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SYMPHONY X – Live @ Alcatraz Milano 3-3-2016 by LiveNation

SYMPHONY X – Live @ Alcatraz Milano 3-3-2016 by LiveNation

Ci sono persone che aspettano quattro anni per il Giubileo, mentre ce ne sono altre che aspetto quattro anni per vedere i Symphony X. Quest’ultimi erano tutti presenti il 3 marzo all’Alcatraz di Milano.
Sono passati sette mesi dall’uscita di Underworld, perciò l’album ha avuto tutto il tempo di sedimentarsi nella mente dei fans dando loro la possibilità di godersi il concerto ad un livello ancora più alto.

I Symphony X salgono sul palco dell’Alcatraz sulle note Overture che, nonostante sia un’intro, viene suonata dalla band per, diciamo, mettere in chiaro che da quel momento in poi si farà sul serio. Seguendo il percorso dell’album si passa a Nevermore, che però viene leggermente rovinato dai suoni che sono ancora in fase di assestamento. Nonostante ciò è impressionante sentire come Russell Allen, con le proprie capacità canore, riesca da solo a tenere in piedi un ritornello che al primo ascolto può risultare decisamente aperto, ma, prestando una maggiore attenzione alla sezione ritmica, si intuisce come l’armonia di base sia data solo dal basso, mentre chitarra e tastiera si inseguono in un fraseggio vorticoso che cresce fino ad esplodere nel riff iniziale.

Si prosegue con la titletrack Underworld mentre i suoni raggiungono quasi un perfetto equilibrio. Underworld è una mazzata in fronte: lo slide iniziale di Lepond è da pelle d’oca; con gli accordi sul riff di tastiera, Romeo chiarisce a tutti che per essere dei chitarristi micidiali non è necessario essere Malmsteen; Jason Rullo è particolarmente in serata e regala passaggi carichi di rabbia e ghost-notes che fanno sbiancare i vari appassionati di batteria presenti in sala. Russell è un discorso a parte. Ogni volta si pensa che sia arrivato alla nota più alta e più potente della serata, ma subito dopo sbeffeggia i presenti con momenti di assoluta onnipotenza canora, come, per esempio, sull’acuto del ritornello di Kiss Of Fire. Un attimo di pausa per far riprender fiato al pubblico – Allen evidentemente non ne ha bisogno – e viene spiegato a grandi linee il fil rouge di Underworld facendo intendere che l’album verrà riproposto bene o male nella sua interezza.

Without You è lenta, ma carica di un pathos che rimanda ad alcuni momenti presenti in Paradise Lost. Ora i suoni sono giusti: la voce è cristallina; la tastiera è perfettamente distinguibile (non come nel 2011 quando a stento si capiva che suono stesse usando Pinnella); il basso è potente e chiaro; la chitarra è uno spettinacapelli – citando Jack Black – e fortunatamente non ha il suono impastato che purtroppo, a volte, è un trademark di Romeo; infine la batteria è perfetta, merito anche del drumming di Rullo che, da batterista serio, non usa trigger né sulla cassa né sul rullante, lasciando che, nei momenti in cui il doppio pedale raggiunge velocità astronomiche, il suono della cassa non sia predominante, bensì un sottofondo perfettamente intelligibile. Quello che si prospetta davanti è un quartetto di brani che fanno spalancare le mandibole degli astanti: Charon, To Hell And Back, In My Darkest Hour, Run With The Devil. Da notare come tutti i finali dei brani sono secchi, niente rumore generale stile anni ’70 e, soprattutto, sono tutti anticipati e ciò ha un effetto di sospensione, quasi di apnea. Swansong è un discorso a parte. Ascoltandola sul disco sembra un breve tentativo di ripetere le atmosfere di Accolade risultando, però, un po’ scialbo. Dal vivo cambia tutto. In primis il brano sembra più veloce di qualche bpm (forse è solo un’impressione) determinando un mood di base totalmente differente; inoltre Allen decide di esagerare e dal secondo ritornello in poi canterà ognuno di questi un’ottava più in alto, il tutto con una semplicità disarmante. Michael Romeo, oltre alla lezione di cui sopra, sembra spiegare a tutti che non è necessario utilizzare una miriade di effetti per avere un bel suono di chitarra, ma è sufficiente la passione con cui si suona, che porta inevitabilmente ad avere un tocco speciale ed unico su ogni nota.

E’ arrivato il momento di tornare indietro nel tempo con The Death Of balance/Lacrymosa, brano strumentale dall’album V: The Mythology Suite, che riporta i fan alle origini della band. E poi l’Alcatraz trema alle prime note di Out Of The Ashes e Sea Of Lies decreta l’apparente conclusione nel tripudio generale.
Però non può finire così, lo sanno tutti perciò, dopo una breve pausa, si arriva a quello che forse è il punto più alto del concerto: Set The World On Fire (The Lie Of Lies). Tornando alla premessa: sono passati quattro anni e qualche mese dal concerto di Trezzo, ma nella memoria è ancora chiarissimo il finale del brano con Allen che urla “lies” a pieni polmoni con un’intonazione perfetta nonostante le quasi due ore di concerto. Lo farà di nuovo? Se sì, sarà perfetto come la volta scorsa? La risposta arriva, inesorabile, e non è positiva: è stupefacente. Sembra quasi che il buon Russell ci tenga a ribadire che “sì, lui può”. Viene quasi da ridere in maniera ironica, come a voler dire “cosa ci possiamo fare?”.
Il concerto si chiude con Legend, ultimo brano tratto da Underworld. Il pezzo è già un capolavoro e dal vivo viene presentato come omaggio a Ronnie James Dio il che lo rende ancora più carico di emotività.
 
Così si conclude la serata, nel tripudio generale.
La sensazione che si ha uscendo dal locale è che sia successo qualcosa di fantastico ed inspiegabile allo stesso tempo. Inspiegabile perché, alla fine, non si possono definire i Symphony X come una “garanzia”; sarebbe lecito farlo nel caso in cui facessero un tour ogni due anni, mantenendo vivo il ricordo grazie al breve periodo di pausa. Invece, suonando dal vivo con cadenza quadriennale, ci stupiscono ogni volta con performace spettacolari dalle quali traspare chiaramente la voglia di suonare, creare e divertire. In fin dei conti, sono qualcosa di ancora meglio: un’eterna sorpresa.
 
Paolo Carrone
Photoset by Andrea Boschetti
 
Credits: si ringrazia LiveNation Italia per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.

SETLIST
Overture
Nevermore
Underworld
Kiss Of Fire
Without You
Charon
To Hell And Back
In My Darkest hour
Run With The Devil
Swansong
The Death Of Balance/Lacrymosa
Out Of The Ashes
Sea Of Lies
— Encores —
Set The World On Fire (The Lie Of Lies)
Legend
 
LINE-UP
Russell Allen – voce
Micheal Romeo – chitarra
Jason Rullo – batteria
Micheal Lepond – basso
Micheal Pinnella – tastiere
 
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