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Renato Ruatti “Noah Guitars” – Intervista a chi fa suonare italiano a Br …

Renato Ruatti “Noah Guitars” – Intervista a chi fa suonare italiano a Br …

Renato Ruatti nasce in Alta Val di Non e fin da piccolo esprime la sua creatività rielaborando vecchie moto nel garage di casa. Scende dai monti per studiare Architettura al Politecnico di Milano. Dalla conoscenda di Gianni Melis, amico della moglie Stefania e appassionato di musica, scaturisce un’idea: creare una chitarra di metallo. Ha progettato la prima chitarra di alluminio, quella che hanno suonato Ben Harper, Saturnino, Lou Reed, Sting, Bruce Springsteen, e tanti altri. Insieme al chitarrista Marco Colombo ha presentato la chitarra al TedX Bologna 2015.
 
Renato Ruatti, qui al TedX ha presentato questa chitarra in alluminio, una vera novità rivoluzionaria.
Diciamo che in verità alcune esistevano già, la Fender aveva già fatto una chitarra in alluminio, ma con un procedimento diverso, per imbottitura, in pratica due coperchi saldati. In realtà questa intuizione interessata è stata di mantenere la massa, non riducendo quindi troppo lo spessore, ma ricercando la misura giusta. L’alluminio è un metallo un poco meno metallo,  ma anche il fatto che comunque la lastra di laminazione ha una venatura, perché le molecole, quando viene lavorato il metallo, assumono una fibra.
 
Bisogna dire che non sei un musicista, ma un ingegnere.
In realtà sono un architetto.
 
Sempre un artista potremmo definirti no?
Diciamo “un muratore che sa di latino” per usare la definizione di Adolf Loos, frase molto bella perché intende una cultura classica, ma sei anche un muratore e quindi devi manipolare la materia. Le idee vengono fuori dalla pietra, si intende che devi affrontare temi anche non tuoi, io sono contrario alla specializzazione. Poi mi piace il design, ho disegnato anche lampade ad esempio.
L’idea di fare una chitarra in alluminio come è nata?
E’ stato Gianni Melis a lanciare l’input, lui conosce la musica e suona la chitarra, io no. Lui ha lanciato il tema di fare una chitarra meticcia.
 
Ma eri appassionato di musica rock quindi?
Di musica certo, di chitarra a dire il vero no, poi accompagnato da lui, con le indicazioni uno va. L’idea è stata una via di mezzo tra una dobro ed una Telecaster, poi in realtà volevano 2 milioni di lire per farla, lui aveva comprato una Telecaster d’annata in America, e l’aveva pagata sulle 450.000 lire. Quindi partire con una base di 2 milioni era impensabile, quindi questa cosa in quel momento si bloccò per qualche mese. Poi parlandone con Mauro Moia ci disse che sì, la cosa si poteva fare, io pensavo che fosse un colletto bianco ed invece abbiamo scoperto che è un uomo di reparto, ed è stato quello che ci ha permesso di partire, lui dominava il cad ed il cam, preparò lo scavo della chitarra, e nacque la chitarra di Mauro, non pensavamo ancora al Noah. Poi questo pick-up che non ronza fu un’altra scoperta. Prima venne il pick-up single coil, poi nacque l’humbucker per risolvere il problema del ronzio.
 
Ma il computer inserito dentro la chitarra?
No quella è un’idea, un progetto cui stiamo lavorando, ma ancora non è in essere.
 
E Marco Colombo, qui presente con te, l’ha iniziata a sperimentare dal vivo.
Lui l’ha portata in tv con Gianna Nannini, registrando con lei “Un cuore”, poi venne fuori National, ma in realtà era la nostra chitarra microfonata, con i pick-up non funzionanti, ma come se fosse un’acustica, quindi voleva dire che suonava bene.
 
Poi venne il primo basso per Saturnino?
C’era Pasquale Defina che la portava in giro a far vedere nei Centri Sociali, ad esempio, la prima la vendemmo ai Jungle Sound, degli studi di registrazione molto famosi al tempo. Saturnino la vide lì, assieme a Sole Luna, e decisero di regalarne una a Jovanotti. Lì c’era un nostro depliant dove si diceva che avremmo fatto un Precision Bass, lui ne aveva uno del 1951 e ci propose di prenderlo e copiarlo , studiarlo, purchè il primo realizzato andasse poi lui.
 
Poi chitarre sono andate a Lou Reed, Ben Harper, Sting e tanti altri.
Lou Reed, l’ ultima volta che è venuto a Milano, ha passato quasi una giornata a vedere il processo di fabbricazione degli strumenti, a parlare di materiali, di manualità, è stato molto piacevole.
 
Una famosa è andata anche al “Boss” Springsteen giusto?
Con Springsteen non sapevamo come fare, lui ha quella chitarra da sempre come fai? Poi trovai una sua intervista dove diceva che sua madre era di origine italiana, e raccontava che prima di andare a letto gli raccontava le storie di “Billy il cowboy”. Allora vado a vedere chi è questo Billy, trovo il libro e scopro che è un bambino con un pony di nome Golden Arrow, noi facciamo chitarre di alluminio, il Golden non ci sta, come fare? Avevamo fatto delle prove con una esperta di colore, ed abbiamo recuperato quell’esperienza realizzando un coperchio con quel colore lì che chiude la chitarra, un bordeaux scuro come quello dell’interno dei cappotti di una volta. Poi gli abbiamo fatto i pomelli d’oro e le chiavi, ma solo i pomelli delle chiavi, così è nata la Golden Arrow.
 
Altri progetti in futuro?
Sarà bellissima quella di Federico Paciotti, un tenore che suona la chitarra come Steve Vai, quindi immaginati la combinazione, si è esibito anche al Festival di Sanremo come ospite una sera.
 
Ma fai ancora l’architetto o solo chitarre?
No, no, faccio l’architetto ed anche in maniera pesante (risate), con il nostro studio siamo molto impegnati sul Frejus ad esempio con l’apertura del secondo tunnel, noi ci occupiamo di tutto quello che sta fuori. Poi sul ramo chitarre dobbiamo decidere se diventare grandi o fare scelte diverse, abbiamo molte spinte, vediamo.
 
Ma la produzione di chitarre è avviata e procede alla grande quindi?
Beh, siamo nell’ordine comunque di 110 pezzi in 18 anni, c’è un catalogo standard, poi ci sono le personalizzazioni. Noi facciamo dei piccoli lotti, ogni musicista incontra la sua chitarra.
 
Marco Colombo, tu che sei il chitarrista e ce l’hai mostrata qui sul palco del TedX, cosa puoi aggiungere?
Io ho avuto l’occasione di usarla e provarla in tutte le fasi della sua realizzazione, ho cercato di dare il mio contributo nella maniera più obiettiva possibile. Io sempre collaborato per passione ed amicizia, il problema di questi strumenti è che sono ancora da scoprire perché hanno un comportamento rispetto al legno completamente diverso. Ci sono campi di applicazioni enorme, forse manca di una certa personalità a partire dalla forma, che psicologicamente uno associa ad una Telecaster, ma ha potenzialità enormi, non ha ronzii, è curatissima, nessun bisogno di settaggi, la prendi in mano e suoni.
 
MAURIZIO DONINI
 
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