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OMEN + Exiled On Earth + Whisperz – Live @ Jailbreak Live Club, Roma, 18-5-2017

OMEN + Exiled On Earth + Whisperz – Live @ Jailbreak Live Club, Roma, 18-5-2017

Alfieri di un heavy metal marziale, epico e viscerale, gli Omen non hanno avuto la fortuna commerciale di altre band ascrivibili al medesimo filone (Manowar e Virgin Steel su tutti) e oggi sono in pochi, purtroppo, a ricordarsi ancora di loro. Un peccato, perché il loro talento era cristallino e il loro debut album “Battle Cry” (novembre 1984) può essere annoverato serenamente tra i capolavori del genere. Purtroppo, dopo un debutto folgorante e una seconda opera estremamente matura, la band ha faticato a ripetersi con il terzo lavoro in studio ed è naufragata con la fuoriuscita del carismatico singer J.D. Kimball e il tentativo di ammorbidire le proprie sonorità per ammiccare a un mercato statunitense dominato dall’arena rock e dalle hair metal band. Tra la fine degli anni ottanta e metà dei novanta, un lungo periodo di inattività, poi due lavori appena discreti come “Reopening The Gates” (un tentativo di estremizzare il proprio sound) ed “Eternal Black Dawn” che non riuscirono a riportare in auge il nome della band. Da allora, un nuovo lungo periodo di stop ci porta fino ai giorni nostri. L’ennesimo tentativo di donare lustro alla band si chiama “Hammer Damage” e arriva a distanza di ben tredici anni dall’ultimo lavoro in studio. Anche in questo caso, non possiamo parlare di un album all’altezza del blasone della band, ma almeno la nuova release ha offerto ai nostri l’occasione di organizzare un tour che ha raggiunto anche la nostra penisola e per la prima volta, Roma.
Credo che la maggior parte del pubblico si sia recata nell’accogliente Jailbreak Live Club senza sapere cosa aspettarsi da una band così discontinua e avanti negli anni, con un ultimo grande lavoro risalente a metà degli anni ottanta e tanti periodi di inattività a minarne la credibilità.
Eppure, con gran sorpresa, il pubblico che ha creduto negli Omen è stato ripagato da una serata d’altri tempi e, è proprio il caso di dirlo, assolutamente epica!
Merito agli Omen, come diremo, ma un grande plauso anche alle band romane che alla formazione statunitense hanno aperto la strada in modo così efficace.
Degli Whisperz abbiamo già avuto modo di parlare, perché di date romane ne stanno macinando  parecchie. Non è raro ritrovarli a suonare come support act in occasione di eventi rock/metal più o meno importanti. L’impegno paga, evidentemente, e in effetti è sempre un piacere pescare i ragazzi nel programma di una serata, perché il metal che propongono è ben concepito, energico, coinvolgente e, fortunatamente, non banale, grazie alle numerose influenze che si rintracciano all’interno delle composizioni e di arrangiamenti che, soprattutto dal vivo, offrono più di qualche sorpresa. Il tempo concesso alla band non è stato molto e i ragazzi lo hanno sfruttato anche per offrire al pubblico un assaggio di ciò che sarà il nuovo album in preparazione. Non c’è che dire “Metamorphosys” e “Underdog’s Revenge” confermano quanto di buono ascoltato fino a oggi dalla band e lasciano presagire a un ottimo come back album. 
Dopo gli Whisperz è la volta degli Exiled On Earth: si cambia decisamente registro, ma la qualità della proposta è ancora elevatissima. Gli Exiled sono sulla scena da diversi anni e nonostante due soli album all’attivo si sono costruiti una reputazione di tutto rispetto per via di una proposta musicale non certo tra le più in voga come il thrash metal, suonato con grande abnegazione, sia su disco che dal vivo.  Lo show dei ragazzi è in gran parte incentrato sui brani del loro ultimo lavoro in studio “Forces Of Denial”, nel quale oltre alle influenze della bay area si odono più marcate le contaminazioni prog e techno thrash,  mentre la chiusura è affidata ai due classici della band “Spiral Of Damnation” e la strumentale “Forgotten Lore”. L’impatto dei quattro musicisti è stato davvero notevole. Ha colpito la loro grande coesione, oltre che l’indiscutibile perizia tecnica con la quale tutta la band eseguito il proprio repertorio, inondando il pubblico con fiumi di note taglienti come rasoi. 
Gli Omen salgono sul paco un po’ in sordina, ma sono sufficienti le prime note di “Death Rider” per scatenare l’entusiasmo nei confronti di un genere di heavy metal che si ascolta sempre più di rado e che gli Omen di metà anni ottanta hanno rappresentato ai massimi livelli. Fortunatamente, nonostante i segni dell’età scolpiti sul volto del carismatico chitarrista Kenny Powell e qualche chilo di troppo ad appesantire il singer Kevin Goocher, lo smalto della band è sorprendentemente vicino a quello degli anni d’oro. Così, brani come il già citato “Death Rider”, “Last Rites” o l’inno “The Axeman” si susseguono incalzanti preservando una freschezza incredibile e catapultando l’audience indietro di un trentennio come se nulla fosse. In questo contesto quasi onirico e senz’altro catartico, si inserisce senza colpo ferire “Up From The Deep”, brano pubblicato in un recente split single 7″ condiviso con gli amici Battleroar, che dal vivo ha una buona resa e quasi non sfigura con i pezzi migliori degli statunitensi. “Up From The Deep” ed “Hammer Damage” saranno le uniche concessioni al presente della band. Gli Omen, per la prima volta a Roma, scelgono infatti di riproporre tutti (o quasi) i classici del proprio repertorio e in particolar modo gli intramontabili capolavori del primo album “Battle Cry”. Un’operazione nostalgia perfettamente riuscita, resa ancor più toccante dall’emotività di un Goocher visibilmente commosso per l’affetto dimostrato dal pubblico, mentre Powell, membro fondatore della band, ha cercato di incarnare senza cedimenti il ruolo della rock star sprezzante e maledetta, ma la fierezza di essere il papà di una formazione seminale come gli Omen trapelava in ogni istante ed era commovente al pari degli occhi lucidi di Goocher. La ciliegina sulla torta, per il sottoscritto, sarebbe stata l’esecuzione dell’irriverente “Be My Wench”, ma questo brano, ahimé, è rimasto nel cassetto. Del resto, con una chiusura affidata a “Battle Cry” e “Die By The Blade”, di cosa ci si potrebbe mai lamentare?

Report & photoset by RICCARDO ARENA