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WHAT A FUNK?! + Funky Buddha + What A Confusion – lIVE @ KM33 Trezzo sull’Adda …

WHAT A FUNK?! + Funky Buddha + What A Confusion – lIVE @ KM33 Trezzo sull’Adda …

M’illuppolo d’immenso”, così recita la scritta che campeggia sullo specchio del bancone al KM33 di Trezzo sull’Adda; si preannuncia una serata del tutto movimentata. Senza farcelo ripetere due volte, ci uniamo subito alla festa. La gente scalpita e l’atmosfera rimbomba di slogan, con messaggi scritti ovunque, sul vetro e sulle locandine, mostrandoci chi suonerà stasera. Sul palco dominano grandi lampade a raggi uv e i manifesti ci ricordano che è disponibile un make up fosforescente, offerto dalla casa. Senza troppe smancerie la sala si ritrova di colpo immersa in un’esplosione di cattiveria gratuita, avvolta da un frastuono di luci stroboscopiche e chitarre pesantemente distorte.

I What a Confus!on, del tutto indisturbati, hanno acceso gli amplificatori e stanno scaricando con tutta la loro potenza i brani del loro nuovo disco Lagolize It. Pesanti colpi di piatto, rasta sciolti al vento e una violenta voce incazzata fanno abbassare la testa a tutto il pubblico facendola ruotare in un moto costante di head banging collettivo. Esaurita ogni goccia di sudore e dopo aver perso l’uso delle corde vocali vediamo il palco trasformarsi, mentre le band si danno il cambio e la gente entra nel mood ballando su ritmi funky mentre il sottofondo musicale d’attesa riempie il salone.

Dalle sonorità violente del Lago di Garda ci ritroviamo nei bassifondi della Big City, New York, dove i Funky Buddha sembrano aver piantato le proprie radici. La voce rappata si fonde al tiro di basso e batteria che tra uno swing deciso e ritmi funk si unisce allo scratch del dj; vagando tra Old e New school si destreggia tra vinili e campionatori digitali sfoggiando un secondo basso capace di far tremare ogni muro del locale. L’energia della voce, sputata a ritmi insostenibili si alterna alle dolci melodie del sassofono accompagnate solo dalle sferzate decise di un’azzurra stratocaster che, si sa, va molto d’accordo con suoni taglienti e pedali wah wah. Colma d’energia la gente inizia ad impazzire e urlare, mentre si prepara l’ennesimo cambio palco nella tetra atmosfera delle lampade violacee. Arrivano passando in mezzo al pubblico, immersi nel loro multicolor fluorescente e con una mitragliata di grancassa scatenano il pogo istantaneo che il pubblico impaziente maturava da qualche ora.

Come un terremoto, il basso dei What A Funk esplode invadendo pareti e pavimenti, mentre chitarre effettate all’esasperazione amalgamano il delirio scatenatosi sotto al palco dove, tra salti e spinte, si forma un pit contenuto e qualcuno pensa bene di tuffarsi dalle colonne sulle quali si era arrampicato in precedenza. Le urla avvolgono il locale mentre i più coraggiosi, pitturati e indiavolati, continuano a nuotare nel mare di raggi ultravioletti. Qualcuno sale sul palco improvvisando una coreografia a tempo di cassa, lanciandosi nuovamente nella piscina umana all’urlo di “what a funk!”, che neanche a Woodstock si era visto tutto questo delirio. Sul ritmo tuonante di Funk Em All si ricomincia a ballare incitati sempre più dal frontman e dal taglio ritmato della chitarra totalmente fusa ai suoi effetti multi-psichedelici, lasciando i membri della band a contorcersi sotto un delirio di luci colorate. Qualcuno ruota abbracciato sotto al palco, altri perdono gli indumenti, ma non si  smette di ballare neanche un secondo. Le forme astratte dipinte sui volti del pubblico, illuminano la sala coinvolte in un ritmo frenetico guidato dal frastuono degli amplificatori luminosi. Senza sosta o un attimo di silenzio si nuota senza sosta, in questo tetro mare di vernice e distorsioni spaziali, fino a notte fonda, fino a quando la vernice sul corpo si sarà sciolta.

CRISTIAN SALMISTRARO
Photoset by IARA SAVOIA

♫ What A Funk 

♫ Funky Buddha

♫ WHAT A CONFUS!ON