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GUS G – Intervista al frontman dei Firewind e chitarrista di Ozzy Osbourne

GUS G – Intervista al frontman dei Firewind e chitarrista di Ozzy Osbourne

Ho avuto il grande piacere di incontrare il “Guitar heroGus G, in occasione della 2° data italiana del Tour Europeo “We are the fire”, per la promozione del suo primo album solista dal titolo omonimo. Gus G, accompagnato dalla sua storica band: “Firewind”, oltre ad essere un fenomeno dello strumento e chitarra di Ozzy Osbourne, è anche una persona splendida ed un professionista a cui ispirarsi. Andiamo a scoprire insieme la sua arte ed pensiero…

“Talk is cheap, it’s everywhere and it’s incomplete,
If you want the good shit come see me, money can’t buy honesty. (Honestly!),
Straight like source, uncut, untouched and pure,
You know I got what you’re looking fo, and what I’ve got is worth so much more,
It’s out of your hands, it’s out of your reach, if you can’t understand, what I am!
I am not the smoke, I’m not the air that feeds, I’m not the heat that burns, I AM THE FIRE…”
“I am the Fire” by Gus G

Innanzitutto vorrei complimentarmi, perché mi piace molto il tuo lavoro, ho avuto modo di ascoltare l’album ed è proprio il genere di Rock, che io amo da sempre. Complimenti!
G. G.: grazie ne sono felice!

Ero  curiosa di domandarti, come mai hai scelto come titolo dell’album “ I am the fire”? a che cosa si riferisce?
È ovviamente il nome di una canzone dell’album. Ho sempre avuto difficoltà a scegliere un titolo, spesso non lo decidevo fino all’ultimo minuto. Ma la cosa bella riguardo la canzone è che mentre la scrivevo, sentivo questa energia, questa passione che ti anima e che nella vita ci spinge a fare ogni cosa. Mi è molto piaciuto tutto questo. Ho pensato che fosse un messaggio positivo. Aggiungi anche il fatto, che la mia band si chiama nello stesso modo: “Firewind”. Quindi mi è parso, un modo molto bello di collegarle.

Quando ho ascoltato la canzone, mi ha davvero comunicato questa passione per la vita, questa onestà e sono stata felice di ritrovare lo stesso significato all’interno del nome della tua band.
Sai, la passione, quella sorta di fame per la vita, che ti spinge ad andare avanti, a cercare nuove cose con cui cimentarsi, nuove vie, è davvero ciò che mi motiva,  mi spinge a continuare alla musica. È un fuoco che si alimenta e va alimentato. È ciò che spinge chiunque ad andare avanti sia in ambito creativo, che nel lavoro quotidiano di tutti giorni.

Ho trovato davvero sorprendente il fatto che a 18 anni, tu fossi iscritto alla Berklee College of Music e che solo due settimane più tardi, decidessi di lasciare il corso per dedicarti unicamente alla tua musica.
In effetti quando ci penso, avevo solo 17 anni, anzi mi correggo 18 ed a due settimane dall’iscrizione, mi sono domandato cosa stessi facendo in quel luogo. Quindi ho lasciato il College, mi sono fatto rifondere la retta ed ho investito tutti i miei soldi nel promuovere la mia musica, produrre il primo album e creare la mia band. Se ci penso ora, mi sembra di aver agito come un folle, in fondo ero solo un giovane ragazzo di 18 anni, quando ho preso quelle decisioni.

Beh, direi che ci vuole davvero molto coraggio ad agire in quel modo. Devi essere stato un ragazzo impavido e pieno di risorse, nonché energia per intraprendere un cammino così arduo.
Si. In quel momento non ci ho pensato, ora che sono più maturo, sorrido e mi dico: “accidenti, da ragazzo ero davvero folle”, ma al tempo tutto mi parve aver perfettamente senso e mi dissi: “ok, questo è ciò che farò da ora in poi”. Strano, vero?

Stavi seguendo l’istinto e le tue giuste intuizioni…
Si. Sapevo di non essere nel posto giusto e come sempre, quando qualcosa non mi è congeniale oppure non mi rende felice, innesco un cambiamento, ribalto la situazione all’istante. Ed è proprio ciò che è accaduto…

…E poi sei diventato qualcuno che lo stesso Zakk Wilde ha definito: “fucking awesome!” 
Yeah!

 …E che la rivista giapponese BURRN!. ha nominato uno dei 3 chitarristi più bravi al mondo!
Hum…sì, era il risultato del voto dei lettori. Sai, queste cose sono belle, gratificanti. Non significa che tu sia un grande o semplicemente migliore di qualcun altro, bensì che i tuoi fans apprezzano il tuo lavoro e che questo stesso ha significato per qualcuno.

Hai suonato con gli Arch Enemy, Kamelot, fino ad Ozzy Osbourne…
Sì, ho collaborato con molti, soprattutto in passato quando mi chiedevano magari di suonare uno dei miei solo come ospite. Ho anche molti amici nel settore, come appunto gli Arch Enemy ed i Kamelot e tutte queste esperienze sono state molto proficue per me.

Quale ricordi con più affetto?
È difficile scegliere, perché ciascuna di esse ha avuto particolare rilevanza, se una di queste non ci fosse stata, oggi non sarei la persona che sono. Ogni Band in cui ho suonato mi ha dato modo di migliorare, di esprimermi e giungere ad un livello più alto. Ora suono con Ozzy Osbourne ed ovviamente  questo è stato un grosso passo avanti nella mia carriera. Quindi tutto ha contribuito in egual misura, dal più piccolo progetto al più grande, affinchè io oggi fossi qui.

Com’è suonare con Ozzy Osbourne?
È fantastico. Lui è così rilassato, intendo dire, si tratta di un’operazione molto grande, di quelle in cui hai un sacco di gente intorno e tutto ciò che sei chiamato a fare è suonare il tuo strumento. Ozzy è un tipo molto affabile, si comporta in modo semplice, è uno della band come noi, viaggia con noi, si diverte con noi, ma è anche molto professionale. Molte persone pensano che si sia bruciato, ma in realtà è una persona davvero molto professionale, dalla quale imparato molto. Lui è sempre puntuale ogni sera, che sia malato od  in ottima salute, fa il suo spettacolo ed è fantastico, credimi, vedere una persona della sua età, di 65 anni, saltare tutta la sera e sprigionare così tanta energia, anche se a volte la sua voce non è perfetta. È di grande ispirazione per me, ho la metà dei suoi anni, mi stimola a voler fare ancora di più e meglio.

Parlando del tuo lavoro, sei in tour per la promozione del tuo primo “solo” album. Com’è stato lavorare a questo progetto? Immagino sia molto differente la produzione di un album solista, rispetto a quella in cui con la partecipazione degli altri membri della band, il lavoro può subire modifiche dovute al confronto e feedback, per giungere magari lontani da quello che era il pensiero originale. Quale delle due situazioni preferisci?
Mi piacciono entrambe le situazioni, sono sempre stato ragazzo che ama stare all’interno della band, i Firewind ormai hanno oltre 10 anni sono la mia band principale, nel complesso andiamo molto d’accordo, scriviamo le canzoni e componiamo la musica insieme e come giustamente hai detto tu stessa, le idee di tutti sono utili per la creazione di qualcosa e per portarla ad un livello superiore. Nonostante questa sia la routine che ho sempre seguito, mi sono trovato un giorno a scrivere canzoni da solo ed ho pensato di metterle da parte, ma ho anche collaborato con diversi artisti in questo album, un diverso produttore, quindi anche in questo caso non si trattava unicamente di me. La vera differenza questa volta è stata che non mi sono trovato a dover accontentare nessuno nella band, ho contattato le altre persone, lavorato sui pezzi, e se risultato mi piaceva, mi muovevo avanti soddisfatto. Decidevo in autonomia. È una sensazione molto diversa, quasi una liberazione. È interessante lavorare su un progetto in questo modo.

Ascoltando l’album ho percepito una nostalgica sensazione di ritorno agli anni 80 ed al Rock melodico di quel momento. Mi sono domandata come mai avessi fatto questa scelta, se questa corrisponde semplicemente ad un tuo gusto musicale o qualcosa di più…
La scelta è stata molto naturale, perché mi sono formato ascoltando quel genere di musica, arrivo dalla scuola del rock e metal degli anni ’70 ed ’80, quindi quel senso di rock classico si può sentire all’interno dell’album.

Quali band ascoltavi in particolare?
Hum… davvero molte. Led Zeppelin

Probabilmente i Black Sabbath!
(Sorridendo conferma) Thin Lizzy etc.. si, queste e molte altre e puoi sentirle nel sound del mio disco.

Hai suonato in tutto il mondo…
Ovunque c’è folla ad ascoltarmi, mi diverto…Mi piace suonare per il pubblico. 

Hai regalato a noi italiani ben 3 date del tuo tour europeo
Si. Ho chiamato la band degli “Arthemis”, a supporto del mio tour ed il chitarrista, Andy, di cui sono molto amico, mi ha invitato ad organizzare alcune date in Italia. Mi è piaciuto molto il progetto, anche perché non ho molta occasione di suonare qui e portare il mio album solista, il primo realizzato, è stato un buon punto.

Qual’è la canzone che preferisci tra quelle che hai scritto e che ci suonerai stasera dopo gli Arthemis?
Hum… domanda difficile! (sorride) Davvero non saprei…

Ce n’è una molto toccante, che parla di una giovane donna e del suo suicidio…
“Long way down”. Anch’io amo quella canzone. È ispirata ad una storia vera, mi trovavo in Svezia, c’era molto freddo fuori, ho visto questa ragazza, nel pieno dell’inverno, sul ponte pronta a buttarsi di sotto. Ho quindi composto il testo, abbiamo realizzato un video. È tutto molto triste, ma il messaggio che voglio lanciare, è che ci sono molte persone là fuori che soffrono sia di depressione, del desiderio di suicidarsi, ma sono in fondo persone coraggiose che ogni giorno continuano la loro battaglia solitaria nel tentare di sconfiggere questi pensieri nocivi. Voglio raggiungerli con la mia musica e far sapere loro che non sono soli e che ci sono dei modi per poter combattere tutto questo insieme, delle hotline a cui far riferimento, persone con cui parlare, cui fare domande, perché il suicidio si può prevenire. A parte questo, mi piacciono molto anche le canzoni dell’album dal contenuto più positivo, “Eyes wide open” per esempio, piuttosto che “I am the fire”, che dà il titolo allo stesso e che portiamo in scena in una versione extended, con una lunga jam in cui posso improvvisare, cosa che amo molto.

Cosa ti ispira maggiormente quando componi?
Difficile dirsi da dove nasca l’ispirazione. Una persona che ami, piuttosto che una che detesti, un cielo o le linee del mare, una bella donna… tutto può ispirare. Ogni volta che ho un’idea mi assicuro di prenderne nota e metterla da parte, perché non tutti i giorni sono uguali e quando l’ispirazione mi colpisce, faccio in modo di conservarne i frutti, così lavorando per segmento, a poco a poco costruisco qualcosa di finito. Sono fatto così, posso aver l’estro per 10 minuti, correre a comporre una canzone, e poi non sentirmi più ispirato da nulla per alcuni mesi. È una cosa strana e tutto nella vita concorre a creare quel momento, c’è una canzone per esempio nell’album che si intitola: “dream keeper”, la melodia mi è nata in testa mentre dormivo, mi sono alzato alle otto e mi sono diretto nello studio per registrarla. Sai a volte succede, che magari registri un pezzo sull’onda del momento e riascoltandolo più tardi pensi: “fà veramente schifo”. Capita ed è capitato. Ma in questo caso era davvero molto bella.

Mi piacerebbe lasciarti facendoti un’ultima domanda. Ogni volta che ho l’occasione di incontrare dei professionisti del tuo calibro, penso a tutti quei ragazzi che guardandoti, sognano di poter suonare come te un giorno. Attraverso il tuo talento ed arte tu sei una fonte di ispirazione e modello in cui immedesimarsi, quali suggerimenti gli daresti per intraprendere la loro carriera?
Se  potessi dare un suggerimento ad una nuova generazione di artisti, a giovani musicisti, sarebbe senz’altro quello di credere in sé stessi fin dall’inizio, tu devi essere il tuo più grande Fan, devi credere in te stesso ed in ciò che fai. Non aspettatevi che arrivi per magia un manager a scovarvi ovunque voi siate, in qualunque angolo suoniate. Questo tipo di cosa non accade. La musica è un bellissimo hobby, ma se sei serio circa il desiderio di intraprendere la carriera di musicista, devi prepararti a lavorare duramente 24 ore al giorno. Credi in te stesso, lavora duro in direzione dei tuoi obiettivi e sii paziente. Organizza un elenco di goal, di obiettivi che vuoi raggiungere, cerca di portarne a termine uno per volta ed identifica il tuo punto di arrivo, cosa vuoi fare, dove vuoi essere nella prossima settimana, mese oppure anno, dove veramente vuoi arrivare. Lavora in quella direzione, perché è un lungo processo che ti porta a raggiungere i tuoi obiettivi e non accade in una notte sola.

Tu non hai frequentato il college, tuttavia hai approcciato in modo davvero molto serio la materia del tuo strumento.
Sì, l’educazione e l’arte a mio avviso sono cose diverse. Essere un buon artista non significa che tu debba essere anche accademicamente educato. Si tratta in realtà di contenuto, se tu senti o meno di avere qualcosa da dire, da dover esprimere e trasmettere. Jimy Hendrix non aveva alcuna nozione di base eppure è diventato il chitarrista più grande di tutti i tempi.

Questa sera sarà la penultima data del tuo tour europeo…
Si, a breve sarò in tour con Ozzy, prima in Brasile, poi sud america ed infine qualche festival estivo in Europa. 

…Fantastico! Peccato non aver modo di rivederti a breve in Italia. Good Luck e grazie di avermi concesso il tuo prezioso tempo!
Grazie a te, Elena.

ELENA ARZANI #elenaarzanigusgintervista

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