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Rhapsody “20th Anniversary Farewell Tour” + Epica + Labyrinth – Live @ A …

Rhapsody “20th Anniversary Farewell Tour” + Epica + Labyrinth – Live @ A …

Finalmente è giunta l’ora della tappa italiana per il XXth Anniversary Farewell Tour dei Rhapsody: generazioni di fan di tutto il mondo hanno atteso con trepidazione questo momento, dopo aver assistito alle mille vicende dei vari membri della band, dopo aver visto il gruppo cambiare forma, dividersi e infine riunirsi, anche se solo per questo tour finale. Luca, Fabio, Patrice, Dominique e Alex, questi i 5 condottieri che ci porteranno a rivivere le emozioni del mitico Symphony of Enchanted Lands, giunto al 20esimo anniversario. “Magic… this is what I always wanted to find in music”, così ha dichiarato Fabio Lione, una delle due anime portanti della band insieme a Luca Turilli, all’annuncio della tanto attesa reunion, e non è niente di meno quello che otterremo da questa serata.
 
Ma andiamo con ordine. L’onore di calcare il palcoscenico dell’Alcatraz spetta anzitutto ai Labyrinth, la cosiddetta “primavera” di Fabio Lione (in cui militava sotto lo pseudonimo di Joe Terry), poi sostituito alla voce da Roberto Tiranti. Architecture Of A God è il loro nuovo album, fresco di stampa (e già recensito da Tuttorock, http://www.tuttorock.net/recensioni/labyrinth-architecture-of-a-god) , che riempie il silenzio degli ultimi anni. Bullets, Still Alive, Architecture of a God sono i brani estratti dal nuovo lavoro che la band ci presenta oggi, già cantati a memoria dal pubblico nonostante la recente uscita, fra il martellante ritornello del primo pezzo, i trascinanti assoli di chitarra e tastiera e la composita e affascinante title track. Splendido Roberto Tiranti al microfono, carismatico e potente, in grado di passare da un chorus roboante ai registri più acuti in men che non si dica, quasi a stabilire una amichevole “sfida” alla successiva performance degli headliner di serata. Purtroppo i tempi sono troppo serrati per godere appieno delle capacità dei Labyrinth, e infatti lo spettacolo si chiude fin troppo presto con una proverbiale e sempre spettacolare Moonlight, dal primo Return to Heaven Denied. 
Secondo atto: Epica. Fa quasi strano immaginare la superba Simone Simmons e i suoi scatenati compagni che si esibiscono da “spalla” a qualcuno, e grande onore ai nostrani Rhapsody deriverà anche da questo. Forti di The Holographic Principle, il loro ultimo album uscito nel 2016 per Nuclear Blast, i 6 ragazzi olandesi iniziano proprio con il singolo Edge of the Blade, brano che riassume in sé molte delle caratteristiche della band, melodie trascinanti, una voce femminile eterea e senza la minima traccia di sbavature, un muro roccioso di chitarre, cori e tastiere da vero e proprio metal sinfonico, e ultimo ma non per importanza un testo complesso e significativo. Ruggente inizio per A Phantasmic Parade, poi addolcita dai toni più delicati di Simone; Sensorium lascia ampio sfoggio di bravura per il tastierista, uno dei più animati sul palco, con il suo strumento che ruota freneticamente e si sposta da un lato all’altro del palco. Universal Death Squad fa alzare le corna al pubblico con i suoi riff monolitici e il suo tempo incalzante; elogio del silenzio con l’amata The Essence of Silence, perfetto connubio fra il growling di Mark e la cristallina voce di Simone, con i cori interpretati dal pubblico. Con incedere maestoso si passa da un brano eccezionale all’altro, e nonostante la vocazione sinfonica i nostri si dimostrano anche animali da palco, con continui cambi di posizione, sguardi d’intesa, momenti scherzosi e impressionanti coreografie di headbanging sincronizzato collettivo. Altri momenti da ricordare l’inno Unchain Utopia, da The Quantum Enigma, Cry for the Moon con il suo immancabile singalong, Sancta Terra, la splendida ballata Once Upon a Nightmare in cui Simone riempie la scena prendendosi tutti i meritati applausi, e scherzando sul fatto che le ballate siano i pezzi preferiti di sua mamma e sul proverbiale amore filiale dei metallari italiani. Ultimi scintillii per gli Epica con Beyond the Matrix, tutta da saltare e cantare, come consiglia la vocalist, per sudare via l’alcol ingurgitato (anche se il “vino tinto” non è proprio tanto italiano); viene organizzato dal palco un vero e proprio wall of death, che si scontra sulle note di Consign to Oblivion ed esplode nel moshpit finale. Salutiamo e ringraziamo i perfetti e coinvolgenti Epica, ormai con la voce e le gambe calde per godere appieno dei mostri sacri della serata. 

SETLIST EPICA:
Edge of the Blade
A Phantasmic Parade
Sensorium
Universal Death Squad
The Essence of Silence
The Obsessive Devotion
Fools of Damnation
Once Upon a Nightmare
Unchain Utopia
Cry for the Moon
Sancta Terra
Beyond the Matrix
Consign to Oblivion
 
EPICA – FORMAZIONE
Simone Simons – voce
Mark Jansen – chitarra ritmica, voce death
Isaac Delahaye – chitarra solista, cori
Rob van der Loo – basso, cori
Coen Janssen – tastiera, cori
Ariën van Weesenbeek – batteria, voce death

Cambio di palco, sale lo sfondo con la testa di dragone ed il nome della band, e partono naturalmente i cori dal pubblico, che prima intonano i brani più amati e poi invocano Luca e Fabio, i due geni creatori dei Rhapsody.  
I nostri 5 condottieri salgono sul palco, 5 eroi che difenderanno le forze del bene nella più epica battaglia di tutti i tempi: impossibile non entrare immediatamente nel mondo della Emerald Sword Saga alle prime note di Epicus Furor, che presto lascia spazio appunto a Emerald Sword, primo brano di Symphony of Enchanted Lands che stasera ascolteremo per intero: è subito un trionfo, una cavalcata nelle verdi vallate sorvolate dai dragoni, e il palco si accende grazie a quelli che a buon diritto sono i miti del power metal italiano nel mondo, mentre il pubblico festeggia la loro presenza a colpi di pogo scatenato. Eternal Glory è quanto stanno ottenendo i Rhapsody con questa reunion, e lo spettacolo è emozionante, i nostri si muovono come ragazzini ma suonano come i saggi bardi che sono in realtà; Fabio è trascinante, perfetto in tutte le sfumature del suo cantato, cogliendo sia la furia del giusto verso i malvagi, sia la tenerezza per ciò che di buono va difeso, e sempre pronto a sottolineare il lavoro dei suoi compagni. Mancherebbe solo Alex Staropoli a completare il quadro di questi momenti, e infatti le parti di tastiera, in special modo in Beyond the gates of infinity, sono affidate purtroppo alla base. Piccola incursione in Power of the dragonflame con la velocissima e martellante Knightrider of Doom, con il suo particolare bridge in italiano che dà il la al ritornello. La ballad Wings of Destiny, con il suo toccante ed evocativo cantato viene dedicata al compianto Christopher Lee, amico e quasi un componente fantasma della band con la sua voce narrante, ed in effetti anche il testo pare appropriato ad un ultimo saluto (“Dear peaceful land, dear mother earth, caress my soul while I close my eyes”) ad un eroe.  
The Dark Tower of Abyss, come la precedente, è un brano che negli ultimi 20 anni non era mai stato suonato dal vivo, ed è meraviglioso riscoprire queste chicche che costellano la discografia dei Rhapsody; Riding the Winds of Eternity ci avvicina di un passo alla fine dell’album, e ci solleva sulle ali dei venti eterni fra una furente cavalcata e un attimo più lirico per raccogliere il respiro. Infine, la title track, Symphony of Enchanted Lands in tutta la sua maestà: anch’esso un brano che per la sua lunghezza non era mai rientrato nella setlist della band da 20 anni, e che ci porta a celebrare l’inno del guerriero che ha finalmente ottenuto la bramata Emerald Sword ed è pronto a sconfiggere il Master of Chaos ottenendo così l’agognata vendetta. Un riff eccezionale, la chitarra e la mente di Luca Turilli affilate come spade e evocative come mai prima d’ora, quasi liberate da questa reunion con gli amici di un tempo. Non può però trattarsi della fine, e c’è ancora tempo per Rain of a Thousand Flames, altro brano velocissimo, carico di pathos e combattività; piccolo spazio di gloria personale: tributiamo il giusto onore anche a Alex Holzwarth, mago delle pelli, che ci delizia con un drum solo fra i più potenti e coinvolgenti. Conoscendo i nostri, è tempo di parlare appunto di gloria del vittorioso, è tempo di Dawn of Victory: il brano viene introdotto da Fabio, dopo aver fatto fare al pubblico alcuni ardui esercizi canori, con un estratto del Nessun Dorma, un po’ la bandiera italiana nel mondo, qui reinterpretata con la giusta dose di autoironia dal buon Fabio, che regge tranquillamente il confronto della lirica e ci emoziona facendoci cantare fino all’ultima impossibile nota. Dawn of victory, appunto, l’alba della vittoria, e la vittoria sorride alle migliaia di fan schierati sotto il palco: cantare all’unisono con Fabio, levando alto il pugno al cielo, “Gloria, gloria perpetua, in this dawn of victory” è un’emozione indescrivibile ed irripetibile.
Fabio si prende poi un momento per presentarci di nuovo la band, ed in particolare per ringraziare Luca, l’ideatore di tutto quanto, che prende a sua volta il microfono e scusandosi del fortissimo accento triestino ringrazia a sua volta gli altri membri ed il pubblico della straordinaria possibilità di far vivere di nuovo il suo mondo immaginario, e tutto si chiude con un abbraccio fraterno fra Fabio e Luca che fa scendere la lacrimuccia sui volti sudati dei metallari presenti.
C’è ancora gloria da reclamare e ancora voglia di scatenarsi, e lo facciamo con Land of Immortals, brano stupendo tratto dal figlio primogenito della band (di cui avremmo forse voluto ascoltare qualcosa di più), Legendary Tales. Non può mancare, particolarmente a Milano, un brano in italiano, Lamento Eroico, un lento sgorgare di potenza, dal lirismo dei versi iniziali al finale “urla il tuono al mio lamento eroico – sorte…consuma la realtà”. Non deve essere casuale il richiamo del testo, perché la serata si chiuderà proprio con Holy Thunderforce, in cui ruggiscono le chitarre di Dominique e Luca e aprono la sfida al maligno richiamando appunto la potenza del tuono: dopo l’ultimo ritornello i 5 Rhapsody si schierano sul palco, innalzano le chitarre ed i pugni al cielo, imitati dal pubblico, e lasciano che sia il tuono a suggellare la fine del concerto.  
 
Niente da aggiungere, questo resoconto purtroppo non rende appieno giustizia alla fantastica serata vissuta all’Alcatraz di Milano, dove si sono incontrati 3 gruppi che, con diverse sfaccettature, colorano il mondo del metallo mondiale e riuniscono chi porta nel cuore la stessa passione. Un grazie particolare ai Rhapsody, presenti, passati e futuri, senza distinzione, per averci regalato questa ultima perla rara e averci trasformato in eroi delle Enchanted Lands.
 
“For the king for the land for the mountains
For the green valleys where dragons fly
For the glory the power to win the black lord
I will search for the Emerald Sword”

SETLIST RHAPSODY:
Epicus Furor
Emerald Sword
Wisdom of the Kings
Eternal Glory
Beyond the Gates of Infinity
Knightrider of Doom
Wings of Destiny
The Dark Tower of Abyss
Riding the Winds of Eternity
Symphony of Enchanted Lands
Rain of a Thousand Flames
Drum Solo
Vocal Solo (based on “Nessun Dorma”)
Dawn of victory
Encore:
Dawn of Victory
Lamento Eroico
Holy Thunderforce
 
FORMAZIONE – RHAPSODY REUNION
Fabio Lione – voce
Luca Turilli – chitarra
Dominique Leurquin – chitarra
Patrice Guers – basso
Alex Holzwarth – batteria

 
 
IRENE DOGLIOTTI
Photoset by ANDREA BOSCHETTI
 
Credits: si ringraziano Alcatraz Milano e Vertigo per l’eccellente organizzazione.