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PUDDLE OF MUDD – Live @ ZonaRoveri Music Factory Bologna 19-3-2016

PUDDLE OF MUDD – Live @ ZonaRoveri Music Factory Bologna 19-3-2016

Maybe I’m the one
Maybe I’m the one who is the schizophrenic psycho (yeah)
Maybe I’m the one
Maybe I’m the one who is the paranoid Flake-oh
 
Questo è il ritornello tormentone che mi ha accompagnato rimbaldanzo dentro la testa I giorni a seguire il concerto dei Puddle Of Mudd al ZonaRoveri di Bologna.  La storia è iniziata in maniera a dir poco singolare, Wes Scantlin, sigaretta in bocca, sguardo strafottente, horns-up orgogliosamente esibite al pubblico che ha gremito l’arena, zazzera bionda lasciata selvaggiamente scompigliata, entra ed appoggia un enorme borsone ai piedi del microfono. Una entrata in scena senza fare scene, stile grunge, semplice e d’ effetto ed è subito musica. Fumo, rullo di tamburi, e parte la chitarra tempestosa che apre la rovente Control , Wes si toglie gli occhiali da sole e sorride, canzone dai toni densi di grunge, , bocca storta, cantato acido , il primo pezzo è giè un mantra, infernale tempesta elettrica di diabolica bellezza dove lo sguardo arcigno di Scantlin aleggia come un demone, zazzera bionda e sguardo da dannato, potrebbe essere una reincarnazione di Kurdt, sicuramente meno estraniante, più rassicurante, nel suo alone di compiaciuta piaconeria, ma anche lui preda dei suoi demoni

Drift and die è una singalong infinita, l’arpeggio iniziale è il presagio della tempesta, una magistrale esibizione di bravura , il pubblico è già al calor bianco e canta a squarciagola assieme alla band., Dopo la lisergica Abrasive è l’urlo selvaggio e primordiale di Stoned che irrompe con fragore , una sigaretta che viene accesa, un tiro un grido, tragica e bellissima, potente, urlata, con rabbia e fragore,  Away from me è carta vetrata sulla pelle, la voce modulata nei passaggi più malinconici, sparata nel collegarne le parti. Psycho, una di quelle nenie che se fossero state cantate da qualcun altro sarebbero delle pallosità kekkiane, indossa il classico cappello baseball alla rovescio con la scritta hustler  rossa su nero. Lui chiama la strofa ed il pubblico a  memoria risponde, appare perfino un sorriso sul viso perennemente imbronciato di Scantlin , alcune defaillance non intaccano un pubblico in delirio, il microfono stretto tra le mani, la bocca a sussurrare nel feltro, una immagine sensuale ed affascinante, “se la vita fosse perfetta le nostre canzoni farebbero schifo”, queste parole pronunciate anni fa dal singer mi tornano in mente, il rock è gioia ed anche dannazione, le due facce della stessa medaglia, il lato lucente della vita ed il lato oscuro che alberga in ognuno di noi.
 
L’uso della voce da parte del frontman è da manuale, non sarà al massimo della forma, ma è tanta roba nel gergo moderno, ed il resto della band è di livello adeguato, la chitarra di  capace di accompagnare e di infilare riff, il basso , elemento importante nella musica  del gruppo, è imperioso. Spara un a strofa di Psycho in falsetto , gioca, si diverte , il pubblico gli va dietro , niente di finto o di arte, bello e dannato, smorfie più che sorrisi, ma Psycho rimane travolgente , quando attacca il finale in crescendo scatta il delirio, tutti saltano e cantano si poga come se non ci fosse domani , le luci strobo trasformano l’arena in mondo surreale. L’elettricità di Out of my head fa da contraltare all’acida potenza di Nothing left to lose,  Thinking about you è decisamente più calma  dopo la torrenziale rabbia del duo precedente, sincopata, giocata su ritmi in battere e melodie addolcite. Le  mani nelle tasche, lo sguardo duro, stranamente ingobbito, la  rappa  modulando come se fosse una lullaby. Poi, d’improvviso, prende una sedia e ci piega sopra la gamba destra, accende la rediscovered di Old man di Neil Young, corrosiva versione di un brano tra i più belli di ogni tempo, ti aspetti solo che imbracci una chitarra acustica, invece finito il pezzo mette via la sedia, usata per la scena, non certo per il non poter stare in piedi quindi…. Beve la terza birra della serata, né vodka né whiskey, almeno sul palco, alcune le regala al pubblico che gliele chiede,  con gentilezza. Ben diverso dal mediocre cantante italiano che qualche giorno fa prendeva a calci in faccia i fotografi sotto palco, anzi, lui li lascia lavorare per tutta la durata del live.
 
Un breve stacco ed il ritorno sulla scena ad accogliere il richiamo roboante dei fans, cosa mancava? La loro hit più grande, l’immarcescibile e semplicemente stupenda Blurry, seconda solo ai Foos quando uscì in USA, 
“Everything’s so blurry and everyone’s so fake and everybody’s so empty and everything is so messed up pre-occupied without you I cannot live at all My whole world surrounds you I stumble then I crawl”
Dolore, amore, delusione, tradimento, falsità e riscatto, una canzone contenitore di tutte le debolezze umane, dolce e malinconicamente struggente, Wes, quasi appeso al microfono, tra i rullanti che invadono il palco con la loro possanza, la band disegna panorami apocalittici, lui dipinge i colori del tramonto.  E via a chiudere con un altro tormentone
She fucking hates me trust she fucking hates me la la la la“
She hates me chiude il concerto con tutti che saltano e battono le mani, foto di gruppo, riprende il l’enorme borsone con cui era arrivato senza svelare cosa contenga, forse i suoi demoni che lo accompagnano da sempre o forse il suo amato surf ripiegato, simbolo delle speranze mai ripagate.
 
Ma potremmo chiudere che se non è stato il concerto della vita, è valso ogni secondo passato nella splendida arena del ZonaRoveri, e potremmo altrettanto fare una top ten di concerti tanto celebrati quanto orrendi, per ogni dubbio basta poi guardare le migliaia di braccia alzate e di bocche aperte a cantare con la band per decidere se ne valeva la pena o meno.
 
MAURIZIO DONINI
Photoset by ANDREA BRUSA
 
Credits:  si ringrazia ZonaRoveri Music Factory per la sempre gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento e Hub Music Factory per averci permesso di vedere dal vivo questa band.
Setlist:
Control
Drift and die
Abrasive
Stoned
Away from me
Psycho
Out of my head
Nothing left to lose
Thinking about you uh oh
Old man
Spaceship
Blood on the table
Already gone
Encore:
Blurry
She hates me
 
Band:
Wesley Reid Scantlin (vocals/guitar)
Matt Fuller (lead guitar/backing vocals)
Michael John Adams (bass/backing vocals)
Dave Moreno (drums/backing vocals)
 
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