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KASABIAN – Live @ Teatro Antico, Taormina (ME) 19-7-2017

KASABIAN – Live @ Teatro Antico, Taormina (ME) 19-7-2017

Un assunto categorico, di cui anche chi vi scrive alle volte si dimentica, è che la musica va vista e vissuta dal vivo! Assistere ad un concerto non è solo ascoltare canzoni, ma è leggere una band nella sua interezza, capirne meglio le dinamiche interne, valutarne la perizia artistica, comprendere la psicologia dei singoli componenti. E’ impensabile credere di conoscere un gruppo rock senza andare ad un loro concerto. Dei Kasabian credevo stoltamente di conoscere tutto. Nei video, nelle foto di repertorio, li avevo scioccamente bollati come una di quelle band che ruotano attorno alla figura del cantante “belloccio” ed egotico. Ammetto il mio errore pubblicamente e ringrazio questo live tenutosi nella sconvolgente cornice del Teatro Antico di Taormina per avermi smentito.

Ripartiamo pertanto dall’inizio: i Kasabian sono prima di tutto una vera band, e che band!
Le singole personalità si fondono in un mix atomico che, forse esaltato dalla location d’eccezione, ha sconfinato in un fall out continuo, capace di sviluppare megatoni di energia positiva. Un pulsare ritmico ed ipnotico di suono e colore rosso purpureo annuncia che la band sta per salire sul palco. Il tempo della chiamata in quattro di rito e si parte a bomba con una versione di Ill Ray in grado di scongelare una fettina di pollo rimasta un millennio nel surgelatore di casa. Quasi senza soluzione di continuità segue Underdog… bum bum bum, penso. E invece: un maledetto cavo di connessione al mixer costringe i tecnici a fermare il concerto per la sostituzione. La vedo brutta, penso. But: miracolo!!! Una squadra di tecnici si riversa on stage come fosse in un box di Formula 1. I ragazzi armeggiano con l’attrezzatura come se dovessero stabilire un record. In pochissimi istanti ricablano il tutto. La band torna sul palco con serenità, potremmo dire con rilassata andatura da “safety car”. Poi il “semaforo” vira al verde… 3, 2, 1: GO! Ripartenza in corsa con il frontman ad intonare una scalcinata improvvisazione di “O sole mio”!

Eez Eh fa quasi da intro ad una versione “rave” di Around the world dei Daft Punk.
Tom Meighan perde un po’ di quella scorza da duro che gli avevo insensatamente affibbiato e, forse per via della giacca che indossa, forse per le sneakers bianche ai piedi, gli vedo assumere le sembianze un po’ “patatose” di un Simon Le Bon in vena di fare Party. L’arena stracolma comincia a lasciarsi andare, sullo sfondo le luci di Giardini Naxos sembrano ricostruire, nonostante l’afa, un’atmosfera quasi natalizia. Tutto intorno le vestigia millenarie del Teatro è scesa l’oscurità. Il Vulcano non si vede più, ma lo si percepisce sempre. A spiccare sempre di più è la figura del chitarrista Sergio Pizzorno, qualcosa a metà tra l’amico “scemo” di Hugh Grant in Notting Hill e Giorgio Maria Condemi dei Poppy’s Portrait. Ecco, della sua importanza nella band non mi ero mai reso conto. Canta, scherza, suona la sua Rickenbacker fiammante, gioca col pubblico, tanto da parere un po’ lui il “padrone di casa”. Shoot the runner/Days are forgotten…. la più bella ragazza della terra balla (i concerti sono anche questo) e inneggia alla gioia e alla libertà di spirito sul lato sinistro del palco. A due passi da lei, Tim Carter (il chitarrista solista) macina riff su riff. Il suo sound meravigliosamente statunitense crea un intreccio pazzesco col sound monolitico della band britannica. Si passa dalle sonorità tipiche di quel rock che ha caratterizzato il periodo a cavallo tra la fine degli anni 90 e i primissimi 2000 (vedi The Killers, Kaiser Chief, etc) ad atmosfere più elettroniche, vicine agli sfrenati rave dei primi del 2000. E’ in questi frangenti che spiccano gli inserti di tromba di Gary Alesbrook.che trova poi un suo momento di gloria nella seconda improvvisazione della serata, l’indimenticata “Volare” della pluripremiata ditta Migliacci-Modugno.

Tutto il Teatro sembra una filiale autorizzata dello stadio di Leicester. Gli inglesi sono tantissimi e sull’ultima gradinata, alla sinistra dando le spalle al palco, c’è un gruppetto di fantastici che sta imbastendo il loro personalissimo party, ballando fra loro come matti, chiusi a cerchio fra loro, come se il concerto non fosse più lì. Adorabili. Imparino tutti come si va ai live. Imparino tutti cos’è la gioia di vivere!!! You’re in love with a psycho/Man of simple pleasure/Clubfoot (versione pestatissima!!!). L’atmosfera si infiamma… il concerto comincia a salire di livello… giro lo sguardo intorno e la gente è rapita da quanto sta accadendo sul palco. Il bassista Chris Edward, dalle elfiche sembianze, sprigiona una carica incredibile. Alternando due Fender Jaguar Bass ad un Hofner Artist rosso fuoco ed accompagnandosi con un doppio set di ampli Marshall, crea un suono potente, pieno. Il vero motore della band è lui, indiscutibilmente! L’incalzante ritmo della serata, mi restituisce alla mente, i concerti di gruppi italiani a cui recentemente ho assistito. Il confronto è impietoso. La preparazione, gli arrangiamenti, la cura dei minimi dettagli di una band come i Kasabian sono lontani galassie e galassie dai boriosi e noiosissimi paladini della “scena italiana”. Per tutto il concerto la band ha sapientemente miscelato una controllata potenza ad una gioia di fare musica davvero fuori dal comune. Persino i piccoli gesti dei “ragazzi” sul palco, fanno capire il clima che c’è all’interno della band. Spesso se un membro passa vicino ad un altro offre uno spontaneo High Five. Ci si sorride reciprocamente. Ci si esprime liberamente. E’ facile -rifletto- quando ciascuno membro dà il massimo nello stesso momento. Il tutto restituisce il senso di una serata davvero speciale per chi vi assiste. Re-wired/La fee vert/Treat/Bless this acid House in stretta sequenza, sono semplicemente ulteriori capitoli di una festa senza fine. Una festa in cui si balla (metaforicamente e non) su una musica niente affatto banale. Pop, nel senso più alto del temine. Popolare perché di alta qualità e non perché intercetta un pubblico inconsapevole, becero e spesso incapace di scegliere cosa ascoltare. Il giusto tempo per un’accordata generale e si passa alla generosa chiusura del concerto: Stevie/Put your life on it/L.S.F. Il consueto bis offre un’inaspettata sorpresa. La band rientra per una versione acustica di Goodbye kiss ed il cantante si commuove sino alle lacrime. Qualcuno si affretta a passargli dei grandi occhialoni neri. Bellissimo. Tutto bellissimo, straziante, vero! C’è da chiudere una serata memorabile: di nuovo bum bum bum… tutte di fila: Comeback kid, Vlad e il cavallo di battaglia: Fire.

Non so come si possa fare i complimenti per un’organizzazione perfetta senza apparire retorici o accondiscendenti, ma di fatto la serata è stata talmente bella in tutto il suo svolgersi, dall’accoglienza all’intero suo svolgimento, che non si può non tributare una menzione di merito a chi lavora dietro le quinte di uno spettacolo del genere. Andate a vedere i prossimi concerti dei Kasabian, parola di zio Max: ne vale la pena!

MASSIMILIANO AMOROSO
Photoset by AZZURRA DE LUCA
 
Credits: si ringrazia ShowBiz e D’Alessandro e Galli per la gentilissima disponibilità e la perfetta organizzazione dell’evento.

Setlist:
Ill Ray (The King)
Underdog
Eez-Eh
Shoot the Runner
Days Are Forgotten
You’re in Love With a Psycho
Man of Simple Pleasures
Club Foot
Re‐Wired
La Fée Verte
Treat
Bless This Acid House
Stevie
Put Your Life on It
L.S.F. (Lost Souls Forever)

Encore:
Goodbye Kiss
Comeback Kid
Vlad the Impaler
Fire

Band:
Tom Meighan – voce
Sergio Pizzorno – voce, chitarra, tastiera, sintetizzatore, programmazione
Chris Edwards – basso
Ian Matthews – batteria, percussioni
 
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