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Lastanzadigreta – Live @ Ex-Cimitero di San Pietro in Vincoli, Torino, 3-12-2016

Lastanzadigreta – Live @ Ex-Cimitero di San Pietro in Vincoli, Torino, 3-12-2016

Giornata intensa per il collettivo torinese Lastanzadigreta: il 2 dicembre scorso è infatti uscito il loro primo disco lungo, Creature Selvagge, per l’etichetta Sciopero Records degli Yo Yo Mundi, e la festa per il nuovo nato si è dipanata fra due dei luoghi più significativi per la band, ossia il Balon, lo storico mercatino torinese, e l’ex cimitero di San Pietro in Vincoli, sede fra l’altro di una parte delle registrazioni. Dopo un concerto itinerante durato una giornata, i nostri prendono posto nella suggestiva location di San Pietro in Vincoli, sold out già in prenotazione, per chiudere in bellezza a fianco degli amici e in questo caso ospiti Figurelle Orkestar.

Aprono la serata di questo affollato Figurelle Party proprio Domenico Castaldo & Figurelle, una band, se così si può dire, composta di un piccolo coro femminile, di musicisti che si avvalgono sia di strumenti classici sia di piccoli, particolari oggetti, e di un attore-cantante dalla grande espressività. Giusto un assaggio delle loro canzoni, ricche di teatralità e di poesia, e il palco passa nelle mani dei Lastanzadigreta. I cinque barbuti musicisti iniziano com’è naturale con il primo singolo estratto da Creature Selvagge, appunto la title track, che ha in sé tutte le qualità del disco: una musica coinvolgente, mai prevedibile, fatta di momenti teneri e delicati e di aperture travolgenti fra chitarre, mandolini e l’onnipresente marimba. Lisa mostra invece un’anima più rock, generata da un riff di chitarra memorabile di Umberto e perfettamente bilanciata dai suoni più delicati degli altri membri (menzione speciale anche per la citazione Simpsoniana). Segue un trittico dedicato a Figurelle, con Preludio a deserto, Stella del tramonto e Anime lievi, estratto in blocco dall’EP Lato B; Preludio inizia a raccontare di un meccanismo che si inceppa, al suono di didjeridoo (“rallentare per scappare, sabotare per respirare”), Stella diventa quasi una preghiera ritmata da bidone e weissenborn (“se cedo perdona i miei sbagli, se fallisco abbi pietà di me, se inciampo ridammi la forza, se impazzisco non te ne andare”), Anime lievi sembra quasi descrivere la band (“sguardi profondi, rumori leggeri, voci nascoste di desideri”) e termina in una danza trascinante. 4-4-2 non è solo una formazione calcistica ma un brano fatto di piccole cose, che ci riporta, come ci spiega la band, nel sottoscala del sapere dei bambini, e che ha infatti il sapore e la nostalgia dei ricordi d’infanzia pur restando un’allegra melodia di banjo (con l’aggiunta di Carlo Pestelli alla voce, “perché quelle 4 variazioni su 4-4-2 ci vogliono anni di studio per imparare a farle”). Erri, come denunciano il titolo e gli autori, è un brano costruito su un componimento di Erri De Luca, anche lui un’anima lieve, e per sua gentile concessione abbiamo un brano colmo dell’inquietudine ma anche della strana sicurezza della notte di città, con un finale che è tutto un gemito di chitarra elettrica. C’è spazio anche per utilizzare tutto l’arsenale di strumenti strani e diversi del gruppo, alcuni provenienti direttamente dal Balon, alcuni difficilmente inquadrabili come strumenti musicali a prima vista (si va dai sax giocattolo ad un vecchio armonium a pedali scambiato per una panca), ed anche per scherzare con il pubblico fra battute e accenni di spot musicali. Amore e psiche, pezzo di Paolo Enrico Archetti Maestri, sfoggia multipli riferimenti letterari e non, sottolineati anche dall’uso di una macchina per scrivere. Inviti ci avvolge nella poesia della calda voce di Leonardo, cullati da chitarra e theremin (strumento già di per sé un po’ magico), ma viene subito incalzata da Deserto con i suoi ritmi decisi e lo sfoggio di cattiveria da veri rockers, seguita a ruota da Foglia d’autunno, magnifico crescendo dalla chitarra acustica ai suoni più elettronici e graffianti di sinth e chitarre. Camarade Gagarine, sicuramente uno dei pezzi più suggestivi della band, si apre con la registrazione dei cronisti originali del 1961, e cita le parole del cosmonauta russo al suo primo volo nello spazio, riuscendo a trasportarci al di là dell’atmosfera terrestre a osservare il pianeta blu. Vita di Galileo torna a parlarci degli astri, ma stavolta con una rilettura “piuttosto libera” di Bertolt Brecht, dove il ritornello si prolunga all’infinito in un divertente gioco con il pubblico, in cui Flavio riesce a renderci parte attiva della canzone. Il clima di gioco collettivo aumenta quando il palco si arricchisce di elementi con il rientro dei Figurelle, per un finale a undici membri fra un brano in stile balcanico e una ninnananna.  

I cinque de Lastanzadigreta, al loro primo album, sono già riusciti ad affascinarci, complici i testi raffinati e sinceri e una musica difficile da etichettare, volutamente “pop” e orecchiabile ma ricercata, dolce ma decisa, ancora più apprezzabile dal vivo grazie alla loro versatilità e ironia. A questo punto non resta che tornare a casa a godersi questo nuovo album, al grido del motto della band: “Viva la musica bambina e democratica!”

IRENE DOGLIOTTI
Photoset by ANDREA BOSCHETTI

Setlist:
Creature selvagge
Lisa
Preludio a deserto
Stella del tramonto
Anime lievi
4-4-2
Erri
Greta
Amore e psiche
Inviti
Deserto
Foglia d’autunno
Camarade Gagarine
Vita di Galileo
 
Formazione:
Leonardo Laviano (Voce e chitarra)
Alan Brunetta (Marimba, bidoni, percussioni, piano rhodes, drum machine e molto altro)
Umberto Poli (chitarre elettriche, acustiche, giocattolo, weissenborn, cigar box)
Jacopo Tomatis (mandolino elettrico, banjolino, clavietta basso, glockenspiel, synth, harmonium)
Flavio Rubatto (percussioni, didjeridoo, farfisa, piano rhodes, theremin)
 
https://www.facebook.com/lastanzadigreta