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Pietro Paletti   – l’intervista –

Pietro Paletti   – l’intervista –

Uno degli artisti più importanti della scena bresciana e nazionale si confessa a noi di Tuttorock.
Un artista che ha vissuto negli ultimi tempi tantissimi cambiamenti.
Molto autoironico che presto vedremo in giro per l’Italia insieme ad un altro artista, Bugo.
– Complimenti il tuo ultimo cd, bello ma diverso dal precedente, che era più rock. perché hai cambiato genere?

– Perché secondo me bisogna cambiare, cambiamo noi, cambiano i nostri gusti, le nostre esperienze, con l’arrivo di mio figlio è cambiata anche la mia vita e di conseguenza ho cambiato anche l’approccio alla scrittura delle canzoni.
– In che senso?
– Ho cambiato la metodologia, prima partivo dalla chitarra o pianoforte e successivamente scrivevo il testo, adesso mi sono svincolato da queste “regole” che mi ero imposto. Questa volta sono partito dal concetto di base di ciò che volevo dire e ho subito arrangiato un mood sonoro su cui ho scritto il testo e ho scritto il testo quasi al contrario rispetto al mio solito.
– E le sonorità?
– Ho cercato di essere più elettronico, cercando di svincolarmi dal suono acustico, rock, senza sapere in realtà dove sarei arrivato. Cercando cmq di trovare altro.
-Il risultato è però bello, un cd importante, serio ma scansonato nei modi.
-Mi rendo conto che non è un cd semplice, non è immediato, ci sono dei pezzi più pop che possono sembrare più semplici ma come vedi, valeriana & marijuana ti trovi (volutamente) il ritornello alla fine.
Ho voluto fare un cd più ostico peché era più ostico il mio pensiero in quel “momento”.
ad esempio adesso sto scrivendo il prossimo disco e sto cambiando di nuovo metadologia.
– Cambiare incuriosisce chi ti ascolta.
– Infatti, cambiare giova a me e credo anche chi mi ascolta
La tua idea è quella di voler continuare a sperimentare o troverai una tua struttura?
-In fondo credo che il midollo è sempre lo stesso, mi spiego meglio, sono sempre Paletti, uno che racconta o che si racconta con molta ironia e verità.
Secondo me i vestiti dei miei lavori in fondo cambieranno sempre.
– Quanto è cambiato paletti con l’arrivo del figlio?
– Ho cominciato a scrivere l’album quando è nato, quando ho scoperto cosa vuol dire essere padre, quando sono passato da ragazzo a uomo e ho avuto quella crescita interiore. E’ stata una scrittura tumultuosa.
-Cambiano le responsabilità, da figlio diventi padre…
-Cambiano un sacco di cose, anche la pressione economica è diversa. Triplicano le spese, devi cambiare casa perché l’altra è diventata troppo piccola. E’ diventato anche difficile concentrarsi.
-Cosa pensi di ciò che sta accadendo in Italia? Abbiamo dei politici che somigliano più a dei comici
-Io “purtroppo ” sono molto legato all’Italia, sono anche stato all’estero, 5 anni a Londra dove ho imparato a lavorare nell’ambiente musicale, successivamente a Roma e Milano.
Proprio a Milano ed era circa il 2007 ci sono state le prime “bastonate” economiche, calavano i budget, arrivavano i primi licenziamenti e tutto diventava un problema.
Ora cmq non riuscirei ad andarmene anche se continuano ad aumentare le tassazioni, non è una bella situazione, mi sento poco tutelato, ho paura, sembra che non ci pensino a persone come me che ha delle spese normalissime di una famiglia normale. 
Ma voglio cmq non piangermi addosso, posso migliorarmi, e crescere x guadagnare di più. E voglio rimanere anche se chi ci dovrebbe proteggere sembra non interessarsi di noi.
– La situazione politica ha influito nella scrittura del tuo disco?
– Ha influito come influisce tutto ciò che mi circonda nel periodo della scrittura dei pezzi. La situazione economica italiana era molto particolare e pesava tantissimo il fatto che la gente facesse fatica a spendere dei soldi, dovevo avere dei pagamenti che non arrivavano e il mio conto piangeva, questo mi metteva ansia che influiva tantissimo anche nella stesura dei testi.
– La collaborazione con Bugo com’è nata?
– L’ho incontrato ad una festa, abbiamo parlato un po’, e siamo entrati subito in sintonia e da li siamo partiti a lavorare sui live.
– Visto che lo hai conosciuto personalmente, com’è Bugo?
– Un artista serio e preciso, ha dei collaboratori fantastici. 
– Parliamo di tua moglie…
– Ricopre il ruolo che ricorpre ogni brava compagna, è l’orecchio che giudica tutto, passa tutto da lei e mi fido tantissimo del suo giudizio.
-“Avere te” è dedicata a lei?
– Sì e non solo, tutto il cd è dedicato a lei e al mio piccolo, senza di loro non sarei ciò che sono. La mia vita è relazionata a loro.
– Parlami del tour.
– Partiamo con 9 date a novembre, ne stanno arrivando delle altre. Sarà bello ricominciare i live accanto ad un artista come Bugo.
– Come vedi la musica italiana?
– Ehehehe, so che mi fai questa domanda per farmi parlare male della musica italiana…
– Ahahahah ma no!! E’ una domanda innocua, vorrei capire da artista come vedi dall’interno il mondo musicale.
– Sicuramente ci sono un po’ di clientelismi, è sempre stato così, al di là di questo mi piacerebbe ascoltare qualcosa di più vario. Far passare in radio almeno 2 ore al giorno artisti diversi, ce ne sono tantissimi in Italia. Purtroppo al direttore della radio non puoi dire di fare musica indipendente o alla fine non lo caga più nessuno
– Quindi il problema è la gente che non è stimolata abbastanza ad accettare nuovi artisti? 
– Praticamente sì, è un’educazione di base, credo sia solo questione di abitudini. Se poi in radio passano uno sconosciuto cambiano stazione…
-Girando per l’Italia hai notato delle differenze tra le varie regioni e città? Come si comportano ai tuoi live?
-Altra brutta domanda ahahah. In città come Firenze è più facile che a Prato, in Sicilia e in Sardegna è bellissimo suonare, sono trai posti più fighi. Anche Milano, o Brescia. Ripeto, il tutto varia nel giro di pochi chilometri, in provincia è sempre più difficile che in città.
Che tipo di padre é Paletti?
Cerco di affrontare fifty fifty quello che c’è da fare con il bambino, è una nuova situazione sia per me che per mia moglie. La famiglia in generale è cambiata, ed è la prima volta come generazione che affrontiamo questo tipo di cambiamento, il ruolo del padre è diverso, anche nell’educazione del figlio, prima ricadeva tutto sulla donna ora non più. Un cambiamento nel cambiamento.
 E musicalmente vorrei cominciare a parlare non più di me ma di quello che vedo intorno, delle tresche, delle situazioni delle persone. Voglio scrivere al di fuori di me, parlare delle storie degli altri. 
E noi saremo pronti a scoprire il nuovo Paletti. Intanto ce lo godremo in giro per l’Italia insieme a Bugo.
Ti ringraziamo tantissimo per l’intervista.

Grazie a voi, è stato un piacere.

 

Daniele “DiKi” Di Chiara