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GIRLSCHOOL – Intervista a Enid Williams & Jackie Chambers

GIRLSCHOOL – Intervista a Enid Williams & Jackie Chambers

Le Girlschool sono il prototipo della metal-punk band al femminile. Sono sulle scene da quasi quarant’anni e pare non abbiano nessuna intenzione di smettere. Quando iniziano a suonare sono come sono sempre state e ci metti poco a smettere di guardare per vedere se sono belle, se sono in forma, se sono “troppo vecchie” per essere lì. No, non lo sono. Non più di quanto non lo siano i colleghi maschi coetanei. Il cross-over fra heavy metal e punk è il loro marchio di fabbrica, la vicinanza stilistica ai Motorhead è sempre stata evidente e lo è ancora. Del resto le due band sono nate nello stesso anno: il 1975 (le Girlschool si chamavano allora Painted Lady e cambiarono nome nel 1978). Devono aver bevuto lo stesso latte da piccoli. Quando nel pomeriggio arrivo al venue per l’intervista mi dicono che sono “stanche e irritate”, del resto capita on the road (anzi, gli uomini in tour sono “stanchi”, mentre le donne sono “isteriche” no?). Arrivano Enid Williams (basso) e Jackie Chambers (chitarra solista), è una bella giornata di sole, ci sediamo all’aperto su dei gradini e iniziamo a parlare. Non sono per nulla “irritate”. Difficile mettere sotto forma di intervista quella che è stata più una conversazione amichevole di quasi mezz’ora, che all’inizio dovevano essere dieci minuti. Parla soprattutto Enid, membro originario della band, rientrata nelle Girlschool dopo dopo un periodo di assenza sedici anni fa, quando Jackie ne è entrata a fare parte. Ecco i loro racconti, sulla musica, il punk, il femminismo, il sesso e Lemmy Kilmister.

Il vostro approccio alla musica, al modo in cui componete i brani, è cambiato nel corso degli anni e se sì in che modo?
In origine Kelly (Johnson, scomparsa nel 2007) e Kim (Mc Auliffe, chitarra ritmica) erano le principali autrici, e penso ci fosse molto alcol e altre cose simili coinvolte nel loro modo di scrivere! Io avrei voluto scrivere di più, ma loro erano un team che funzionava molto bene così. Da quando sono ritornata nella band e Jackie si è unita al gruppo, il team di scrittura si è allargato – io, Jackie e Kim – e  succede che una di noi mette giù dei riff e le proprie idee su un cd e poi ci si lavora sopra. Il punto comunque è che quello che scriviamo viene fuori senza mediazione con quello che va di moda o quello che ci si aspetta debba essere. Noi adesso viviamo lontane, non stiamo più a Londra, ma quando ci ritroviamo in studio è come è sempre stato, ci conosciamo così bene e in realtà abbiamo metodi di composizione molto simili, sappiamo subito cosa funzionerà e cosa dobbiamo lasciare perdere. Qualsiasi cosa facciamo, in qualsiasi modo ci approcciamo a un pezzo, suona automaticamente come Girlschool. Inoltre una delle cose, ovviamente, più particolari è che ci sono solo voci femminili: con Kelly avevamo tre lead-singers, ora ce ne sono due, ma Jackie ha comunque una voce molto forte quando si fanno i cori o nel doppio cantato. Questo è abbastanza unico nel panorama musicale: puoi avere una cantante molto brava, ma è difficile trovare una hard band con la possibilità di creare armonie vocali con tre voci femminili sopra un suono così  heavy. Forse è proprio questa una delle nostre caratteristiche principali.

Oggi ci sono molte bande composte da “vecchi rockers”, una su tutte i Rolling Stones ultra settantenni, che non hanno problemi di accettazione anche da parte dei giovani fans. Anzi in alcuni casi sembrano essere considerati più cool adesso che 20 anni fa. Ma sono uomini. Non esistono esempi analoghi al femminile in questo tipo di musica.. Le Girlschool non sono ancora in quella fascia di età, ma siete comunque donne sopra i 50 anni che suonano hard rock punk e mi pare che in giro non ce ne siano molte. Volete essere un esempio per le donne musiciste e in generale?
Intanto noi esistiamo da 38 anni senza esserci mai sciolte e questo è già un record! E comunque la risposta è definitivamente sì, vogliamo essere un esempio. Quest’anno è il quarantesimo anniversario del punk e c’era una band all’epoca che si chiamava Poison Girls e Vi Subversa era la cantante, mi ricordo di averli visti on stage alla fine degli anni settanta e lei aveva già 40 anni! Io sono rimasta molto colpita da questo, inoltre lei era molto femminista, come lo sono io, e ha aiutato molte musiciste a trovare la propria strada (Subversa è morta ultra ottantenne il 17 febbraio 2016 nda), Noi abbiamo iniziato nel 1975 come Painted Lady e dal 1978 siamo le Girlschool e in quei pochi anni la cultura è cambiata molto proprio grazie al punk. Jackie è quattro anni più giovane di me, e quando sei giovane quattro anni di differenza sono tanti, e infatti lei ha un background molto più punk. Quando il punk è scoppiato noi stavamo già suonando, ma ebbe comunque un grande impatto su di noi, così che all’influenza dei Sabbath e dei Led Zeppelin della nostra adolescenza unimmo l’energia del punk. All’inizio era molto difficile per le donne inserirsi in questo ambiente come musiciste, ma per noi è sempre stato “facciamo quello che vogliamo e nessuno ci deve dire come farlo” ed è ancora così. E’ vero che l’attitudine degli uomini nell’ambiente punk è in qualche maniera migliore che nel metal nei confronti delle donne, infatti nel punk ci sono state molte più donne protagoniste, ma sono quasi tutte scomparse e nei libri di loro – a parte pochissime – non si parla mai. Le donne sopra i 50 anni diventano in un certo senso invisibili, almeno è così in Gran Bretagna, ogni Paese è diverso da questo punto di vista, ma ovunque andiamo ci sono donne che vengono da noi e ci ringraziano per quello che facciamo. Permettimi di aggiungere che la differenza sostanziale quando si parla di donne sopra i 50 anni ha a che fare principalmente col sesso, o meglio nel modo pubblico in cui viene vista la sessualità, mi ricordo che una volta vidi Shirley Bassey in un programma tv e lei doveva avere proprio circa 50 anni all’epoca, una voce fantastica, cantava un brano molto sensuale, ma il fatto che fosse anche vestita in maniera molto sexy rendeva la sua immagine in qualche maniera “disperata”. Le Girlschool non sono mai state identificate come una band “sexy”, è sempre stata la nostra musica che ci ha contraddistinto. Se poi gli uomini, o anche le donne, hanno fantasie su di noi bene! Ma non è mai stato quello il punto. Noi andiamo sul palco come ci sentiamo di farlo: c’è chi di noi si trucca di più, chi di meno, chi ha dei vestiti da palco e chi usa gli stessi vestiti di sempre, non importa, noi siamo sempre e solo noi stesse. Questo è ciò che ti permette di continuare: quando è la musica ad essere il centro di tutto, non il resto. Se ti presenti in maniera molto molto sexy da giovane, diventa molto più difficile continuare quando invecchi! Puoi avere la stessa passione per la musica, la stessa energia e la sessualità può esserne parte, ma non è questo ciò che noi “vendiamo”.

Recentemente avete perso un amico, e tutti noi un grande artista. Mi dite un ricordo di Lemmy, uno solo fra i tanti, che vi è particolarmente caro?
Enid: Quando registrammo “Please Don’t Touch” è stata una grande hit e ci siamo divertiti tantissimo a farla.
Jackie: Proprio l’altra sera abbiamo partecipato a una serata in ricordo di Lemmy e dal palco raccontavamo vari episodi, la maggior parte dei quali iniziava con “quella volta che eravamo ubriachi…!”. La prima volta che incontrato Lemmy eravamo in tour ed io andavo sempre nel suo camerino per il semplice motivo che noi non avevamo il Jack Daniel’s nel rider mentre loro sì e ogni giorno andavo a rubarglielo…quando lui arrivava si arrabbiava moltissimo e mi ricordo che prendeva il walkie talkie (che usava per comunicare col manager) e urlava “non c’è più Jack portane altro!”Da allora anche le Girlschool hanno avuto il proprio Jack Daniel’s.

ANGELA ZOCCO