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POOH “Reunion tour” – Live @ Mediolanum Forum, Assago (MI) 11-11-2016

POOH “Reunion tour” – Live @ Mediolanum Forum, Assago (MI) 11-11-2016

 
Il 50ennale infinito dei Pooh approda per l’ennesima volta a Milano, per una delle ultime volte che vedrà il più longevo gruppo italiano calcare quei benedettimaledetti palchi che tante soddisfazioni hanno dato a questa amataodiata band … Parlo da fan sfegatato dei Pooh, i Pooh sono emozioni uniche, particolari, non si possono convogliare le parole e le sensazioni in banalissime righe nere su sfondo bianco. I Pooh, fanno parte di me, così come fanno parte di “noi”, quel “noi” che è composto da persone di tutte le età che ogni volta che questo quartetto arriva in città si fermano sole, cuori e anime per poterne gustare il sapore nell’aria…
Anno 2016, 50anni di storia di festeggiare, il quartetto che fu Trio dal 2009 dopo l’abbandono di Stefano D’Orazio si moltiplica miracolosamente e piazza 5 uomini su quel palco, col redivido e mai dimenticato Riccardo Fogli, figliol prodigo rientrato alla base dopo 43 anni di peregrinare per sagre, balere e piazze dell’ex Unione Sovietica.

I Pooh… I Pooh come detto sono più di un gruppo musicale, l’affetto e l’amore che trasmettono hanno qualcosa di più sanguigno e viscerale, qualcosa che sbrana letteralmente le budelle, qualcosa che viene da dentro, qualcosa che rende il “Popolo Pooh” una comunità diversa da tutte quelle che seguono altri affermati artisti. I Pooh, nel bene e nel male li conosciamo, li conoscono tutti. Dei 60milioni di abitanti del nostro paese, ci scommetterei, almeno una buona metà di quelli nati dopo gli anni settanta ha avuto come sostegno procreativo dei “genitori” proprio questi ragazzi fenomenali. Ma i nostri beniamini non possiamo ridurli a piacevole compagnia di sottofondo di chi passa parecchio tempo sotto le lenzuola, i Pooh son quell’anima rock che esplode con tutta la carica dei ritmi anni ’80 di Giorni Infiniti, il brano che già aprì l’ormai antico ventennale targato 1986. Con queste premesse non si può fare altro che credere alle successive promesse e ci si incanala nella tumultuosa Rotolando Respirando, targata 1977, ma che ha l’energia dirompente di un ragazzino moderno che batte i tamburi e una chitarra elettrica che taglia le linee dell’aria più precisa di un cecchino. I Pooh, i Pooh, quei Pooh che sanno emozionarti come pochi altri, quei Pooh che sono ritornelli di tutti i giorni, i Pooh che sono le parole che pronunciamo quando parliamo, le frasi d’amore che le ragazzine scrivono sui propri diari, le frasi d’amore che madri, forse già nonne scrivono ancora sui cuscini dei propri sogni, ricordandosi di quando erano ragazzine pure loro.
 La musica, quella musica che ci accompagna come un buon amico ha il colore brizzolato delle Hit degli anni settanta, quelle famose del “…mi dispiace devo andare“, “…e io dovrei comprendere“, “… non restare chiuso qui, pensiero…“, quelle canzoni che dedichi all’amore di sempre un minuto prima di addormentarti anche se quella Lui o Lei non è li accanto, i Pooh dei primi amori primaverili, i Pooh che fanno sgorgare lacrime infantili agli occhi, i Pooh del “ma quanto sei scemo ad ascoltare quelle mummie li” e poi in falsetto imiti Riccardo Fogli che dopo 40anni torna ad emozionarti cantando Nascerò con te. I Pooh, i Pooh dei suoni sofisticati di Dodi Battaglia, che quella chitarra la fa cantare come pochi quando serve, destreggiandosi con abilità tra assoli  e riff drammatici come in Parsifal e in tutto il campionario progressive rock che portano in dote e i leggiadri arpeggi di brani più intimi e toccanti come Pierre, La ragazza con gli occhi di sole o la pluri abusata “…Dio delle città” che Roby Facchinetti e soci fanno sfilare, in bella compagnia, per celebrare questo ambito traguardo che sta trasformando la Turnè dell’addio definitivo alle scene in un bagno di gloria e nostalgia per tutto il nostro bel paese.

I Pooh dell’amore, i Pooh dell’impegno sociale, i Pooh del Rock, i Pooh dei ricordi, i Pooh delle ultime mediocri produzioni, tutte queste anime hanno nuovamente risvegliato l’amore di Milano per questu 5 vecchietti terribili. I Pooh non sono la Storia della musica, quella S maiuscola appartiene forse ad altri gruppi, però i 5 ragazzini partiti da Bologna nel ’66, capitanati da quell’immenso poeta che è stato Valerio Negrini hanno segnato più epoche, più generazioni, trasportando qua e la quella Macchina della musica straordinaria che da 50 anni divide l’Italia, neanche fosse l’eterna diatriba Bartali – Coppi, Destra – Sinistra, Inter – Juventus.

I Pooh possono piacere, non piacere, essere odiati, detestati, ma rimangono pur sempre li, una colonna portante dei nostri attimi di vita, quelli più alla luce del sole e quelli più intimi e nascosti. Troppo perfezionisti e a volte plastificati, con pregi e difetti grazie ancora per averci fatto innamorare della vostra musica.

Forse, come scritto, i Pooh non hanno ancora scritto la Storia con la S maiuscola, la storia appartiene spesso alle imprese imperfette, a quelle storie interrotte che portano dritto nell’Olimpo del Mito, i Pooh chiudono la loro carriera in maniera troppo elegante e precisa per entrare nell’immaginario collettivo come Mito, però, datemi spazio per scrivere un’ultima frase: i Pooh hanno scritto la storia di ognuno di noi, di ogni cuore che batteva all’unisono gli ultimi colpi di questa meravigliosa storia in musica. E quando il sipario calerà definitivamente sui Pooh, il 30 dicembre 2016 comincerà una nuova epoca, quella che vedrà la comunque intramontabile musica dei Pooh vivere autonomamente. Il bruco diventa farfalla.
E amore vola via, vola via sempre più lontano, altri cuori hanno bisogno di te.

Grazie Roby, Dodi, Stefano, Riccardo e Red! E il grazie più grande a Valerio, l’uomo che ha partorito questi primi 50 anni di Pooh nel ’66.
Per la cronaca. Il concerto è stato stratosferico. Ma questa è un’altra storia…
“… se sai, se puoi, se vuoi, la strana nostalgia, che può distruggerci, si disperderà…”

CRISTIAN BRIGHENTI
Pics by ANDREA BRUSA (Unipol Arena 8-11-2016)

Membri: 
Roby Facchinetti
Dodi Battaglia
Red Canzian

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