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GLI OCCHI DEGLI ALTRI – Intervista alla band

GLI OCCHI DEGLI ALTRI – Intervista alla band

Vengono da Lecco e si chiamano “Gli Occhi Degli Altri”. Attraverso brani che attraversano il territorio del noise ci regalano brani che parlano di emarginazione, della difficoltà a inserirsi in un quotidiano ricco di insidie. Ci parlano della bellezza del saper superare gli ostacoli e -a dispetto del nome scelto per la band- lo fanno coi loro occhi, in maniera molto personale.
 
Salve ragazzi, il nome della vostra band è “Gli Occhi degli Altri”.
Chi sono questi “altri”? E quanta importanza date al giudizio altrui?
E’ una bella domanda. In realtà il nome della band è nato in modo molto disinvolto, mentre eravamo in saletta a fare le primissime prove assieme. Il nome ci piaceva più per come suonava che per chissà quale significato. Poi abbiamo incominciato a rifletterci sopra più attentamente.. ci piace pensare che questi “Altri” di cui parli siamo sia noi quattro della band, che raccontiamo cose di noi stessi, sia gli occhi, ovvero le storie, di quello che le altre persone ci raccontano. Quindi in un certo senso diamo molta importanza al giudizio degli altri, anche se preferiamo le loro storie.
 
La vostra città di provenienza è Lecco. Negli ultimi anni la regione Lombardia ha  sfornato nomi molto importanti per il panorama musicale italiano alternative-indie. Potremmo citare tra gli altri Afterhours, Verdena, Ministri, Il Teatro Degli Orrori, ma anche Sakee Sed e altri…cosa mangiate di buono in quelle zone per essere così creativi? A parte gli scherzi: raccontateci un po’ il rapporto con la vostra terra natìa e di quella distesa d’acqua che da il titolo al vostro primo Ep (“Di fronte al lago”, ndr).
Grazie per il complimento, anche se in realtà ci sentiamo abbastanza in imbarazzo ad essere accostati a certi nomi, ne abbiamo ancora tanta di strada da fare.
Tutti noi amiamo molto la nostra città, divisa tra montagne e lago, e siamo molto legati alle nostri radici “laghé”, però come ogni ventenne che abita in una città di provincia spesso capita di non sapere cosa fare. Il lago fa da cornice al tutto e da alle giornate un atmosfera quasi melanconica..questo secondo noi si riflette molto nelle sonorità delle band della nostra zona come anche in noi stessi. Diciamo che musicalmente si preferiscono gli “accordi minori”.
 
Nei vostri brani parlate spesso di emarginazione, di quella condizione che porta a stare un po’ in disparte: quando ci si butta in un progetto musicale però è un po’ come lanciarsi nel vuoto non trovate? Cosa vi ha spinti a voler suonare? E ci sono state band che vi hanno ispirati?
Abbiamo iniziato a suonare tutti molto giovani con varie band. Qui a Lecco c’era una sola sala prove, quindi ci si conosceva un po’ tutti e si suonava assieme anche per passare semplicemente le giornate con gli amici. Quando abbiamo deciso di fare una band questa cosa è evoluta in una passione viscerale che ci ha iniziato a riempire quel vuoto esistenziale e a darci un sogno: quello di poter trasmettere quel casino che esce da quella sala prove a più gente possibile. In questo senso ci sentiamo influenzati molto dai Fast Animals and Slow Kids e, mentre dal punto di vista più musicale da band più come TARM/Manetti!/Verdena/Nemesi. Ascoltiamo molto anche musica estera
 
Molti cantautori -recentemente-hanno rifiutato di partecipare ad alcuni Talent-Show a cui sono stati invitati, primo fra tutti il caso di Appino (Zen Circus).
Voi come vi comportereste di fronte a questo tipo di invito?
Ci capita di guardare in tv dei Talent Show e spesso ci sono davvero degli artisti molto validi (come Francesca Michielin), il problema dei Talent per noi è che inevitabilmente ci deve essere una classifica, un podio, uno più bravo degli altri che vince, ma con la musica questo meccanismo c’entra pochissimo. Un po’ come se considerassimo Miss Italia come l’unico standard possibile per valutare la bellezza in generale. Quindi nella rara ipotesi che ci arrivasse un invito del genere penso che rifiuteremmo gentilmente.
 
“La Vertigine”, titolo del vostro primo lavoro nonché singolo estratto per un videoclip è un brano accattivante, estremamente forte e d’impatto. Volete parlarci un po’ di come è nato? Come mai la scelta del singolo è caduta proprio su questa traccia?
“La Vertigine” è la primissima canzone che abbiamo scritto assieme come GoDA ed è nata dalla fusione di due vecchi brani scritti ancora prima nelle nostre disparate e brevi esperienze musicali. E’ stata importante perchè ha dato la spinta alla band di scegliere il cantato in Italiano. In realtà il brano è stato registrato quasi un anno prima rispetto al disco ed è uscito come singolo a se stante, è stato il nostro buttare fuori la testa dall’acqua, dire “hey, ci siamo anche noi, rock n’ roll!”.
Quello che noi percepiamo come primo singolo del nostro CD (anche se ormai la gente pensa sia il secondo singolo) è il brano NAIF accompagnato anche lui da un suo video musicale. Abbiamo scelto questo brano perché è molto d’impatto e casinista con un ritornello orecchiabile, pensiamo che il video renda bene il mood del brano.
 
State suonando parecchio anche live: come vi trovate?
E’ la cosa che ci piace fare di più! Li ci sfoghiamo e diamo il massimo, cercando di trasmettere emozioni. Il palco è la nostra dimensione ideale e li i brani del disco prendono più respiro, vengono ampliati strumentalmente con più noise/psichedelia.
Speriamo di suonare sempre il più possibile in futuro!
 
Se doveste collaborare con un artista chi scegliereste?
Come artista italiano il sogno sarebbe di poter collaborare con Alberto Ferrari dei Verdena, oppure Davide Toffolo. Invece come artista estero Dave Grohl o Tom DeLonge!!!
 
Se poteste scegliere un regista per il vostro prossimo clip a chi vi affidereste???
Vanessa Tomasin !!!!
 
Bravi ragazzi, aver fatto il nome di una regista donna vi fa ancora più onore.
Grazie per le risposte, e rock on!!!
 
Dafne D’Angelo

Membri:
Stefano Morganti: Chitarra, Voce
Pietro Bonaiti: Batteria, Voce
Alessandro Beri: Basso, Voce
Giorgio Lanfranconi: Chitarra, Synth
 
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