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Coma Berenices – Intervista alla band: “Il fascino dell’ imperfezione” 

Coma Berenices – Intervista alla band: “Il fascino dell’ imperfezione” 

La settimana scorsa mi trovavo in una fantastico locale di Formia (LT) chiamato “Magazzino”, pieno di gente cordiale e simpatica, e con una suggestiva terrazza propedeutica per dei magici live di mezza estate. Magico come quello che avrei ascoltato da li a poco. Magica come può essere loro musica, sto parlando dei Coma Berenices. Che sarebbero saliti sul palco in punta di piedi e che con una grande spontaneità avrebbero incantato tutti i presenti, riempiendo artisticamente l’atmosfera lì attorno. Prima che iniziassero a suonare ho avuto il piacere di fare quattro chiacchiere con loro, e di realizzare questa intervista. 

Ciao ragazzi, permettetemi di usare un cliché che finora non ho mai utilizzato. Quello di chiedere cosa significa il nome del gruppo, ma sopratutto come mai l’avete scelto
Daniela: Il nome del gruppo racconta la storia di una costellazione: la Chioma di Berenice. E ci rappresenta nel senso della purezza della storia, ossia un pegno d’amore, quanto di più sincero e disinteressato, fatto da una donna affinché il suo amato torni incolume.
Il nome della costellazione associato al nostro gruppo nasce un po’ per caso. Ci piace l’idea della chioma, e una nostra amica ci ha fatto notare che tra le cose che abbiamo in comune c’è anche il concetto di “chioma”. Siamo molto scapigliate non ci importa molto di “curarci e alliccarci” (non potevo rendere meglio il concetto parafrasando ndr.)  Questa associazione fra nomi e storia quindi è stata divertente, e poi le stelle ci piacciono, ci ispirano. Crediamo che sia adeguato al genere di musica che facciamo.

Risulta sempre difficile usare dei termini specifichi per ingabbiare sollecitazioni sonore e magari anche emotive, sopratutto per determinati discorsi musicali, come il vostro. Potete quindi dirci, a pelle, cosa rappresenta per voi la vostra musica, e cosa vi trasmette?
Daniela: Per me è una necessità piuttosto incontrollata. Rappresenta un linguaggio. Un linguaggio che esprime dei sentimenti, delle sensazioni ed è una necessità perché è il mio modo di esprimerli. Per quanto riguarda la condivisione non è un caso, che tutto questo riesca  a farlo con Antonella, e viceversa, poiché i nostri linguaggi comunicano vicendevolmente.
La nostra musica è strumentale ma abbiamo difficoltà a darle un etichetta, rappresenta per lo più un’esigenza di esprimersi. Quindi trovo questo modo di declinare il mio linguaggio. Succede anche quando suoniamo in trio, come stasera, con Andrea alla batteria. Un musicista che ci piace molto, oltre che una bella persona. Si crea quindi una sinergia di tre persone che suonano uno strumento.
Antonella: Daniela ha detto tutto. Dare un nome è difficile, spesso ci affibbiano l’etichetta di “sperimentale”. Che può starci perché in effetti sperimentiamo.

L’artista quando scrive qualcosa, spesso cerca di comunicare un messaggio, uno stato d’animo, un’emozione. Non è detto che però l’ascoltatore recepisca allo stesso modo. Con le parole senz’altro è più esplicito comunicare, mentre strumentalmente si lascia più spazio all’immaginazione. Voi vi ponete mai la domanda se quello che “sentite” in un pezzo arrivi allo stesso modo a chi ascolta?
Antonella: Siamo quasi certi che qualcosa arrivi quando suoniamo. Anche perché solitamente durante i live abbiamo delle proiezioni dietro di noi, che aiutano a creare una suggestione al pubblico. Tra l’altro l’EP che abbiamo pubblicato a Marzo (dal titolo “Delight” ndr.) è una sorta di concept e dai titoli dei brani si nota. Si può entrare in un racconto anche se non è presente un testo.
Daniela: Posso aggiungere che non è una preoccupazione che è alla base della performance. Quando suoniamo noi ci emozioniamo, perché non dovrebbe farlo anche chi ascolta?! Poi magari ci farai sapere se stasera ti sarai emozionato.

Parlando di “Delight”, ho letto nella descrizione che rappresenta anche “Il fascino dell’ imperfezione”. Me la spiegate un po’?
Daniela: Abbiamo ripreso il testo di una poesia di un poeta inglese. Ci siamo rispecchiate in un concetto di armonia. Per sottolineare che questo concetto, insieme a quello dello “star bene” non è associato necessariamente all’idea di perfezione. La poesia si chiama “Delight in disorder” ( di Robert Herrick ndr.) ed evidenzia la bellezza che si ritrova nel disordine, nella scapigliatura dei capelli, nel fascino trasandato di chi è se stesso, e fa poco caso a costruzioni esterne e sovrastrutture.

Abbiamo parlato di letteratura, allora vi chiedo quali sono le vostre ispirazioni non solo a livello musicale
Antonella: Ci sono moltissime influenze, ci scambiamo gli ascolti a vicenda. Sicuramente tutto ciò che è lo strumentale, il post rock, ma anche il cantautorato inglese e quello italiano. C’è un ascolto abbastanza variegato.
Daniela: Fonte di stimolo è anche il fatto di avere dei gusti diversi. Ad esempio Andrea ha gusti diversi dai miei. Magari ve li racconta lui. ( Parte qui un simpatico excursus su figure di spicco del melting pot della scena musicale napoletana come Gigione, Tony Tammaro, Nino D’Angelo e Gigi D’Alessio, ma evito di riportarlo integralmente ndr.)
Tu hai fatto riferimento alla letteratura, ma in generale io mi sento ispirata da tanti altri tipi di arte, come la fotografia ad esempio. Qualcosa di universale purché libero.

Noi di Tuttorock seguiamo moltissimi musicisti indipendenti, ed emergenti. Voi vi siete autoprodotte e quindi siete un po’ in questo giro. Vi chiedo allora riguardo all’ambiente del cosiddetto “music business”, cosa vi piacerebbe fosse diverso?
Antonella: Tante cose sarebbe carino se fossero diverse. C’è poco ascolto, poca apertura. Per un artista che parte dal basso diventa complicato. Però basta essere tenaci e crederci. Nel nostro caso credo sia palese, perché non abbiamo un’ etichetta, ma stiamo comunque suonando, la nostra musica gira e “Delight” viene ascoltato.
Daniela: Da un lato c’è poco spazio per dare spazio a cose diverse, e dall’altro ne viene concesso troppo per alcune realtà. C’è poco stimolo a crescere, c’è poca possibilità di sentire
determinate cose. Ad esempio noi ci spostiamo per ascoltare qualcosa che a Napoli non passa e probabilmente non arriverà mai.
Antonella: Ed è strano essendo una grande città, dove la musica dovrebbe farla da padrona. Bisognerebbe aprirsi un po’ di più, partendo dai promoters in generale, anche per educare l’ascoltatore.

Chiudiamo così: fatevi un promo personale e salutate i lettori di Tuttorock
Antonella: Al promo ci pensa Andrea…
Andrea: Ragazzi ascoltate Coma Berenices, sono molto brave(i). Ascoltate tanta buona musica che però deve avere sempre qualcosa che non vi entusiasma troppo, Coma Berenices invece si. Quindi ascoltatele ( All’inizio può sembrare leggermente ermetico come promo, ma ci sta tutto ndr.).
AntonellaDaniela : Grazie Andrea, ma sopratutto grazie a Tuttorock!

A cura di Francesco Vaccaro

I Coma Berenices sono un gruppo di Napoli, formato da Antonella Bianco e Daniela Capalbo, in sede di live era presente anche il batterista Andrea De Fazio

Link:
https://www.facebook.com/hellocomaberenices/?fref=ts
https://soundcloud.com/hello-comaberenices