Intervista ad Alberto e Paolo, i fondatori della Latteria Molloy

Loro sono Alberto e Paolo, due ragazzi bresciani completamente diversi, due bravi ragazzi, uniti dalla stessa passione, la musica, che li unisce da tantissimi anni, almeno dieci. Da pochi giorni festeggiano per il decimo anno il compleanno della loro creatura, la Latteria Molloy (per la mungitura delle idee), noi di TuttoRock li abbiamo intervistai in separata sede e poi abbiamo unito le risposte…buona lettura.

Complimenti per il decimo compleanno della latteria, una serata fantastica. Ma quanta fatica…
Paolo) Molto spesso questo lavoro, come del resto tanti lavori legati alla sfera artistica, non è considerato propriamente tale. Il fatto che in questa attività sia insito un livello di “divertimento” fa pensare che sia tutto easy e da prendere con il sorriso. Niente di più lontano dalla realtà. E’ stata una sbatta assurda, bella e soddisfacente ma assurda. 

Alberto)  Sicuramente organizzare un evento di questo tipo, con tutti questi ospiti illustri, è molto complesso. Ma ti assicuro che la fatica è assolutamente compensata dalla gioia nel vedere i risultati

Ma che soddisfazione quando un migliaio di persone vengono a pagare un biglietto per una festa così bella. 
Paolo)   E’ il senso stesso del lavoro. Dipendere dal responso del pubblico è un affare altamente aleatorio. Non si riesce mai a prevedere quanto il nostro modo di pensare sia tarato su quello della collettività. Con il senno di poi tutto facile, ma prima e nel mentre i dubbi sono tanti, non dimentichiamoci che mettere sul palco un cast del genere significa un’esposizione economica non indifferente.

Alberto)     Diciamo che la cosa incredibile è stato vedere così tanta gente disposta a pagare un biglietto per uno spettacolo che fino a 24 ore prima era totalmente secret. Certo, abbiamo giocato con gli indizi nei giorni precedenti, in ogni caso ha funzionato molto bene il passaparola, e per questo ringraziamo tutti gli amici che ci hanno aiutato

E complimenti per aver resistito 10 anni, portando avanti con carattere e qualità un progetto molto interessante.
Paolo)    Grazie dei complimenti. Ma scansiamo i  fraintendimenti: se in questi anni la Latteria avesse ragionato solo da un punto di vista  economico avrebbe chiuso nove anni fa.

Alberto)     In effetti non ci avrei scommesso neanche io in una tale longevità. La Latteria ha attraversato tanti momenti bui, ha superato una chiusura, ma ha rischiato di chiudere anche in altre occasioni. Ma nei momenti difficili ha sempre prevalso la grande passione per il progetto e la lungimiranza.
 

In questi anni tantissimi locali sono spariti in tutta Italia o hanno abbassato le pretese, ma la latteria riesce ancora a fare la differenza, qual’è il segreto?
Paolo)    Il segreto è metterci l’anima e decidere di volerselo permettere, e sottolineo “volerselo” e non “poterselo”. Tutte le persone che negli anni hanno cercato di mantenere in vita questo progetto sono stati prima di tutto folli sognatori.

Alberto)   Una delle cose “giuste” che abbiamo fatto è toglierci di dosso l’etichetta di “locale indie” , puntando anche su altri filoni musicali, come quello internazionale, il pop, il rap, il blues. Abbiamo cercato il meglio in ogni genere musicale e ci siamo rivolti non solo ad un pubblico ma a più pubblici, con gusti diversi e provenienti da Mantova, Verona, Bergamo, Milano, Vicenza , Piacenza e da altre città del nord Italia.   Bisogna però dire che il live in questa città non gode di ottima salute. Per noi la musica dal vivo è la colonna portante della Latteria, ma se oggi la Latteria sta in piedi è anche grazie ad alcuni format, come Forever Young, una festa anni 80 di grande successo, oppure Hot Shot 90, entrambi eventi slegati dal live e assolutamente disimpegnati, ma comunque legati alla storia della musica. I party sicuramente hanno aiutato la Latteria a sopperire alla crisi della musica dal vivo.  

Paolo e Alberto…riuscite sempre ad andare d’accordo?
Paolo)   Spesso ma non sempre, come credo sia naturale tra un mezzo pessimista e un ottimista. Forse è questo il segreto!

Alberto)   Io e Paolo abbiamo caratteri diversi e visioni diverse. Soprattuto in passato ci siamo letteralmente scannati su tanti fronti a causa di queste visioni differenti. In generale io ho una visione sempre ottimista delle cose, anche troppo, spesso slegata dalla realtà, e questo ottimismo l’abbiamo pagato caro in molte occasioni. Blodio ha una visione estremamente pragmatica, pratica, razionale, meno emotiva. Spesso il successo di alcune cose che abbiamo fatto è legato a questo equilibrio. A volte lui è riuscito a tenermi con i piedi per terra, altre volte io sono riuscito a fantasticare. 
Va detto che io e Paolo su tutte le cose importanti ci confrontiamo con Lorenzo Lombardi, un socio e amico che vive più nell’ombra ma che in tantissime occasioni riesce ad avere una visione più distaccata e lucida. 

Una cosa che ho notato in questi anni che vi seguo più da vicino, alzate sempre di più l’asticella, una vostra scelta o il regolare andamento degli eventi?
Paolo)   Alzare l’asticella è l’unico modo di sopravvivere in tempi in cui la musica live è profondamente in crisi. In dieci anni il mercato è mutato profondamente, rispetto alle dimensioni della Latteria alzare l’asticella è l’unica modalità di sopravvivenza oltre che una soddisfazione e crescita personale impagabile.

Alberto)   Ti ringrazio per questa osservazione. Devo dirti che quello che ci spinge è proprio stupirci e stupire, ovviamente prendendoci dei rischi. La routine non ci interessa. Cerchiamo sempre di esplorare nuove frontiere e puntiamo ad avere ospiti sempre più importanti. 

Il tutto viene ampiamente ripagato con i tanti sold-out che fate durante l’anno…

Paolo)   Si! Ma per una venue con i costi fissi della latteria, torno a dire che i sold out sono più una questione di sopravvivenza che di soddisfazione.

Alberto)   Beh, diciamo che oltre a tanti sold out dobbiamo fare i conti anche con i cosiddetti flop, che purtroppo sono fisiologici in una programmazione di 80-90 eventi a stagione. Successi e gratificazioni ne abbiamo tantissime, ma sarei falso se ti dicessi che sono tutte rose e fiori. Non è così, fare questo lavoro significa anche fare i conti con gli insuccessi, non abbattersi, cercare di capire gli errori e cercare di correggersi ed evitare che si ripetano. 
Mi raccontate qualche aneddoto particolare a cui siete più legati?
Paolo)   Gli aneddoti sono tantissimi, tanti quanti i giorni passati tra queste mura, c’è sempre qualcosa di particolare o folle con cui fare i conti. Un giorno forse avrò abbastanza materiale mentale e distacco emotivo per decidere di scrivere un libro. In generale, lavorando da una prospettiva “contraria” rispetto a quella del pubblico la nostra “normalità” è vivere l’astista mentre la nostra “straordinarietà” è vivere l’interazione che il pubblico ha con l’artista. Da dietro le quinte il palco è il pubblico, quando inizia lo show e ogni aspetto tecnico logistico fila liscio io mi perdo a guadare le prime file e quello spazio di nessuno che le separa dal palco. Lì è la vera magia impalpabile ma greve come l’anima. Credo che avrei tranquillamente potuto cambiare lavoro dopo aver visto e sentito la Latteria completamente sold out cantare a cappella “Love will tear us apart” dei Joy Division al cospetto di un Peter Hook trionfante e immobile al centro del palco.

Alberto)   Abbiamo lavorato tantissimo per far diventare la Latteria un locale di fama nazionale, ma l’occasione che ci ha reso più “famosi” è stata la famosa invasione di campo di Grignani alla presentazione del disco di Omar Pedrini. Nel giro di 24 ore tutti i giornali e i telegiornali nazionali parlavano di quell’episodio per certi versi epico…

E la vostra peggior giornata qui in latteria?
Paolo)   Tante, ma non mi va di raccontarle.

Alberto)   Ti do due risposte. La peggiore giornata della “vecchia Latteria” è quella in cui avevamo come ospite Cristiano Godano in acustico, a ingresso gratuito. Godano è uno degli artisti che amiamo di più e ci aspettavamo la fila all’ingresso. Invece quella sera la sala era semivuota. Ricordo che a fine serata io, Blodio e Andrea Nistolini, il fondatore della Latteria, eravamo decisamente affranti. Ci siamo guardati e senza dirci quasi nulla abbiamo deciso di chiudere la Latteria per sempre. E così fu. Poi però è nata la nuova latteria. E riguardo a questa “nuova fase”, beh, tasto dolente. La peggior giornata a mio avviso è quella che non c’è mai stata, quella di Bello Figo. E’ stato davvero doloroso dover annullare quello show. 
Avrete conosciuto tantissime persone oltre che tantissimi artisti, ognuno in qualche modo vi ha arricchito, qualcuno che vi ha stupito in modo particolare?
Paolo)   Il più delle volte non abbiamo a che fare con persone “normali” ma con persone che per noi sono “idoli”. Partiamo da un livello personale di adorazione tale che l’arricchimento emotivo non può che essere totale. Una persona che mi stupisce sempre in positivo e per cui nutro una stima assoluta è Luca Ferrari dei Verdena (band di cui per questioni anagrafiche non sono mai stato fan), vorrei averlo sempre attorno, ai miei occhi rappresenta tutto quello che un musicista dovrebbe essere: tecnicamente preparato, innamorato del suo strumento, esigente ma non cagacazzo, umile e interessato. Ci sono un sacco di altezzosi wannabe che si credono arrivati per molto meno.

Alberto)   Tutti ci hanno stupito per qualcosa. La cosa bella è scoprire il lato umano che sta dietro alle star. Perché prima che artisti, noi abbiamo a che fare con delle persone. 
Uno su tutti: Benvegnù che non se ne va dal locale senza aver condiviso con noi le pulizie. Succede ogni volta che viene.
E’ un momento esilarante. 

Ma per voi non è solo latteria molloy, a quali altri progetti musicali lavorate durante l’anno?
Paolo)   Lo staff di Latteria Molloy congiuntamente lavora solo su Latteria Molloy e 4/4 Festival. Personalmente continuo a portare avanti il festival estivo ARENASONICA (manifestazione vicina a compiere la maggiore età) e il lavoro con la mia band SEDDY MELLORY.

Alberto)   Beh, il 4/qUARTI, è un festival che ormai da 10 anni mi tiene impegnato per diversi mesi. Ma è comunque un evento targato Latteria Molloy

Voi due avete un a grossa responsabilità a Brescia e provincia, fare conoscere la buona musica a noi comuni mortali, vi sentite un po’ sotto pressione e di aver paura di deludere qualcuno tradendo le aspettative?
Paolo)   Parlo a titolo personale, non mi è mai interessato lavorare “per” Brescia, cerco solo di fare al meglio il lavoro che ho sempre voluto fare e di arrivare a sera soddisfatto di me stesso. Non soffro nessun tipo di aspettativa o di pressione. Allo stesso tempo, se proprio vogliamo guardarla da bresciani, sono conscio che, Festa di Radio Onda d’Urto a parte, oggettivamente nessun locale ha mai dato a Brescia il livello qualitativo degli ultimi tre anni in Latteria.

Alberto)   Ogni volta che annunciamo un evento siamo pronti a prenderci applausi oppure insulti. Di sicuro non lavoriamo solo con l’obiettivo di accontentare un pubblico, piuttosto ci piace stupirlo, spiazzarlo. Il mio sogno è che un giorno la Latteria abbia una tale credibilità da avere il locale sempre pieno a prescindere dall’artista che c’è sul palco. Significherebbe che il pubblico si fida delle nostre scelte, e che è un pubblico elastico, aperto a nuove esperienze e curioso. 

Cos’è per voi lavorare con la musica, per la musica?
Paolo)   Sempre a titolo personale, la musica mi ha fottuto la vita. Non so dire se sia stato un bene o un male. Di sicuro lavorare con/per la musica è quello che “volevo fare da grande” ed è quello che vorrò fare da vecchio. La musica è la mia missione.

Alberto)   Una grande occasione. Spero davvero di poter fare questo lavoro a lungo. Lavorare con la musica in qualche modo mi mantiene vivo, mi fa stare a contatto con gli artisti, con la gente, mi mantiene giovane dentro, e ogni fine settimana mi fa stare a contatto con l’arte, con il talento, con la bellezza. Tanta roba!