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RED HOT CHILI PEPPERS “The Getaway tour” – Live @ Pala Alpitour, Torino …

RED HOT CHILI PEPPERS “The Getaway tour” – Live @ Pala Alpitour, Torino …

Il pubblico affolla da ore il parco antistante il PalaAlpitour, armato di magliette e fascette made by RHCP, ragazzi ed “ex ragazzi” accomunati dall’entusiasmo per questa seconda data italiana, la prima delle due previste a Torino per il quartetto di peperoncini losangelini.  Entra per primo sul palco Chad, prendendosi le prime ovazioni dal parterre e dalle affollate tribune; lo raggiungono dapprima soltanto Josh e un coloratissimo Flea, dando vita ad una jam esaltante. Arriva anche Anthony ed è subito festa con Around the world, che ci riporta dritti al 1999 di Californication: l’amato e baffuto vocalist sembra reggere bene, Flea si dà allo slapping e Josh si amalgama benissimo con gli altri membri della band, ormai pienamente a casa sua sul palco de Red Hot. Per i fan più accorti fin dalle prime note si fa chiaro che la scaletta che ci attende è in gran parte diversa da quella di qualche giorno fa a Bologna: niente Can’t stop in partenza, niente Scar Tissue, ma un altro paio di pezzi da novanta cantati a gran voce dal pubblico. Otherside comincia a far salire l’emozione e Snow (Hey Oh) si accoda alla scia giovandosi anche di una splendida scenografia con le luci semoventi che riescono a ricreare l’effetto neve. Il mood della serata sembra in effetti più dedicato ai brani più sentiti ma meno rock dell’arsenale della band, infatti si continua con Dark Necessities, il singolo di più ampia fama del nuovo The Getaway. Qui Anthony inizia a scaldarsi e a ballare sul palco, mentre spetta a Flea ringraziare il pubblico con “molto amore”. Un giro di basso come al solito trascinante e un ritornello -oscuro, appunto- di quelli che faranno la storia dei prossimi 10 anni di concerti dei RHCP, questo brano ha in sé gran parte delle caratteristiche più apprezzate dei nostri amici californiani. Ci pensa Parallel Universe, dopo un po’ di jam a fare da intermezzo, ad alzare un po’ i decibel, almeno nel chorus. Flea ci annuncia poi un pezzo veramente “old”, Me and my friends, dal disco del 1987 The Uplift Mofo Party Plan, l’ultimo con il compianto chitarrista Hillel Slovak. Sul palco i nostri non disdegnano di prendersi ognuno il proprio round di applausi, Chad è energico e cattivo dietro le pelli, Flea salta come un invasato e Josh si accaparra tutti i solos possibili e qualcuno di più, confermando anche una buona prova come seconda voce; non manca qualche occasionale stecca di Anthony, ma siamo tutti pronti a perdonarlo in virtù del solito carisma. Una intro romantica ci introduce all’attesa ed immancabile Californication, ormai vero anthem del gruppo. Non mancano alcune cover dal sapore un po’ rétro, anche queste diverse da quelle proposte a Bologna, ad intervallare altri due bei brani del nuovo album, la ritmata e coinvolgente Go Robot (per cui entra in scena anche il secondo bassista) e la malinconica e romantica Goodbye Angels (“Say goodbye my love/I can see it in your soul/Say goodbye my love/Thought that I could make you whole/Let your lover sail/Death was made to fail”), su cui si innesta però un solo più energico che la rende perfettamente bilanciata. A questo punto, dopo un siparietto di Flea, che su richiesta esplicita di Anthony ci “delizia” con una stonatissima filastrocca in uno dei momenti goliardici della band, partono le prime note di un brano che sicuramente il pubblico di Bologna ci invidierà: niente di meno che Under the bridge a scaldare i nostri cuori. Per chi ricorda le esibizioni di diversi anni fa, forse sul palco manca un po’ di quell’emozione che faceva piangere Anthony quando la cantava, ma quell’emozione è sempre desta in chi ascolta gli arpeggi e le parole scolpite nella propria memoria. Esorcizzato questo momento di pathos, siamo pronti a saltare e scatenarci con By the way, che vince la palma di pezzo più movimentato della serata e finalmente fa restare a torso nudo Anthony (che concerto dei Red Hot sarebbe senza il buon singer mezzo nudo?).

Una pausa di attesa in cui le tribune tremano per via dei fan scalpitanti, e poi ancora una bella jam a riaprire le danze, dopo il ritorno sul palco dei tre strumentisti, due coi piedi per terra ed uno – Flea, ovviamente- che cammina sulle mani fino a noi. Un piccolo cammeo del figlio di Anthony (applaudito ma non molto udibile, per la verità) per la prima strofa di Dreams of a Samurai, ancora da The Getaway. Il finale può essere solo Give it away.  Il resto è storia.

Poco meno di due ore di un concerto ricco di emozioni e di ballate, grandi pezzi estratti da un valido ultimo album e perle di antica memoria, qualche puntata nel rock e nel funk più movimentato, un palco e una scenografia tutta di luci e immagini in diretta, psichedeliche quanto basta e affascinanti tanto da rubare quasi la scena alla band: questa è la ricetta dei Red Hot al loro primo giorno a Torino.
Un bis era assolutamente necessario!

IRENE DOGLIOTTI
Photoset by ANDREA BOSCHETTI
 
Credits: si ringrazia Setuplive e Live Nation per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.

SETLIST:
Intro Jam
Around the World
Otherside
Snow (Hey Oh)
Dark Necessities
Parallel Universe
Me & My Friends
The Longest Wave (Preceded by ‘Baby Appeal’ tease)
Look Around
Californication
Strangers (The Kinks cover) (Josh solo)
Go Robot
Sir Psycho Sexy
They’re Red Hot (Robert Johnson cover)
Goodbye Angels
Under the Bridge
By the Way
Encore:
Chad & Josh Jam
Don’t Forget Me
Dreams of a Samurai (With vocals of Anthony Kiedis’ son Everly)
Give It Away
 
Band:
Anthony Kiedis – voce
Flea – basso
Josh Klinghoffer – chitarra
Chad Smith – batteria
Tour:
Samuel Bañuelos III – basso
Nate Walcott – piano, keyboards
 
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