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NOVEMBRE – Intervista con Carmelo Orlando che ha svelato i segreti del nuovo album & …

NOVEMBRE – Intervista con Carmelo Orlando che ha svelato i segreti del nuovo album & …

I Novembre sono una delle nostre migliori band, attivi dal 1990, hanno sempre cercato di essere coerenti con la loro proposta musicale. A distanza di nove anni da “The Blue”, tornano con “URSA”, altro ottimo lavoro che conferma la grandezza di una band che continua a scrivere bellissime pagine di musica. Ne abbiamo parlato con Carmelo Orlando e ciò che segue è il resoconto dell’intervista.
 
Ciao e benvenuto tra le pagine di Tuttorock. Finalmente un nuovo album dei Novembre. Come è stato realizzato?
“URSA” è stato registrato ai Blue Noise Studios di Massimiliano Pagliuso (nostro chitarrista), e ai Play Rec Studio di Fabio Fraschini. Poi è stato mixato e masterizzato agli Unisound studios da Dan Swano in Svezia. Da Massimiliano abbiamo registrato tutte le chitarre, armonie, soli e basso, mentre ai Play Rec abbiamo registrato voce, batteria e chitarre acustiche e classiche.
 
Come mai tanti anni di pausa?
Mah, ci sono stati tanti motivi per cui abbiamo deciso di fermarci per un po’. Sia perché il mercato dei cd era in crollo verticale, e la popolarità dei Novembre stava crescendo ma le vendite rimanevano più o meno invariate ed era una cosa che ci dava parecchia frustrazione. Avevamo l’impressione di pubblicare album dopo album senza che nulla accadesse, così abbiamo deciso di riflettere un po’ e vedere dove questa crisi (la famosa crisi del 2008) ci avrebbe portati. In seguito le cose sono cambiate, adesso ci sono tanti nuovi modi per vendere la musica, per proteggerci dalla pirateria. Un po’ questo, un po’ la voglia di pubblicare nuove cose, così abbiamo deciso di tornare.
 
“URSA” è ispirato al capolavoro di George Orwell “La fattoria degli animali”. Perché questa scelta?
In realtà non è stata una scelta premeditata. L’album avrebbe dovuto avere un altro titolo che però poi non ha funzionato. Così di comune accordo con la Peaceville abbiamo deciso di cambiarlo in “URSA” che è il titolo del quinto pezzo dell’album. Però era una parola che andava spiegata al pubblico, così abbiamo deciso di mettere l’acronimo per intero in copertina, abbiamo deciso di parlarne un pò nel comunicato stampa, di spiegarlo meglio alla gente. Perché altrimenti, di solito, io scrivo le mie idee in maniera un po’ meno evidente di così. E’ stato un caso.
Comunque è un tema sicuramente dai tratti animalisti e di satira politica. Una satira politica che andava bene negli anni 50 così come nel 2016. E’ questo il potere di Orwell, di riuscire ad vedere avanti nel futuro.

 
Possiamo quindi dire che è un concept album?
No, decisamente no. E’ la prima volta che tratto tematiche che non hanno interamente a che vedere con le mie sensazioni personali, però non possiamo dire che sia un concept album.
 
Molto bello il disegno di copertina, ha attinenze con i testi?
Sicuramente rispecchia il mood generale dell’album. E’ una copertina molto simbolica e d’impatto. Un po ‘Pietà’ di Michelangelo’, un po ‘Nascita di Venere’ di Botticelli in versione glaceale. C’è qualcosa di mistico, sembra un affresco di una nuova religione…
 
Quali sono le differenze con i lavori precedenti?
Sicuramente un album più equilibrato, meno confuso, più ragionato, perché ho avuto tantissimo tempo a disposizione per poterci lavorare, per sistemare ogni singolo fraseggio, ogni singola linea vocale. Ho potuto occuparmene in qualsiasi momento della giornata perché lavoravo a casa col computer, senza bisogno di aiuto esterno e questa è una cosa che non è mai avvenuta in passato.
 
Anche stavolta avete lavorato con Dan Swano, un sodalizio che dura oramai da molti anni, perché avere scelto nuovamente lui?
Dan Swano è il miglior fonico che c’è in circolazione. Con lui abbiamo lavorato per i nostri primi due album nel 94 e 96. In realtà avremmo voluto lavorare con lui anche per gli album successivi ma non fu possibile perché lui non era in attività, oppure i nostri budget molto modesti non ce lo permettevano. Finalmente le nostre strade si sono ri-incrociate, è stato possibile lavorare di nuovo insieme, e con questa nuova tecnologia è stato come essere lì fisicamente, perché lui ha ri-ampato ogni strumento, chitarra per chitarra, arpeggi, basso, batteria, ed è stato come essere lì, con l’unica differenza che non abbiamo speso una fortuna in viaggi e alloggio. Lui è stato sempre come un elemento del gruppo, ha sempre proposto delle idee sue che noi abbiamo accettato di buon grado. E’ proprio questo che cercavamo in lui ed è quello che abbiamo trovato.
 
Venite definiti come una band di progressive, death, doom, atmospheric metal e chi più ne ha più ne metta. Voi come definite il vostro sound?
Non lo so, direi che le etichette che hai menzionato ci descrivono bene. Almeno nella provenienza.
 
Nel tour di supporto, quanto spazio dedicherete al nuovo album e quanto ai vostri classici?
Tipo un 60% roba vecchia e 40 nuova.
 
Sei soddisfatto del risultato finale o dopo averlo riascoltato hai pensato che forse avresti fatto qualcosa in maniera diversa?
Soddisfatti al 100%. Questo è il bello di avere il pieno controllo sulla tua musica. Avevo il demo dell’intero album gia pronto mesi prima che iniziassimo a registrare e mi quadrava ogni cosa. Una volta finita la registrazione e il mix, siamo intervenuti pochissime volte aggiungendo un pad di tastiera, o correggendo dei delay. Ma a parte queste sciocchezze andava gia tutto bene.
 
Della vostra discografia, quale ritieni il lavoro più interessante, quello che è il più importante per la vostra storia musicale e quello che preferisci personalmente?
Ultimamente ascolto molto “Classica”, ma anche “Dreams d’Azur” e “The Blue”. Però è “Classica” che associo di più a “URSA”.
 
Come trovi l’ispirazione nel comporre un sound così particolare?
Sicuramente dalle bands che ascolto, quelle che ci hanno accompagnato nella crescita, e le bands nostre contemporanee. La lista è troppo lunga.
 
Cosa vuoi dire ai fan italiani e ai nostro lettori? Concludi l’intervista come vuoi.
Solo grazie di avere continuato ad ascoltarci e incoraggiarci anche quando non davamo più segni di vita.
 
FABIO LOFFREDO
 
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