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JULICO – Intervista all’autocantore italo-argentino

JULICO – Intervista all’autocantore italo-argentino

Abbiamo incontrato JuliCo, giovane e promettente autocantore, come ama definirsi lui, con una storia bellissima fatta di andate e ritorni, di aerei, di terre calde e colme di musica e di colori. Ci siamo tolti qualche curiosità, perché un artista così non capita tutti i giorni di incontrarlo.
 
Due le lingue con cui ti esprimi, pensi e sogni.  Due i posti che senti “casa”, doppio mondo come il titolo del tuo precedente album. Sentire la tua storia mi fa pensare a una doppia personalità, Julico italiano, che pensa in italiano e che pensa da italiano e poi l’altra faccia della stessa medaglia, quella Argentina. Quindi sei italiano o argentino?
Entrambi. Se gli argentini sono figli degli italiani, io sono fratello di tutti e due. Sono nato “là” e “cresciuto “qua”, e il confine è molto sottile: non sai mai se parti o se torni, se vai o se vieni. Perché casa è dove sei nato, ma anche dove stai bene. Intanto, ogni radice che pianti -o che ti è stata data di fabbrica- non ti lascia mai, neanche a migliaia di chilometri. Con una buona dose di viaggi, col tempo ci ho fatto pace. E se è una buona scusa per partire, ben venga.
 
Che emozioni ti piace trasmettere al tuo pubblico, o ti piace vedere nel pubblico?
Si collega con quella di prima. Non è che mi piace, credo proprio che la musica sia un modo per trasmettere qualcosa, per ridare quello che ti è stato dato, uno scambio utile per tutti. Credo nelle cose utili. La musica è utile. Suonare è utile. Lasciare qualcosa nella gente, un graffietto, un granello di sabbia, un seme, qualcosa con cui possa poi fare altro. E’ utile. Questo “mi piace”, o meglio, questo vorrei fare sempre. Poi se il pubblico lo vive, e soprattutto si emoziona, allora la mia musica ha funzionato. Perché io ho ricevuto, filtrato e restituito: se il pubblico a sua volta me lo ridà, vuol dire che l’ha filtrato davvero. E allora hai vinto.
 
Raccontaci il videoclip di “Quello che rimane”. E chi è Clara Alonso?
Più che altro chi è Julico! Clara Alonso è un’attrice famosa in tutto il mondo, la seguono milioni di persone. Ha fatto carriera nella Disney (tra le molte cose che ha fatto quella che per ora ha avuto più risonanza è “Violetta”, serie nella quale interpreta il personaggio di Angie), ma molti non sanno chi sia davvero. E’ una persona squisita, simpatica, intelligente, sorridente e molto talentuosa. Ho scoperto, durante le riprese, che è anche super professionale. Ha studiato italiano per essere attrice in Italia, sta studiando la pronuncia iberica per essere attrice in Spagna. Una potenza. Questa collaborazione è nata in modo naturale, perché è perfetta per il messaggio della canzone. Nel videoclip di “Quello che rimane” è il personaggio che rivive alcuni momenti della sua vita, attraverso le foto, simboli di qualcosa di ampio, come il tempo, come l’amore, come la vita stessa, nella meravigliosa cornice che è Roma. Infine, è mia cugina. Mi piacerebbe fare altre cose in futuro con lei, magari anche musicali. Abbiamo già diversi brani pronti da suonare…
  
Quali sono i tuoi progetti per il futuro?
Per dirti di domani ti dico di oggi: sto scrivendo, suonando e studiando. Tutte le canzoni che ho scritto negli anni stanno rifiorendo e insieme a loro ne nascono di nuove. Non sono da solo a scegliere quali saranno le fortunate, c’è una bella squadra che mi dà una mano. In autunno dunque daremo vita al mio secondo album, e lo faremo girare il più possibile. Mi piacerebbe molto viaggiare e cantare le mie canzoni in Europa e Sudamerica. Poi se c’è anche altro, meglio! C’è davvero molta gente brava in giro, quindi mi preparo per essere all’altezza.
 
 Com’è fare musica in questo paese e cercare di vivere di musica? Dimmi le difficoltà e le ancore di salvezza.
Fare musica è sempre fare musica. Devi fare i conti sempre e solo con il pubblico, che sia uno o siano migliaia. Prima di tutto ti devi fare un mazzo così per imparare a suonare e a cantare. Se sei in un palco e sai suonare e cantare, è come se scoppia una rissa e hai fatto boxe per anni: in qualche modo te la cavi. Come diceva il mio allenatore: “Come ti alleni, così poi giochi la domenica”. Per la seconda domanda: “cercare di vivere di musica” contiene già la risposta. Se sei nel sottobosco, devi imparare ad essere flessibile, cercare, muoverti, adattarti. Ce la prendiamo sempre con gli altri ma il problema principale in Italia è che in giro ci sono molti musicisti bravi, ma troppi musicisti scadenti. Qualcuno dovrebbe anche tornare tra il pubblico, altrimenti oltre al web affolliamo pure i palchi. E prendiamo di meno. E dobbiamo trovare soluzioni alternative. C’è poi chi va a fare altri lavori, o chi rimane in trincea a combattere. Appartengo a questo secondo filone per scelta personale, un percorso quasi mistico, di sudore e note, di viaggi, di sacrifici, investimenti, cadute, battaglie vinte o perse. Anche in questo caso devi farti un mazzo così… ma può dare bellissime soddisfazioni.
 
TAMARA CASULA
 
 
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