un altro artista. L’esperienza di Sanremo mi è piaciuta molto, ed è stato bello lavorare con Cocciante perché ho scritto la canzone con lui.
 
E di Sanremo condotto da Morandi? Dove hai duettato con Noemi? Avete cantato una bellissima canzone di Battisti (Amarsi un pò/To feel in love), conoscevi il cantautore Lucio?
Conosco i lavori di Battisti anche se non lo conoscevo personalmente, era un poeta, molto amato dagli italiani. Sono anche una fan di Paolo Conte e mi piacciono i suoi testi, sono una persona che ama molti i testi delle canzoni.
 
Tornando agli inizi, come finisti nei Communards con Jimmy Somerville? Dopo la bellissima versione di Don’t leave me this way avete più collaborato assieme?
Io suonavo con altri prima dei Communards, ma poi Jimmy Somerville venne ad un mio concerto e capimmo subito che ci piaceva lavorare insieme. Ho collaborato con lui per anni, poi mi hanno offerto un contratto importante da solista, quindi ho lasciato per iniziare la mia carriera personale.
 
Le tue origini musicali dove affondano? Sei passata dal pop-rock dei Communards al rock’n’blues e forme di jazz, dove ti trovi più a tuo agio?
Mi sento a mio agio con quello che sto facendo al momento, nella vita molte cose ci influenzano, però fondamentalmente sono una cantante rock & blues e blues.
 
Canti una versione di Fast car di Tracy Chapman di devastante bellezza, hai conosciuto Tracy? Ne hai fatto anche una versione con Antonio Forcione, un altro italiano tra le tue righe?
No, non ho mai incontrato Tracy, ma l’ho vista per la prima volta al concerto di Nelson Mandela e ciò che mi ha colpito di lei è che era scalza, con jeans e una chitarra acustica e niente trucco, era in contrasto con tutto il resto.
 
Ama ripescare pezzi dal passato e riproporli, alcune sono vere perle come Mr. & Mrs. Jones e la travolgente Hit the road Jack di Ray Charles. E’ vero che Mr. & Mrs Jones la BBC si rifiutò di trasmetterla per presunti riferimenti omosessuali?
La BBC aveva paura che fossi lesbica e che fosse come una specie di outing…  in quei giorni nessun artista aveva fatto coming out come lesbica. Non ero una lesbica, semplicemente stavo cantando una bella canzone. Anni dopo KD Lang fece coming out e quasi tutti si comportarono come se volessero che pure io fossi lesbica. Ma non lo ero, quindi ho fallito di nuovo. Tuttavia la canzone è stata una grande hit per me quindi è stato un peccato per la BBC!
 
Ma riproponi anche brani più recenti come la Fragile di Sting, spazi da un genere all’altro senza problemi. Dare nuova anima a canzoni famose, oltre il tuo vasto repertorio solista, è una cosa affascinante, è molto divertente e soddisfacente?
Ogni canzone ha il diritto di essere cantata come cover, ma puoi fare una cover di una canzone solo se hai qualcosa di nuovo da dire attraverso quella canzone. Quindi ogni canzone che ho cantato come cover è come se avessi avuto qualcosa da dire attraverso di essa, prendo il brano e lo trasformo in una canzone mia.
 
Hai cantato assieme al mitico Nick the Nightfly, come è stato?
Nick è un buon amico e un bravo DJ.
 
E’ anche amica e ha avuto collaborazioni con altre grandi cantanti,Simona Benicni, Cristina Donà, per non dimenticare Annie Lennox.
Cristina Donà è un’amica e una fantastica song-writer. Quando sei una pop star di solito ti muovi in un circolo molto ristretto, senza altre persone famose, non posso chiamarla amica, ma di certo conoscente e la rispetto molto.
 
Tornando a Bloody Rain, che significato ha voluto dare a questo album? Si parla violenza sulle donne e diritti umani giusto?
L’album parla della paura e riguarda il trasformare una parola negativa in una positiva. Tutte le canzoni si indirizzano alla paura, che non è altro che ignoranza, omofobia è ignoranza e razzismo è ignoranza e possono essere definiti come paura. Ho trasformato la parola fear in  freedom education  acceptance  e revolution… le iniziali di queste parole formano la parola fear.
 
Ricordiamo anche il suo sostegno alle lotte dei minatori inglesi contro le politiche della Thatcher.
Sono molto fortunata ad essere nata in Inghilterra, sono nata in un paese democratico e non tutti hanno questa opportunità. La distribuzione del benessere nel mondo è molto ingiusta, ma allo stesso tempo credo nel buono che c’è nell’umanità e penso che la musica abbia un grande potere e sia necessaria nella vita di ognuno di noi.  Come compositrice è mio compito scrivere le storie delle persone, quindi non sono necessariamente le mie storie, ma di persone in giro per il mondo che non hanno la libertà di parola e vivono nella paura. Penso che queste cose debbano essere riportate, io lo faccio in maniera sottile, attraverso la mia musica. Non pretendo di avere una soluzione, tutto ciò che faccio è porre domande. Questo album tratta degli uomini, dell’umanità e dell’umanità negli uomini. Credo nella comunità e penso che la comunità venga distrutta dalle compagnie corporative tipo Tesco(che è come una conda inglese) e tutti i grandi supermercati che hanno fatto chiudere i negozi locali. Quelli erano i posti dove i giovani e i vecchi avevano la possibilità di condividere le loro storie, e il risultato è che ora ci sono troppe persone povere e sole. Se riusciamo a riportare indietro la comunità e se riusciamo a prenderci cura l’uno dell’altro e non essere così avidi allora c’è una strada per progredire.
 
Lei è di Southampton, come è la scena musicale inglese oggi?
La scena musicale in Inghilterra è difficile, come poi in tutto il resto del mondo. Le industrie sono implose ed è molto difficile per i musicisti sopravvivere, non ci sono i fondi per sostenere l’arte. Il governo non crede nelle arti, quindi è un periodo di povertà per gli artisti, ma solitamente da queste situazioni viene sempre fuori una rivoluzione..
 
Cosa ne pensa dei moderni sistemi di diffusione digitale come Spotify?
Non conosco molto bene Spotify, ma con internet e tutto il resto ora non ci si prende più cura degli artisti, e chi pagherebbe per la musica quando si può averla gratis? Ma è quasi impossibile riportare indietro il tempo.
 
MAURIZIO DONINI
 
Traduzione della sempre preziosa Arianna “The Miss” Zanotti
http://www.sarahjanemorris.co.uk