Now Reading
FATHER JOHN MISTY – Live @ Fabrique, Milano 16-11-2017

FATHER JOHN MISTY – Live @ Fabrique, Milano 16-11-2017

Sono da poco passate le 21.30 quando Father John Misty -al secolo Josh Tillman- sale sul palco di un affollato Fabrique e benchè non ci sia sold out l’attesa è di quelle importanti dacchè l’ex drummer dei Fleet Foxes calca per la prima volta i palcoscenici milanesi.

Camicia di una sobria fantasia, pantaloni sopra la caviglia ed un elegante cappottino doppio petto che manterrà per la quasi totalità del concerto (in seguito spiegherà che quello era l’unico outfit possibile causa smarrimento del suo bagaglio) sono il biglietto da visita di un personaggio che può essere considerato non a torto l’hipster definitivo.

Giusto il tempo di un saluto e si parte con una scaletta che vede nella sua prima parte l’esecuzione dei pezzi che contraddistinguono il lato A del suo ultimo ed ottimo LP.  Pure comedy, Total entertainment forever , Things it would have been helpful to know before the revolution e Ballad of a dying man lasciano subito i presenti ammaliati e pronti a perdersi nelle sue melodie che sanno di fruscio di vinile e polvere anni 70. Eleganti gli arrangiamenti che ripropongono più o meno pedissequamente quanto ascoltato in questi anni dal Nostro che da parte sua si cala perfettamente nei panni dello story teller di moderne idiosincrasie.

Alternando una chitarra a tracolla con momenti in cui i brani vengono quasi interpretati in modo attoriale seguono le acclamate Nancy from now on e Chateau lobby #4 come pure Strange encounters e Only son of  the ladiesman. Canzoni vecchie si alternano con pezzi più recenti in una sorta di best of che vede tra i suoi momenti più emozionanti una Bored in the USA ed una True affection richiesta a gran voce da una ragazza alle mie spalle.

La seconda parte del concerto vede Father John Misty dialogare maggiormente col pubblico nel racconto di piccoli aneddoti come pure nell’ironica invocazione di una bevuta di Jagermeister per la sua band. Non mancano nemmeno inconsueti quanto eleganti passi di danza che generano nuovo e maggiore coinvolgimento fino alla malinconica chiusa di I love you honeybear.

Neanche il tempo di guardarsi estasiati negli occhi e si riparte con i bis. Prima una Real love baby che sa di Laurel Canyon, quindi una So I’m growing old on magic mountain ed una altrettanto invocata Holy shit conducono al chitarristico commiato definitivo di The ideal husband. What a mess to leave behind canti ma stasera ce ne andiamo consapevoli di aver assistito ad una performance di rara bellezza. Chapeau Father John.
 
FABIO PLODARI
 
 
https://www.fatherjohnmisty.com  
https://twitter.com/fatherjohnmisty