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WACKEN OPEN AIR 2017 – 2st day 3-8-2017

WACKEN OPEN AIR 2017 – 2st day 3-8-2017

Per il primo vero e proprio giorno di festival il programma era di iniziare con gli onnipresenti Skyline, ma purtroppo incroci di impedimenti a svegliarsi, navette perse o piene, e un bel temporale all’ora di pranzo (che solo in seguito scoprirò aver causato l’allagamento di una delle tende del nostro campo e un parziale allagamento della mia) hanno fatto sì che l’orario in cui sono arrivata alla zona concerti fosse un po’ posticipato rispetto a quanto voluto, così ho dovuto saltare gli opener e attendere la Ross The Boss Band.

Non sapevo come avrei reagito durante questo live, con l’intera setlist dedicata al periodo in cui Ross militava negli immortali Manowar, non essendo un’estimatrice della band in questione; devo ammettere invece che i suddetti brani, cantati molto bene dal vocalist Marc Lopes, in sede live sono coinvolgenti ed esaltanti, come testimoniato dalle prime file che non smettevano di inneggiare a Ross e a urlare Hail And Kill, che ovviamente non poteva mancare nella selezione dei brani in scaletta, insieme a Blood Of The Kings, Sign Of The Hammer e Battle Hymn.
 
Setlist:
Blood of the Kings (Manowar song)
Death Tone (Manowar song)

The Oath (Manowar song)
Blood of My Enemies (Manowar song)
Kill With Power (Manowar song)

Sign of the Hammer (Manowar song)
Fighting the World (Manowar song)
Battle Hymn (Manowar song)

Hail and Kill (Manowar song)

Virata di genere ora con gli Europe, che sfoggiano una forma smagliante e sul palco sono molto più attivi e carichi della data live a Bologna dello scorso anno, in cui comunque avevano fatto un’ottima prestazione.
L’attenzione è ovviamente catalizzata da uno spettacolare Joey Tempest, che scherza con fotografi e videocamere, interagisce con il pubblico e gioca con l’iconica asta bianca del suo microfono.
La lunga carriera che i cinque musicisti hanno alle spalle in questi momenti si nota chiaramente, e grazie all’esperienza e alla carica che mostrano rendono lo show divertente e imperdibile.
Sentire dal vivo brani storici come Rock The night e ovviamente la famosissima The Final Countdown (esiste al mondo qualcuno che non la conosce?) suonati in modo eccelso è sempre un piacere per le orecchie (nonostante qualche piccolo problema di equalizzazione che ha penalizzato un po’ la prima parte dello show) e grazie alla bella presenza di Joey, anche per gli occhi.
 
Formazione:
Mic Michaeli – Keys
John Levén – Bass
Joey Tempest – Vocals
John Norum – Guitars
Ian Haugland – Drums

Setlist:
War of Kings
Hole in My Pocket
Rock the Night
Scream of Anger
Last Look at Eden
Firebox

Sign of the Times
Ready or Not
Nothin’ to Ya

The Beast Superstitious
The Final Countdown

Il gruppo che sta per salire sul palco ora potrebbe risultare sconosciuto alle nuove leve di metalheads, ma in Gran Bretagna sono considerati un’istituzione nazionale, quasi al livello dei Queen o dei Beatles. Stiamo parlando degli Status Quo, nati negli anni 60 dalla mente di Alan Lancaster e Francis Rossi, a tutt’oggi unico membro superstite della formazione originale.
Francis sul palco è carismatico come pochi, e con classe e eleganza guida la folla di metallari nella storia del rock, esibendosi in brani tratti da buona parte della loro discografia, un medley e alcune cover di artisti storici come Chuck Berry e John Fogerty.
La formazione attuale della band, stabilizzatasi da qualche anno, vede oltre a Francis un paio di membri più datati, nel gruppo dagli anni ‘80, e un paio entrati nell’ultimo decennio, di età decisamente più giovane rispetto ai primi, ma che suonano brani che probabilmente hanno fatto ballare i loro genitori con passione e dedizione, contagiando il pubblico con il loro entusiasmo.
Un bellissimo tuffo nel passato, che entra di diritto tra le migliori esibizioni di tutto il festival!
 
Formazione:
Francis Rossi – chitarra solista, voce
Andy Bown – tastiere

John ‘Rhino’ Edwards – basso
​Leon Cave – batteria

Richie Malone – chitarra ritmica

Setlist:
The Drone Caroline
Something ‘bout You Baby I Like (Richard Supa cover) Rain
Softer Ride Beginning of the End Hold You Back
What You’re Proposing / Down the Dustpipe / Wild Side of Life / Railroad / Again and Again Paper Plane
In the Army Now (Bolland & Bolland cover) Roll Over Lay Down
Down Down Whatever You Want
Rockin’ All Over the World (John Fogerty cover)
Rock and Roll Music / Bye Bye Johnny (Chuck Berry cover)

Arriva il momento che una buona fetta dei fans ammassati sottopalco stava aspettando: l’esibizione in tre parti di un’altra band nata negli anni ‘60, questa volta però in Germania, e icone dell’heavy metal tedesco: gli Accept con la Czech National Symphony Orchestra a creare uno show unico nel suo genere, diviso in tre parti.
La prima composta da canzoni vecchie e nuove, tratte dall’album “The Rise Of Chaos” in uscita il giorno successivo, la seconda che consta dell’esibizione di Wolf Hoffmann per presentare i suoi brani solisti con l’aiuto dell’orchestra, e la terza che vede collaborare attivamente l’orchestra con tutta la band, a rendere i brani davvero emozionanti e particolari. Per mio gusto personale, la parte che mi ha entusiasmato di meno è stata quella centrale, non perchè mal eseguita o poco sentita, ma penso che in una situazione del genere sia un

po’ noioso sentire brani di musica classica con assoli di chitarra, anziché una band intera che suona un pezzo, senza comunque nulla togliere alla splendida capacità tecnica in primis di Wolf, dell’orchestra in toto e ovviamente degli Accept, che anche senza Udo dimostrano di non aver perso il proprio smalto.
 
Formazione:
Wolf Hoffmann – chitarra
Peter Baltes – basso
Mark Tornillo – voce
Uwe Lulis – chitarra

Christopher Williams – batteria

Setlist:
Die by the Sword (World Premiere) Restless and Wild
Koolaid (Live Premiere) Pandemic
Final                                                                       
Journey Wolf Hoffmann solo with Czech National Symphony Orchestra
Night on Bald Mountain (Modest Mussorgsky cover)

Scherzo (Fryderyk Chopin cover)
Romeo and Juliet (Pyotr Ilyich Tchaikovsky cover) Pathétique (Ludwig van Beethoven cover)
Double Cello Concerto in G Minor (Antonio Vivaldi cover)
Symphony No. 40 in G Minor – K.550 (Wolfgang Amadeus Mozart cover)
Accept with Czech National Symphony Orchestra

Princess of the Dawn Stalingrad
Dark Side of My Heart Breaker
Shadow Soldiers Dying Breed Fast as a Shark Metal Heart Teutonic Terror Balls to the Wall

Altro main act della tradizionale serata “A Night to Remember” del Wacken sono i danesi Volbeat, alfieri del rockabilly metal e band ormai di primo piano nel panorama metal mondiale. La prestazione è come mi ero già immaginata perfetta, la voce di Michael è pulita, potente e precisa e la tecnica di Rob Caggiano, ormai perfettamente integrato nella band, è ben sostenuta dall’ottima sezione ritmica di Jon e Kaspar
Per la bellissima Evelyn fa capolino sul palco Barney dei Napalm Death, a fare la parte registrata in studio, mentre un emozionato Michael dedica la bellissima Goodbye Forever ai compianti Chris Cornell e Chester Bennington.
I suoni sono equilibrati e massicci, le scenografie e le luci sono spettacolari, la scelta della scaletta decisamente azzeccata e i Volbeat sono sempre una garanzia.
 
Formazione:
Michael Poulsen – voce, chitarra
Rob Caggiano – chitarra

Jon Larsen – batteria
Kaspar Boye Larsen – basso

Setlist:
The Devil’s Bleeding Crown Wild Rover of Hell
Heaven nor Hell / A Warrior’s Call Lola Montez
Let It Burn Doc Holliday
Sad Man’s Tongue (“Ring of Fire” by Johnny Cash as intro) Soulweeper
Black Rose For Evigt Slaytan
Dead but Rising Seal the Deal Black Bart Hallelujah Goat
Goodbye Forever (dedicated to Chris Cornell and Chester Bennington) Evelyn (with Barney of Napalm Death)
Fallen
Still Counting

Lo show appena concluso è anche l’ultimo della serata per i palchi principali, ma prima di tornare alle tende decido di fare una deviazione verso L’Headbangers Stage per assistere al live dei Nile, band brutal death americana con forti tematiche ispirate all’antico Egitto e al ciclo di Cthulhu.
La band dimostra nonostante i recenti cambi di lineup di possedere una potenza sonora devastante, con l’impressionante prestazione alla batteria di George Kollias che macina rullate a velocità quasi impensabili. Anche gli ultimi acquisti Brad e Brian dimostrano il loro valore sia dal punto di vista strumentale sia nelle parti vocali a loro affidate, che insieme a quelle eseguite da Karl rendono la musica dei Nile una unione di elementi folk, brutal, death metal tecnico e veloce e cori che sembrano usciti da antichi rituali magici.
Una perfetto commiato per questa giornata, che ha visto esibirsi band davvero di ottima qualità.
 
Formazione:
Karl Sanders – voce, chitarra, basso, tastiere, altri strumenti George Kollias – batteria, percussioni
Brad Parris – basso, voce
Brian Kingsland – chitarra, voce

Report & photoset by ALESSANDRA MERLIN

Credits: si ringrazia il Wacken Open Air per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.